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26/04/25
HEAVY LUNGS + LA CRISI + IRMA
BLOOM- MEZZAGO (MB)
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Quanta importanza ha il testo in una canzone? Alcuni artisti gli assegnano un ruolo dominante, altri lo usano come contorno alla musica, altri ancora ne fanno tranquillamente a meno. Esistono alcuni generi musicali che imperniano le loro liriche su temi di “default”, si pensi ad esempio al viking, che spesso e volentieri dipinge epiche battaglie o possenti divinità norrene, o al goth, che gioca con la malinconia per tirar fuori liriche da poeta maledetto. Chi conosce bene il genere, sa che lo stereotipo dell’industrial consiste in futuri apocalittici dominati dalle macchine, da un’umanità schiava della tecnologia e di se stessa, svuotata di ogni passione. Nessuno nota niente di strano in questa “consuetudine”? Eppure basta riflettere poco per scoprire il paradosso; testi che criticano l’automazione della vita, testi che criticano la dipendenza dell’essere umano dalle tecnologie, insomma, una lirica che si scaglia contro la meccanizzazione per poi essere accompagnata da cosa? Dall’elettronica, quella che per definizione è la quasi (sarà anche il prodotto di una macchina, ma siamo sempre noi umani, per fortuna, a crearla!) automazione del processo di composizione della musica! C’è chi la chiama ironia, io in realtà non ci penso su troppo, preferisco godermi la musica e le suddette liriche piuttosto che perdere tempo a inventarmi problemi che nessuno si è mai posto… e i Ministry che c’entrano? Con tutto c’entrano!
Al passaggio dagli anni ottanta agli anni novanta, due erano i big che dominavano la scena, e anche le classifiche. Parlo, ovviamente, dei Ministry e dei Nine Inch Nails. Entrambe le band hanno contribuito, a modo loro, ad associare la parola industrial con la parola metal, ma se ai secondi si deve una produzione che ha molti picchi e pochissime cadute, ai primi va riconosciuta una spinta più decisa sull’acceleratore, l’inedita preminenza dell’elemento heavy su quello digitale. All’epoca i Ministry non erano certo a corto di munizioni, basti pensare all’ottimo The Land of Rape and Honey o allo stupendo The Mind Is a Terrible Thing to Taste, ma Psalm 69 è la classica punta di diamante, la sublimazione finale di quanto detto fino a quel punto, nonché, ironia (ancora) della sorte, la fine del periodo d’oro della band, che da quel momento in poi non produrrà più niente di rilevante per parecchio tempo.
E’ subito manifesto con N.W.O. (acronimo di New World Order, titolo ripescato dai The Kovenant in Nexus Polaris), aperta critica all’operato di George Bush, il pezzo fu nominato per il Grammy per la miglior performance metal, che fu però assegnato ai Nine Inch Nails per la loro Wish. L’aggressività tipica della band torna farsi sentire fin dalla prima traccia, ma la stesura dei pezzi è più ragionata e articolata rispetto al passato, in certi casi più aperta al pubblico. Sono esemplari in questo senso la pseudo dance di Corrosion e l’orecchiabilità del capolavoro Jesus Built My Hotrod, trascinante con la sua chitarra speed, ma guai ad interpretare ciò sotto una panoramica commerciale, il disco è sicuramente meno severo dei precedenti, ma stiamo pur sempre parlando dei Ministry e degli anni novanta, non è proprio il caso di pensare a certe scempiaggini. Just One Fix fa sfoggio di un sound decisamente improntato sull’industrial made in Deutschland (le leggende narrano che Du Hast sia stata basata su questo pezzo), un altro must del disco, Jourgensen ci va giù pesante con i riff e snocciale un bellissimo solo verso la fine. Personaggio finito un po’ nel dimenticatoio negli ultimi tempi, Al Jourgensen rimane comunque un veterano della scena. In quel periodo era decisamente al centro dei riflettori, e si godeva il successo dichiarando più volte ad ogni intervista di fare uso di eroina, tanto che se si fosse iniettato un quarto di dose soltanto nelle occasioni in cui sparava le sue dichiarazioni pubbliche non sarebbe arrivato neanche a Filth Pig (il che forse sarebbe stato un bene, ma meglio non essere troppo grotteschi con i tempi che corrono…). Certo ha avuto la decenza di porre fine ai Ministry prima che il nome venisse irreparabilmente associato alla muffa, ma continua comunque a deliziarci con il suo progetto Revolting Cocks. Che culo!
Devastante TV II, pezzo che mette in risalto l’amore della band per il rumorismo, a tratti quasi affine al death, mentre in Hero si percepiscono le antiche influenze punk che hanno composto il dna artistico di Jourgensen. Davvero ottima Scare Crow, song dall’atmosfera malata, carica di un effettistica distorta che da vita a suoni agghiaccianti e alla voce stessa di Jourgensen, e qui troviamo molte cose che ritroveremo anche in un certo anticristo che all’epoca imponeva il suo nick personale come monicker della propria band. Stile molto simile nella title track, più movimentata e graffiante, mentre torna il sopracitato rumorismo in Grace a chiudere il lavoro tra urla squarciate e baccano industriale.
E il futuro apocalittico? E l’umanità schiava della tecnologia? Non siamo ancora a quel punto, le liriche di Psalm 69 preferiscono scagliarsi contro la politica e la religione, disprezzando anche il minimo abbozzo di trama a favore della brutalità diretta. Resta tuttavia un disco storico nella storia dell’industrial e del metal, uno dei semi che permetterà a tante band di far fiorire il proprio talento e la propria creatività, uno degli indiscussi capostipiti della genesi cibernetica. E’ storia signori miei, storia!
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Io Thieves l'ho scoperta proprio con i Bizkit nella famosa esibizione a Woodstock '99 e poi ho recuperato l'originale. Si il main riff è pazzesco!. Poi Al è veramente uno fuori di melone: non so se sapete che lui doveva partecipare come guest nell'album Results May Very degli LB (purtroppo non si sa se tale traccia verrà mai pubblicata). In ogni caso lui ha raccontato che per far "cantare meglio" Fred Durst gli consigliò di cantare nudo con solo un cappello da cowboy in testa e...Durst lo fece davvero! Poi quando capì di essere stato preso in giro se ne andò infuriato.  |
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Sì esatto... Non me ne ero accorto sinceramente... Prima volta che li ascolto.. Comunque il termine lo ho usato non in senso negativo, assolutamente.. Pensavo ad una versatilità del Cantante.. Grazie per la precisazione.. |
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@lucio 77: credo che con "giocosa" tut ti riferisca alla traccia n. 5, ma in quel caso non è lui (al jourgensen) a cantare, ma bensì un guest... @indigo: "thieves" è micidiale, e me l'ha fatta scoprire il mitico JD, citandola come una delle canzoni contenente uno dei suoi riff preferiti... in effetti quel riff fa paura talmente è pesante... |
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@Lucio, vedo che hai iniziato ad ascoltarli, ottimo. Se posso The Mind is a terrible...contiene Thieves che per me è la loro migliore, tra l'altro (ma non penso sia un vero punto a favore ) anche i limp bizkit ne hanno fatto una cover in studio mica male. |
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Ho ascoltato oggi questo Album e devo dire che non mi è dispiaciuto.. E' abbastanza Metal per i miei gusti.. Rispetto ai Fear Factory mi pare che la Voce in alcuni frangenti sia più "giocosa" (quasi alla Primus).. In futuro darò un ascolto anche agli altri Lavori.. |
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@rob: aggiungo che il gruppo di Nexus Polaris sono i Covenant con la "C" (che poi siano lo stesso gruppo è un'altra storia). |
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Comunque su metallized mancano le recensioni di un gruppo importante come gli scorn.almeno del primo album.quello piu' metal,ovvero sia vae solis! |
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Una delle mie band preferite.i pionieri dell'industrial metal,assieme a godflesh e scorn.oltre a questo album grandiosi anche the land of rape and honey,the mind is a terrible thing to taste,e rio grande blood! |
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Ha ragione Eddie sugli Slayer |
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NEW WORLD ORDER dei Kovenant si trova su ANIMATRONIC non su NEXUS POLARIS !!!Giusto per correggere |
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Un disco eccezionale il mio preferito dei Ministry senza un attimo di tregua. New world order un monumento del genere. |
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Il capolavoro dei Ministry. Ed è quanto. |
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Una mazzata totale. Jesus Built My Hotrod un capolavoro degli anni '90. L'industrial è questo. |
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forse il punto più alto dell'intero movimento industrial metal. delle 9 canzoni soprattutto le prime 7 sono bestiali, un concentrato di riff thrash accompagnati da loops e campionamenti allucinati degni dei migliori videogame, il tutto condito dalla voce sporca e corrotta di jourgensen. le punte assolute sono rappresentate da just one fix, hero e jesus built my hotrod. stupenda anche la lunga e lenta litania di scarecrow, che serve a spezzare l'incredibile pesantezza del disco. confermo il voto del mio post sottostante. |
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Disco pazzesco, cattivissimo, bestiale. Un capolavoro. |
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eddie ma che cazzo ti fumi prima di metterti davanti al computer?!? raining blood degli slayer la senti solo tu alla fine di just one fix! mi sa che te hai preso spunto dal titolo della canzone...!  |
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capolavoro... onore agli inventori dell'industrial metal. |
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Discone fondamentale...Jesus Built My Hotrod è devastante!!! |
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Capolavoro dei Ministry! |
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...l inizio di Just One Fix è uguale all inizio di du hast dei rammstein...i rammstein avranno scopiazzato...e la fine della stessa canzone nn vi ricorda qualcosina???raining blood degli slayer?!?!ditemi voi....... |
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Non ho dubbi sul fatto che Jourgensen si sia fatto ben più di qualche volta, ma son fatti suoi, all'epoca però stava sempre a fare sparate sulla droga "io mi faccio di eroina, io mi drogo e me ne fotto" cose del genere, un'immagine ben costruita. Ma va bene cosi alla fin fine, era giusto per far sorridere, il music biz è pieno di questi comportamenti stereotipati. |
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Bellissimo disco,NWO per me è la canzone più allucinata del disco,ma anche le altre non scherzano.A me sembra probabile che Jourgensen si sia fatto qualche volta.Comunque ho una leggera preferenza ai Godlflesh,ma i Ministry hanno fatto storia è inutile negarlo. Ps:XD bellissimo il nome Revolting Cocks. |
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@tribal axis @enry @Undercover @Lizard= avete citato i prong band fantastica io ho Cleansing & beg to differ due disconi!!!!!!!!!!! |
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grande gruppo e grandissimo disco anche se secondo me inferiore al loro capolavoro totalmente industrial The Land of Rape and Honey. I dischi migliori dei Prong sono secondo me Prove You Wrong e Cleansing, anche se non credo si possano definire industrial. |
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@enry se me lo dici te glieli butto tutti e due  |
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Undercover: io un orecchio su 'Power..' ce lo butterei, non siamo al livello di disconi come 'Cleansing' ma è comunque un bel disco, un gran colpo di coda. |
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Bellissimo il debut dei Filter! Ultimamente però non stanno combinando niente di buono. |
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@Lizard concordo con entrambi i nomi da te citati, amo più i Prong però che hanno un sound metal da paura parlo sia di quelli di "Force Fed" che di "Cleansing" il resto della discografia l'ho trovata molto altalenante e non ho ascoltato "Power Of The Damager" da molti osannato. |
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Gruppo fantastico e disco da avere assolutamente. Tra i gruppi "fondamentali" per l'industrial primi anni '90 citerei anche i Prong. A me piacevano molto anche i Filter di Short Bus. |
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@barnaba: Hai ragione, mi sono confuso con Nexus Polaris, errore mio! Comunque, se ti piacciono i Kovenant, nel sito puoi trovare la recensione di SETI, fatta da me poco tempo fa. Grazie della segnalazione  |
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piccola precisazione per il recensore: "the new order" si trova su "animatronic" quando la band era appena passata a farsi chiamare THE KOVENANT  |
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Semplicemente enorme, la Storia dell' Industrial-Metal passa da qui. |
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Parlare dei Ministry è come trovarsi dinanzi a dei maestri e non saper mai quale aggettivo usare per definirli, sono stati innovatori, sono tutt'ora dei caposaldi dell'ambito industriale e hanno quell'attitudine rock che me li ha sempre fatti amare però ritengo "Psalm 69" un gran disco ma non da annoverare fra i migliori due quelle palme spettano a mio avviso a "Twich" e "The Mind Is A Terrible Thing To Taste". |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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01. N.W.O. 02. Just One Fix 03. TV II 04. Hero Ministry 05. Jesus Built My Hotrod 06. Scare Crow 07. Psalm 69 08. Corrosion 09. Grace
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Line Up
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Al Jourgensen – voce (tracce 1-4, 6, 7), chitarre, tastiere Paul Barker – basso, programming, voce
Musicisti ospiti William Rieflin – batteria (tracce 1-7) Mike Scaccia – chitarra Michael Balch – tastiere, programming Howie Beno – programming Louis Svitek – chitarra Gibby Haynes – voce (traccia 5)
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RECENSIONI |
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