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27/04/25
THE LUMINEERS
UNIPOL FORUM, VIA GIUSEPPE DI VITTORIO 6 - ASSAGO (MI)
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( 5767 letture )
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Death metal? Sicuramente il filone è quello, ma negare contaminazioni di varia natura sarebbe come tentare di infilare un rinoceronte adulto dentro uno zainetto di scuola. I Daath sfuggono alla distinzione in categorie per natura stessa del prodotto che propongono. “Musica progressive estrema, legata a tematiche relative all’esoterismo e alla Cabala” è la maniera in cui il combo americano si autodefinisce. Personalmente ritengo eccessivo il riferimento ad un genere che tradizionalmente presenta sfaccettature ben più variegate, eppure il lavoro dei Daath mette in luce alcune peculiarità che mostrano una band atipica. Non parlo tanto del “groove di Atlanta” che dovrebbe caratterizzare il disco, bensì di quello che somiglia ad un grosso frullato di sonorità estreme. Non fraintendetemi: questo “The Hinderers” non è affatto un disgustoso agglomerato di generi distanti tra loro, ma piuttosto un tentativo di spostare i canonici confini del death classico verso orizzonti in parte nuovi. L’apertura è affidata a “Subterfuge”, traccia compatta e veloce, dotata di buon ritmo, nella quale Sean Farber mette in bella mostra una capacità vocale di livello più che discreto, anche se durante l’ascolto del platter finirà per apparire quantomeno ripetitiva e monotona. Se “From The Blind” si mantiene sugli stessi ritmi conosciuti con l’opener, tutt’altro discorso va fatto per brani quali “Cosmic Forge”, “Under A Somber Sign” e “Festival Mass Soulform”: in questi episodi il pedale si solleva leggermente dall’acceleratore, aprendo le porte ad un utilizzo di synth e tastiere che a tratti ricorda sonorità black-sinfoniche/scandinave. L’album si mantiene sugli stessi livelli per l’intera durata delle 13 tracce alternando mid-tempo sinfoniche a sfuriate non certo prive di mordente ma senza punte di eccellenza e con un solo pessimo episodio rappresentato dall’esperimento “Dead On The Dance Floor”. In questo caso la batteria elettronica si mescola (malamente) ad una ritmica ripetitiva e alla solita atmosfera oscura, generando risultati tutt’altro che soddisfacenti. La produzione, curata da James Murphy (ex Death, Testament, Obituary, n.d.r.), è assolutamente all’altezza di una “band Roadrunner” nonostante permanga la sensazione che una batteria più “corposa” e dinamica avrebbe giovato all’ascolto. Considerato che si tratta della seconda uscita dopo l’autoprodotto “Futility”, questa dei Daath mi sembra in fin dei conti una buona prova di carattere, nonostante la ripetitività della proposta precluda a “The Hinderers” la possibilità di essere considerato alla stregua di un capolavoro.
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5
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Disco bellissimo, comprato appena uscito e ascoltato milioni di volte. Già solo avere Talley alla batteria e Werstler alla chitarra fa di loro una band mostruosa. Molto sottovalutati. Voto 80. |
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4
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gran bell'album! peccato solo per la produzione... a mio avviso il suono è un pò troppo "pulito" e "artificiale"... cmq la band farà di meglio con il prossimo album! |
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3
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Lo escluderei: "daath" è una parola ebraica (significa "conoscenza") e, a quanto dicono, è una storia collegata alle tematiche dei loro testi... Magari è tutta una messa in scena ma mi sembrerebbe eccessivamente macchinoso. |
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2
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Posso anche sbagliarmi, ma l'assonanza del nome della band con quella di Chuck mi dà un non so che di speculativo. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Subterfuge 2. From The Blind 3. Cosmic Forge 4. Sightless 5. Under A Somber Sign 6. Ovum 7. Festival Mass Soulform 8. Above Lucium 9. Who Will Take The Blame? 10. War Born (Tri-Adverserenade) 11. Dead On The Dance Floor 12. Blessed Through Misery 13. The Hinderers
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Line Up
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Sean Farber - vocals Eyal Levi - guitar Mike Kameron - synth, backing vocals Jeremy Creamer - bass Emil Werstler - guitar Kevin Talley - drums
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RECENSIONI |
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