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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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22/10/2016
( 5937 letture )
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"Ciao mi chiamo Plini e suono la chitarra."
Quale miglior presentazione per un ragazzino che ha cominciato a suonare la propria chitarra nella sua cameretta, come migliaia di altri giovani sognanti, cercando di tirare fuori qualcosa di magico dal proprio strumento? Ebbene, questo fanciullo australiano giunge finalmente alla pubblicazione del suo primo full-length dopo tre EP che hanno riscosso un enorme successo su YouTube e gli sono valsi una collaborazione (con conseguente endorsement) con Ola Strandberg e la sua produzione di chitarre headless. Per quanto il qui presente Handmade Cities superi a fatica la mezz’ora complessiva, si tratta di un bel passo avanti rispetto alle produzioni precedenti, ben più ristrette ma già sufficientemente accattivanti da attirare l’attenzione di fan in tutto il mondo. Ebbene, dopo lo strabiliante successo che lo ha portato a suonare in giro per il mondo con Animals As Leaders, Intervals e molte altre band di questo genere, la line-up del progetto Plini ha preso forma e si è stabilizzata in questo power-trio che, oltre al mastermind, vede il bassista dei The Helix Nebula, Simon Grove ed il batterista Troy Wright.
Trentacinque minuti non sono molti, eppure quanto sentiamo è sufficiente a rendere Plini un vero e proprio riferimento per la chitarra moderna. Per quanto egli prenda a piene mani da chitarristi storici come Allan Holdsworth e Pat Metheny, sintetizzando la classe jazz/fusion di uno con la bucolica arte dell’altro, questa qualità compositiva viene elevata da un’esecuzione tecnicamente moderna, che strizza l’occhio al miglior Guthrie Govan. Il che, come potrete immaginare se mai avete preso in mano una chitarra, è tutt’altro che poco. Electric Sunrise condensa riff simil-djent con arpeggio fluidi ed eleganti, andando a richiamare sia le produzioni più moderne di band quali Periphery e gli stessi The Helix Nebula, a cui tuttavia si aggiunge un gusto tecnico e competitivo che nelle band succitato non è così marcato. Si possono sentire alcuni riff alla Cynic, qualche scala impressionante alla Steve Vai e, soprattutto, un sound che si rifà distintamente alle distorsioni magiche del già citato Govan. Meravigliosa l’ariosa apertura di Handmade Cities che vede, oltre a linee bassistiche molto interessanti, anche l’ingresso di sound simil-synth che proiettano il tutto verso un futuro imprecisato, mentre le chitarre di Plini si accavallano tra ritmiche funky e linee soliste più jazzate. Dopo la più potente Inhale, ci troviamo di fronte uno dei pezzi forti del disco: sin dai suoi esordi su YouTube, Plini ha sempre avuto come punto di forza la ricerca di linee melodiche dal gusto meraviglioso e tutto questo è sintetizzato alla perfezione in Every Piece Matters. Nella registrazione è molto solida anche la sezione ritmica composta dal duo Simon Grove / Troy Wright, come si può notare in Pastures e nella conclusiva Cascade, che confermano anche una produzione eccelsa, in grado di trovare il giusto bilanciamento per tutto il trio, dando la botta quando necessario e mantenendo la giusta ariosità quando la melodia lo richiede. Se non conoscete ancora Plini, potete farvi un’idea ascoltando le linee soliste dell’ultima traccia citata: dovrebbe bastarvi come antipasto.
Per quanto un video di testing di una nuova chitarra da un minuto su YouTube possa fare milioni di visualizzazioni, il vero banco di prova di un artista è sempre e comunque il disco su cui si incidono le proprie idee, trasposte da mani sapienti e capaci di interpretare tutto ciò che il cervello elabora. Ebbene, se già i primi tre EP di Plini lasciavano presagire un talento cristallino che a poco più di vent’anni si trovava a tracciare nuove strade con il suo stile pulito e tecnicamente perfetto, a cavallo tra il funk, il djent, il post-rock e linee più jazz/fusion, ora con questo Handmade Cities il ragazzo australiano deve essere consacrato a tutti gli effetti come uno dei chitarristi più talentuosi e di prospettiva al mondo. Come una spugna, Plini ha saputo assorbire gli insegnamenti di alcuni tra i migliori chitarristi della storia: non per niente, il disco viene consigliato per i fan di Animals As Leaders, ma anche di Pat Metheny, Guthrie Govan, Steve Vai ed Allan Holdsworth, coprendo uno spettro sonoro vastissimo che va dall’instrumental moderno, sino al folk, passando per il jazz. In conclusione, se siete appassionati di musica eterea, suonata col cuore e particolarmente fresca e frizzante, Plini è il chitarrista che fa per voi. Se ancora non lo conoscete, il consiglio è quello di colmare questa lacuna poiché di questo ragazzo australiano chiuso in una stanza la testa piena di sogni, sentiremo parlare ancora molto. Moltissimo.
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5
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Ciao ragazzi, seguo plini, in definitiva e' un bravo chitarrista,anche forse piu' che bravo, ma' la vera chicca quella talentuosa e che fa' godere i tuoi padiglioni auricolari ha solo e soltanto un nome, WIDEK un giovane chitarrista polacco che seguo da' 5 anni, davvero un talento strordinario dove la sua musica ti avvolge creando trame chitarristiche djent atmospheric da' paura !!!!!!! scusate ma' ai piu' che non l'ho conoscono, lascio un brano abbastanza rappresentativo di chi e' oggi - WIDEK - spero siate contenti ragazzi https://youtu.be/lWJI2nlCoYs |
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4
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Troy Wright è un pari fenomeno alla batteria. |
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3
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davvero plini ha dimostrato di essere un grande chitarrista e inventore! sarà un onore vedere questo gruppo crescere |
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2
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gran conferma del talento del ragazzo,un ottimo lavoro! |
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1
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Il ragazzo merita. Facendo un giro su Jamendo e Bandcamp si trovano un sacco di ragazzi di talento come JT Bruce, Sithu Aye e Mendel peraltro in free download. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Electric Sunrise 2. Handmade Cities 3. Inhale 4. Every Piece Matters 5. Here We Are, Again 6. Cascade
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Line Up
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Plini (Chitarra) Simon Grove (Basso) Troy Wright (Batteria)
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