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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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09/03/2016
( 1393 letture )
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Provenienti dalla Finlandia, i Machinæ sono uno di quei gruppi la cui identità musicale è ancora fortemente in via di definizione. Etichettabili molto generalmente come “melodic metal”, sono fautori di un sound affine tanto al gothic di matrice europea quanto al power nordico e all’alternative metal di provenienza americana. Non è un caso che loro stessi si definiscano una combinazione tra gli Stone Sour e gli Amorphis, paragone con ben più di un fondo di verità. L’album di esordio, intitolato Clockwork, è uscito sul finire del 2015 e presenta undici brani che ci permettono di trarre vari spunti di discussione. Innanzitutto, dal punto di vista della produzione, il lavoro svolto si direbbe adeguato: nessuno strumento che ne sovrasta un altro e una voce che si erge chiara e limpida in primo piano. A livello compositivo, come intuibile, i Machinæ puntano molto sul comparto melodico, con grande spazio lasciato alle tastiere; ma forte rilievo è dato anche al contrasto tra voce pulita e growl, mettendo in mostra l’ecletticità vocale del singer (non è specificato se ci siano o meno altre voci oltre alla sua). Basso e batteria lavorano sullo sfondo donando robustezza ed anche varietà alle canzoni, mentre le due chitarre fanno la loro parte, ma senza mettersi particolarmente in mostra.
Tra i buoni spunti di questo Clockwork troviamo l’opener Destroy and Rebuild, canzone dall’incedere piuttosto deciso, seppur non particolarmente veloce, e dotata di ritornelli accattivanti. Come inizio non c’è male, peccato che con i tre brani successivi rischiamo già di restare piuttosto destabilizzati. È soprattutto la voce di Piipponen a convincere meno di ogni altra cosa. Se infatti da un punto di vista strutturale e compositivo qualcosa di buono ancora lo si può individuare, l’approccio vocale è dei più sbagliati che la band finnica potesse ottenere. Tonalità troppo basse, che smorzano decisamente tanto l’andamento dei brani quanto la nostra attenzione e ritmi al contempo eccessivamente blandi, non in grado di creare l’atmosfera voluta. Ed è quando i Machinæ escono fuori con brani quali Frozen Ground e Into Light, con le tastiere in primo piano a creare melodie davvero molto gradevoli e una voce finalmente a suo agio, che viene da chiedersi perché non abbiano deciso di intraprendere quest’unica semplice strada piuttosto che avventurarsi su diversi sentieri irti di ostacoli. A reggere le redini del disco sono infatti proprio questi due brani, che da soli valgono -quasi- l’intero prezzo del biglietto. Da questo punto in avanti, però, sono ben pochi gli altri pezzi in grado di avvicinarsi ad una valutazione perlomeno sufficiente. Tra questi rientrano Falling One by One, che si salva solo nelle parti più cattive e nel tappeto melodico creato dalle tastiere, Almost Human Doll, un insieme di alternative metal e death con elementi sinfonici, e Don’t Get Used to This, altra traccia estremamente aggressiva che mette in risalto il buon lavoro dei chitarristi e la tenuta della sezione ritmica.
Clockwork è un album per certi versi indecifrabile, frutto dell’operato di una band ancora incapace di porsi un obiettivo ben preciso. Suonare alternative metal non è la stessa cosa che suonare death metal, e quando un gruppo non è in grado di trovare un’identità propria tra due strade tanto diverse alla lunga è difficile che si abbia un buon riscontro da parte del pubblico. Certo, sapersi muovere in un campo tanto vasto di influenze e sottogeneri può anche rivelarsi un fattore positivo se preso nella giusta misura, ma una visione chiara della propria musica ci vuole e per ora è proprio questo che ancora sembra mancare alla band finlandese. Le idee non mancano, le capacità pure, ma per ottenere dei risultati c’è ancora molto su cui lavorare.
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ma seriamente il cantante si chiama "Piipponen"??? |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Destroy and Rebuild 2. Never Coming Back 3. This Will Be the Day 4. Casualties 5. Frozen Ground 6. Into Light 7. Falling One by One 8. Forever 9. Almost Human Doll 10. Don’t Get Used to This 11. Black Canvas
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Line Up
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Piipponen (Voce) Karenko (Chitarra) Eriksson (Chitarra, Tastiere) Kauppinen (Basso) Romppanen (Batteria)
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RECENSIONI |
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