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Ministry - Animositisomina
26/04/2025
( 92 letture )
I Ministry ci avevano lasciato nel 1999 con Dark Side of the Spoon, suoni cupi, canzoni oscure e a modo loro anche introspettive che in un certo senso riflettevano l’instabilità di Jourgensen e dei suoi abusi. E nel 2003, quando la sua creatura principale tornò sulle scene con Animositisomina, le tensioni e le problematiche non erano affatto scomparse ma bensì si erano addirittura moltiplicate in quanto i rapporti con il collaboratore Paul Barker erano profondamente deteriorati. Pare infatti che Jourgensen abbia in odio questo album, nato in un momento in cui stava cercando di smetterla con l’eroina e in cui tra lui e Barker era nato un conflitto che portò all’abbandono della band da parte di quest’ultimo, che viene indicato dallo stesso Al come la vera mente dietro al disco che non sente affatto come parte della sua discografia e del progetto. Un disco che quindi è urticante e contorto non solo per chi si appresta ad ascoltarlo, ma anche per chi lo ha composto.

Il titolo è una parola palindroma ripetuta nel ritornello dell’opener Animosity, storpiando la parola originale. Animosità, ostilità, rancore, questo il contenuto dell’album in un certo senso che, sebbene sia lontano dalla furia dei dischi successivi che inglobavano elementi thrash o da Psalm 69 dove anche lì si potevano sentire delle sfuriate e delle accelerazioni, è comunque un album decisamente agitato e frenetico e da cui traspare che in studio doveva esserci un disagio e un sentimento negativo di fondo. Ma queste non sono le uniche caratteristiche del lavoro, in quanto in realtà ciò che contraddistingue Animositisomina è la voglia di sperimentare che avevano i primi Ministry con Paul Barker in formazione che qui compare per l’ultima volta assieme alla band che infatti perde sicuramente parte del proprio sound dopo il suo abbandono. E questa voglia di sperimentare nasce anch’essa, anche inconsapevole in questo caso, dal rapporto ai tempi deteriorato tra Jourgensen e Barker, basti pensare che è stato fatto tutto con talmente tanto astio che Al abbandonò lo studio prima di scrivere un testo per la conclusiva Leper che rimase per questo strumentale, scelta tra l’altro molto azzeccata viste le atmosfere allucinate create dal pezzo che rimasto strumentale suona perfetto, a riprova del fatto che anche i conflitti e le problematiche sorte in fase di composizione portano i loro benefici; inoltre ogni canzone composta dalla band ha una sola parola nel titolo perché l’astinenza dalle droghe, l’astio in studio, la noia e tanti altri fattori portarono a ad alimentare sempre di più l’odio di Jourgensen per le composizioni e la voglia di completare il tutto il prima possibile. Inoltre, vista l’assenza di una vera band, sono i turnisti e gli ospiti a completare la formazione e tra questi troviamo anche Angela Lukacin, ai tempi moglie di Jourgensen con cui fondò la 13th Planet Records e che qui compare nei cori in Lockbox.

Sebbene l’opener, aggressiva e diretta, sia probabilmente uno dei pezzi migliori del lavoro non ne rappresenta l’anima come fanno composizioni bizzarre e inusuali come Unsung, Piss, Lockbox e Broken. Rispetto al precedente Dark Side of the Spoon, le canzoni sono più dure e pesanti e possono vagamente ricordare lo stile di Filth Pig, sebbene gli manchi l’ispirazione che il gruppo aveva in quel particolare album. La cover dei Magazine di The Light Pours Out of Me rompe il ritmo del disco incastrandosi tra le composizioni contorte del lavoro con uno stile più diretto e semplice, riuscendo a essere un momento di tregua perfetto in mezzo a tutto il “marciume” delle altre canzoni. In un certo senso si può dire che assieme ai suoi due predecessori, questo Animositisomina sia parte di un trittico di album dove (soprattutto in Filth Pig) le influenze sludge si sono mischiate alla solita base di industrial del progetto creando un mix quanto mai alienante e inusuale. E questo mix continua anche in Shove prima che il disco raggiunga la sua vetta con Impossible. Una canzone capace di superare persino l’opener in termini di qualità per via degli sperimentalismi presenti nella traccia che sono realizzati al meglio. Tanto per cominciare lo sfruttamento dei canali dell’audio in modalità stereo viene reso perfettamente dallo scambiarsi tra i vari suoni in un continuo avanzare, che nonostante la durata di quasi otto minuti risulta scorrevole e senza intoppi e la struttura della canzone atipica e inusuale risulta molto coinvolgente. Stolen riprende lo stile che ha contraddistinto la maggior parte del lavoro e ha Paul Barker alla voce (Jourgensen non ha dato nessun contributo a questa traccia) e la conclusiva Leper, strumentale di ben nove minuti, riprende invece gli sperimentalismi e il songwriting di Impossible rivelandosi un altro picco all’interno del lavoro.

Nonostante l’astio di Jourgensen verso il disco la critica ha accolto il lavoro in modo imparziale, riconoscendo che si tratta di un buon prodotto che però non è in grado di raggiungere le vette di Psalm 69 e Filth Pig assestandosi più o meno sul livello di Dark Side of the Spoon. Sicuramente l’album in sé non è da ricordare come uno dei più importanti e meglio riusciti nella lunga carriera dei Ministry, ma alcune canzoni come Animosity, Impossible e Leper meritano comunque il loro giusto riconoscimento in quanto si tratta di composizioni molto originali con strutture interessanti che mostrano il genio di Jourgensen e Barker che stando alle recenti dichiarazioni dovrebbero tornare ancora una volta insieme in studio per comporre un ultimo capitolo nella discografia del progetto. E che piaccia o no, e questo vale per lo stesso Jourgensen, anche Animositisomina è parte di questa discografia e merita i suoi giusti riconoscimenti.



VOTO RECENSORE
75
VOTO LETTORI
55 su 1 voti [ VOTA]
Galilee
Sabato 26 Aprile 2025, 15.20.34
2
Album discreto con alcuni ottimi pezzi, ma non all\'altezza della trilogia che lo precede e nemmeno di quella che lo seguirà. Per me 70
Korgull
Sabato 26 Aprile 2025, 15.11.23
1
Per me, l\'ultimo grande album dei Ministry
INFORMAZIONI
2003
Sanctuary Records
Industrial
Tracklist
1. Animosity
2. Unsung
3. Piss
4. Lockbox
5. Broken
6. The Light Pours Out of Me
7. Shove
8. Impossible
9. Stolen
10. Leper
Line Up
Al Jourgensen (Voce, chitarra, tastiere, programming)
Paul Barker (voce su traccia 9, chitarra, basso, tastiere, programming)
Musicisti Ospiti
Angela Lukacin Jourgensen (Cori su traccia 4)
Kathryn Kinslow (Cori su traccia 8)
Adam Grossman (Chitarra su traccia 1)
Louis Svitek (Chitarra su tracce 2, 3, 4 e 8)
 
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