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27/04/25
THE LUMINEERS
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Mithras - On Strange Loops
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30/12/2016
( 2430 letture )
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Tra i dischi più attesi dell’anno c’è sicuramente On Strange Loops degli inglesi Mithras, gruppo molto amato dai più appassionati di death metal. Quello che ora è un duo ha sempre affascinato per l’approccio ed in modo particolari per i suoni scelti in un contesto estremo come quello del death metal. Non stupitevi se in giro vengano classificati come “atmospheric death metal”, perché uno degli elementi più caratteristici di questo gruppo è proprio la grande attenzione per l’atmosfera.
Probabilmente la copertina non è delle migliori, ma state ben sicuri che, quasi per assurdo, è il miglior modo in cui poter rappresentare il contenuto del disco. Il nastro di Möbius ci mostra lo spazio, e ragionandoci sopra, entrambi affrontano e rappresentano temi complessi. Ci si sofferma su questo aspetto perché tra le cose più affascinanti del disco ci sono i testi e i temi trattati che sicuramente incuriosiranno tantissimi ascoltatori. Certo, si tratta di temi che specialmente negli ultimi anni son stati tanto abusati, ma il tutto sta nello svilupparli e nell’unirli alla musica. La prima traccia è tra le domande che più spesso ci si pone e si porgono gli studiosi: Why Do We Live?. Ed è interessante come il testo sia una serie di risposte a tale quesito:
To plant our seeds in far oases To set free that which we create To rejoice as the wheel turns again Dreaming far beyond The bounds of our realm
Why do we live?
Ovviamente non ci troveremo dinanzi a dei testi paragonabili a saggi sulla materia, ma è interessante soffermarci su di essi perché sono più che mai parte fondamentale del disco. In ambito estremo si tende a non dare troppo peso a ciò che viene detto, ed è anche normale e accettabile, ma questa volta, l’accoppiata testi/musiche è davvero indivisibile.
Suscitando quindi mistero, curiosità e le domande più disparate sul cosmo, On Strange Loops ricrea tutta una serie di atmosfere spaziali che trascinano l’ascoltatore verso le galassie più lontane dell’intero spazio. Ed è qui che si fa notare il trucchetto usato dal gruppo: i suoni delle chitarre. Da sempre il gruppo utilizza dei suoni simil-tastiera applicato alle chitarre, caricandole di delay, chorus e riverbero in modo da darci l’impressione di essere nello spazio e assistere a viaggi interstellari o creazioni di stelle. Il tutto viene suonato principalmente alla velocità della luce, con ritmiche serrate ma, a differenza di quanto si crede, sempre in modo molto melodico, armonico e mai sconclusionato. Debitori dei Morbid Angel (ma anche dei Lykathea Aflame) che vanno da Formulas Fatal to the Flesh a Heretic, il gruppo riesce a dare un’impronta del tutto personale e totalmente unica al sound, sfruttando non solo i riff veloci e diretti, ma anche le sezioni in cui a fare da padroni sono i suoni, il tempo che rallenta e tutte le domande sul cosmo che attanagliano da secoli la mente umana. Grande protagonista è poi la voce di Rayner Cross, che forse potrebbe sembrare un po’ “fuori contesto”, ma anche questo è parte del sound riconoscibile del gruppo: il cantante non usa il classico growl cupo e tanto meno le voci gutturali, ma preferisce lanciarsi in quello che è sì come un growl ma più “aperto” e intelligibile (prendete Piotr Wiwczarek come punto di riferimento). Ogni brano si collega all’altro e trascina l’ascoltatore verso lidi inesplorati, ed ogni brano è arricchito con degli elementi che possono essere arpeggi, assoli, fraseggi melodici, synth, insomma, tutto quello che può servire a suscitare determinate emozioni. Come per tutte le altre uscite del gruppo si potrebbe ravvisare una certa monotonia, ma in fin dei conti, è un fattore che non intacca più di tanto l’ottimo risultato finale.
Con On Strange Loops i Mithras realizzano quello che è uno dei migliori album del 2016 in ambito estremo. Un album fresco, coinvolgente, ricco di spunti interessanti anche a livello lirico. La capacità di ricreare le atmosfere dei romanzi di autori come Alastair Reynolds, Asimov, il più “spaziale” Wyndham, John Maddox Roberts, Leigh Brackett, il folle Greg Egan e altri autori che giocano tra hard sci-fi e fantascienza più accessibile ma che fa sognare mondi lontani, è sicuramente alla base dell’ottimo, cosmico lavoro degli inglesi. Assieme all’altrettanto fantastico Worlds Beyond the Veil (2003), On Strange Loops è indubbiamente il miglior disco del duo.
So come with me into the outer dark We’ll pass the last redoubt To where the cold closes in And all the lights go out There time stands still.. We’ll leap beyond the curve of space For another time, another place To rejoin the pantheon alongside our ancestors And wonder Why did we live?
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3
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Le recensioni di questo sito sono sempre bellissime e curate, bravi. Saluti da Oslo. |
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1
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Disamina molto interessante, complimenti! Devo recuperare questo gruppo perchè non lo conosco. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Why Do We Live? 2. When the Stars Align 3. The Statue on the Island 4. Part the Ways 5. Odyssey's End 6. Howling of the Distant Spaces 7. Between Scylla and Charybdis 8. Time Never Lasts 9. The Last Redoubt 10. Inside the Godmind 11. The Outer Dark 12. On Strange Loops
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Line Up
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Rayner Coss (Voce, Basso) Leon Macey (Chitarra, Batteria, Synth)
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RECENSIONI |
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