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26/04/25
HEAVY LUNGS + LA CRISI + IRMA
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Ministry - Hopiumforthemasses
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09/03/2024
( 1516 letture )
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Al Jourgensen, autentico guru dell’industrial, che oltre a quanto fatto con la sua creatura principale ha saputo scrivere pagine importanti per il genere con i suoi tanti progetti paralleli come Revolting Cocks, Lard, i più recenti Surgical Meth Machine e collaborando con artisti come gli Skinny Puppy, ha spesso tentato negli anni di chiudere la carriera artistica dei Ministry, ritornando sempre sui suoi passi. Quando nel 2007 uscì The Last Sucker, terzo capitolo della trilogia contro l’amministrazione Bush iniziata da Houses of the Molé e portata avanti da Rio Grande Blood, l’artista di origine cubana decise di sciogliere il progetto e l’anno successivo lo fece per davvero. Dopo solo tre anni, nel 2011, ecco però i Ministry ritornare in scena e l’anno dopo la band pubblica Relapse. Nello stesso anno però il chitarrista Mike Scaccia che negli anni collaborò con la band e con altri progetti di Al e che era uno dei suoi migliori amici, morì sul palco suonando in occasione di una festa con membri dei Rigor Mortis. Alla morte di Scaccia, che comparì postumo in From Beer to Eternity, seguì inizialmente un nuovo scioglimento, che si risolse con la dichiarazione di Jourgensen che la band non si sarebbe sciolta ma che avrebbe continuato solo con l’attività in studio e infine, come ennesima contraddizione, la storia del ritiro dalle scene si concluse con un nuovo album in studio, AmeriKKKant del 2018 , che si scagliava perlopiù contro l’allora presidente Donald Trump. Nel 2021 vide la luce Moral Hygiene , incentrato sulla pandemia di Covid-19 e sempre sull’amministrazione Trump che si concluse all’inizio dell’anno. Questo nuovo sedicesimo album in studio dal titolo Hopiumforthemasses venne preannunciato dall’ennesima dichiarazione di Jourgensen sullo scioglimento del progetto, ma visti i precedenti è inutile fidarsi troppo delle parole di zio Al.
Entrando nel pieno del lavoro, dal ritorno di AmeriKKKant i Ministry stanno “crescendo” con la consapevolezza di questa loro nuova fase inaugurata con il rientro sulle scene del 2018. Infatti Hopiumforthemasses rispetto ai suoi due predecessori sembra riuscire a migliorare i difetti che erano fuoriusciti in quei lavori e evitare di ripetere gli errori. Per esempio rispetto ad AmeriKKKant , che in molte canzoni si perdeva in un minutaggio inutilmente lungo, le canzoni hanno una durata adeguata al loro contenuto, evitando tempi morti e risultando capaci di colpire l’ascoltatore con la loro aggressività. La lezione di Moral Hygiene invece, che era sicuramente migliore di AmeriKKKant e che è accostabile per qualità a questa nuova uscita, è di non diversificare troppo il contenuto della tracklist. Infatti se il disco del 2021 riusciva ad essere convincente perché tra loro le tracce si alternavano costantemente mostrando lati diversi del songwriting di Jourgensen, questa nuova fatica invece si divide piuttosto in due parti, una più orientata a canzoni dirette con un riffing comune tra loro e una seconda dove trovano spazio le tracce più sperimentali rendendo il risultato coeso e vincente per questa sua divisione. B.D.E. (che dovrebbe stare per Big Dick Energy), Goddamn White Trash (dove c’è come ospite Pepper Keenan) e Just Stop Oil non potevano aprire in modo migliore, con uno stile industrial tendente al thrash in alcuni riff le canzoni risultano buone proprio per il loro essere dirette e senza troppi fronzoli, evitando la ridondanza dei pezzi di AmeriKKKant. Aryan Embarrassment è un pezzo tendente al groove dove troviamo come ospite l’amico Jello Biafra, nella canzone inoltre ricompare una citazione al pezzo We Shall Resist del precedente album. Il pezzo più tirato e thrash del lotto è TV Song 1/6 Edition e la prima parte del lavoro si chiude così con un pezzo veloce e tagliente. Le ultime quattro tracce dell’album alternano tra loro tante sfumature del sound dei Ministry, molto bello il riff portante di New Religion, che se non fosse per un mid tempo di batteria sarebbe un altro pezzo dalle tinte estreme, It’s Not Pretty suona accattivante seppur senza brillare come altre del disco, Cult of Suffering si discosta di molto dallo stile più diretto e violento delle prime tracce del disco e ricorda alcuni esperimenti tentati in From Beer to Eternity come Lesson Unlearned per via delle voci femminili nei cori, che comparivano già nella precedente It’s Not Pretty ma che qui trovano più spazio, la voce principale nella canzone è quella di Eugene Hutz, musicista ucraino. Chiude Ricky’s Hand che per via di tastiere ed effetti sonori si rivela essere la più industrial tra tutte le canzoni del lavoro, la traccia è una cover del pezzo dei Fad Gadget. Le tematiche dell’album, sebbene anche divertenti a modo loro, purtroppo finiscono per essere pleonastiche nella loro continua polemica e sarebbero potute essere migliori se avessero approfondito di più certi argomenti. Va comunque riconosciuto ad Al l’impegno di aver cercato di essere attuale trattando le problematiche legate al clima in Just Stop Oil e la guerra in Ucraina in Cult of Suffering.
In definitiva se le parole di Jourgensen fossero vere e il disco fosse davvero l’ultimo del progetto ci si troverebbe di fronte ad un buon lavoro, non degno dei migliori dei Ministry (alcuni punti non sono pienamente esaltanti come detto parlando di It’s Not Pretty) ma apprezzabile dai fan della band. Inutile mettere in mezzo nomi di capolavori come Psalm 69, ma comunque è giusto riconoscere ad Al di aver saputo scrivere un nuovo capitolo della sua discografia in modo intelligente, abbassando la durata delle canzoni e del lavoro. Se ci sarà o no un seguito sarà tutto da vedere anche se Jourgensen sembra confermare continuamente lo scioglimento definitivo nelle ultime interviste.
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6
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valutazione stitica...e infatti lettori l\'hanno corretta |
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5
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per me questo album è una bomba, grandi Ministry colpo di coda eccezionale |
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4
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I primi quattro pezzi sono una bomba… vediamo gli altri, qui ci si gioca un super album |
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3
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Acquistato il disco appena uscito , un buon lavoro. In loop insieme ai priest, dickinson, job for a cowboy ecc.Voto 75 |
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2
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Ho ascoltato alcuni pezzi e devo dire che non mi sono spiaciuti. Quasi quasi... |
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1
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Il disco mi è piaciuto. Non tutto l\'album è di grande levatura, ma si alternano buoni midtempo granitici, uptempo che tolgono il fiato e riusciti passaggi più IDM. Non ai livelli dei dischi storici, ma per me un 82 ci sta. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. B.D.E. 2. Goddamn White Trash 3. Just Stop Oil 4. Aryan Embarassment 5. TV Song 1/6 Edition 6. New Religion 7. It’s Not Pretty 8. Cult of Suffering 9. Ricky’s Hand
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Line Up
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Al Jourgensen (Voce, Chitarra, Basso, Tastiera, Organo) Monte Pittman (Chitarra) Cesar Soto (Chitarra) Paul D’Amour (Basso) John Bechdel (Tastiera) Roy Mayorga (Batteria)
Musicisti Ospiti
Atticus Pittman (Voce traccia 2) Pepper Keenan (Voce traccia 2) Liz Walton (Voce traccia 4, 7, 8) Jello Biafra (Voce traccia 4) Dez Cuchiara (Voce traccia 7, 8) Josha Ray (Voce traccia 7) Victoria Espinoza (Voce traccia 8) Eugene Hutz (Voce traccia 8) Billy Morrison (Chitarra traccia 4) Michael Rozon (Programming tracce 1-8) Charlie Clouser (Tastiere traccia 8, 9)
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RECENSIONI |
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