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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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Heartache - Skyscrapers and Firefalls
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06/02/2017
( 1483 letture )
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Gli Heartache sono un gruppo romano che propone un progressive che oscilla tra il rock e il metal. La band è attiva dal 2008 ed ha cominciato a farsi strada nel panorama capitolino grazie ad una discreta attività live (perlomeno questo è ciò che leggiamo dalla loro pagina Facebook, unica fonte da si riesce a reperire informazioni sulla band). Nel 2012, grazie all’inizio della collaborazione con la label CNI esce il loro EP di debutto,Apophis, composto da una suite di 18 minuti che racconta la loro visione del celebre mito del vaso di pandora. Al termine del 2016 invece esce il loro primo full length sotto l’etichetta Sliptrick Records. L’intento della band, come abbiamo accennato in precedenza, è una commistione tra il progressive rock dell’era d’oro con sonorità e stili compositivi più moderni e pesanti. Il risultato finale però rimanda più al prog metal di inizio anni’90 rispetto alle declinazioni settantiane del genere. Iniziamo a parlare di Skyscrapers and Firefalls partendo dall’artwork. L’impressione che lascia è tutt’altro che positiva, vediamo il muso di un leone che stringe tra i denti una sfera dorata. Guardandolo si ha l’impressione di trovarsi davanti ad uno sticker piuttosto che all’artwork di un disco progressive. Probabilmente lo stile non è casuale ma lascia molto perplessi in termini di coerenza con il contenuto del disco.
DopoMonday, 3.13 pm, traccia di intro con vari suoni quotidiani che si concludono con un tappeto di synth,arriviamo al primo vero brano del disco:Apparel Makes the Man presenta innumerevoli variazione metriche infarcite di tempi dispari in uno stile assai familiare a chiunque abbia seguito la scena progressive metal americana degli anni ’90. Come punto di forza del brano, oltre alla buona tecnica e ad un comprensibile impegno compositivo, c’è poco altro da sottolineare. Ascoltandolo già la prima volta si ha la percezione di averlo sentito innumerevoli di volte, presenta tante variazioni metriche ma manca una vera e propria evoluzione del brano, che resta sostanzialmente statico. Difetto non marginale è l’assenza di un tema che identifichi il brano e l’effetto finale è quello di un collage di parti fin troppo coerenti tra loro che in definitiva rimangono stucchevoli. Walking Hour è una ballad che presenta dei punti gradevoli ma troppo sfruttati e protratti nel tempo, quindi nel complesso risulta prolissa e statica. La tracklist prosegue con un’altra ballad, stavolta con sola chitarra e voce; Craziness è un pezzo non certo nuovo ma comunque grazioso e distensivo, non presenta grandissime vette ma in definitiva gradevole. Senza soluzione di continuità si approda in Round Canvas, che riprende lo stile della seconda traccia, aumentando, però, la varietà della proposta. Pur presentando sostanzialmente le stesse problematiche di Apparel Makes the Man queste risultano meno marcate. Emerge la buona preparazione tecnica dei componenti, dei tratti di buon lirismo e soprattutto da questo brano in poi, si percepisce anche una forma compositiva più progressiva.Hope for Breakfast, Breaking News, e Climax proseguono sulla stessa linea senza riservare grandi sorprese e presentando sostanzialmente punti di forza e debolezza analoghi a Round Canvas. Lo stesso vale perConstant DRCche tuttavia svetta rispetto ai precedenti grazie a scelte compositive più ispirate: possiamo dire senza timore che si tratta del brano più riuscito dell’album. Il disco chiude con Monday, 3.21 che funge da outro portando a conclusione Skyscrapers and Firefalls.
Dopo più di un’ ora di ascolto tiriamo le somme:Skyscrapers and Firefalls è un disco che pur presentando dei momenti piacevoli non stupisce mai e non raggiunge vette compositive elevate. Parte della causa è ascrivibile alla scelta dei suoni, specialmente per quanto riguarda le tastiere, che rimandano in pieno ai suoni di inizio anni ’90, scelta abbastanza anacronistica per un disco del 2016. Ultimo grande difetto è la durata ingiustificata. Infatti per produrre un disco così lungo senza risultare stucchevoli è necessario essere dotati di capacità compositive elevate che purtroppo gli Heartache non posseggono e il prodotto risulta in molti momenti noioso e ripetitivo. Quindi in sintesi parliamo di un disco statico, poco ispirato ed eccessivamente poco innovativo, che si inserisce in quella immenso bacino di lavori che nulla aggiungono a quanto detto nel mondo del progressive.
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Monday, 3.13 2. Appareal Makes the Man 3. Waking Hour 4. Craziness 5. Round Canvas 6. Hope for Breakfast 7. Breaking News 8. Climax 9. Constant Dropping 10. Monday, 3.21
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Line Up
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Thomas Gabriele (Voce) Matteo Palladini (Chitarra, Voce) Giancarlo Vizzaccaro (Tastiere) Andrea Prestia (Basso) Alessandro Giordano (Batteria, Percussioni)
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RECENSIONI |
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