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27/04/25
THE LUMINEERS
UNIPOL FORUM, VIA GIUSEPPE DI VITTORIO 6 - ASSAGO (MI)
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09/11/2017
( 6192 letture )
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Evoluzione. Ecco il termine corretto con il quale si potrebbe inquadrare il nuovo album degli australiani Ne Obliviscaris. I nostri infatti nel giro di un paio d’album (Portal of I e Citadel) sono stati capaci di forgiare uno stile estremamente personale, fondendo in modo superbo metal estremo, sonorità classicheggianti e passaggi influenzati dal jazz/fusion. Il cammino deiNe Obliviscaris è però giunto al tanto agognato terzo disco, da sempre e soprattutto in questi casi, lo step fondamentale per il cosiddetto raggiungimento della maturità artistica. E in un certo senso ci siamo, la quadratura del cerchio tanto ricercata è giunta. I nostri infatti hanno sfornato sei brani di fumante metal progressivo, nella sua derivazione più stratificata, complessa e cervellotica, privilegiando un songwriting più conciso e diretto, palesato da un abbassamento del minutaggio complessivo e a brani più semplici da comprendere, anche se siamo ben lungi da territori easy listening.
Prima di addentrarci in questo nuovo, atteso capitolo discografico targato Ne Obliviscaris, dobbiamo dire che Urn, non è nato sotto i migliori auspici, a causa di un forte dissidio interno alla band culminato col licenziamento dell’ex talentuoso bassista Cygnus, prontamente sostituito con Robin Zielhorst (già in forze con i Cynic), mentre sul versante live è stato ingaggiato Martino Garattoni. Liquidato il gossip spicciolo, possiamo passare al platter. L’album si presenta come si diceva precedentemente molto compatto, anche se ricco di passaggi elaborati e stratificati. Aprono questo lavoro la doppietta di Libera (Part I - Sturnine Spheres) e Libera (Part II - Ascent of Burning Moths), che andrebbero ascoltate assieme come un unico brano, undici e passa minuti in cui il sound dei Ne Obliviscaris ci viene mostrato nel pieno del suo potenziale. C’è davvero di tutto, dalle chitarre sempre a cavallo tra sfuriate black/death e passaggi acustici arpeggiati e cullanti, con passaggi solistici influenzati in parte dal jazz fusion, il continuo e sempre fresco alternarsi tra le vocals pulite e sognanti di Tim Charles e il growl mortifero di Xen. Da menzionare nuovamente il buon Tim Charles, ma questa volta in vece di violinista da il meglio di sé, con una tecnica perfetta, facendo cantare letteralmente il suo strumento con assoli intimi ed onirici (il caso di Libera Part II è calzante) letteralmente da brivido. Completano il quadro basso e batteria, perfetti sia nelle parti più estreme e furiose, sia anche in quelle più delicate e malinconiche, con tocchi dolci e cullanti, senza mai strafare rovinando così l’atmosfera. L’ascolto prosegue con Intra Venus, un brano molto opethiano nel suon incipit. Si inizia infatti con un delicato arpeggio di chitarra, poi dopo l’ingresso del basso e degli stacchi ed ecco infine la violenza del death ha il sopravvento, non dando respiro all’ascoltatore, se non fosse per gli interventi della voce pulita e dello straziante violino. Con Eyrie siamo giunti al giro di boa. Anche qui il discorso non cambia molto, nel senso che il canovaccio stilistico è più o meno sempre lo stesso, ma suonato in modo egregio, tanto che gli undici minuti della suite scorrono via senza farsi sentire, segno che il materiale che abbiamo di fronte è davvero buono. In linea di massima possiamo identificarla come una lunga canzone giocata sull’arte del crescendo, sia emotivo che d’intensità. Infatti, mentre la prima parte rivela un’anima più intimista e raccolta, nella seconda la componente death si fa più evidente e debordante, anche se a tratti sapientemente stemperata dalle voci pulite e il sempre azzeccato intervento fulmineo del violino. Giungiamo finalmente alla chiusura del disco con le due parti di Urn. La prima (And Within the Void We are Breathless) ha una lunga intro connotata da ritmi lenti e depressivi, resi ottimamente dall’arpeggio distorto delle chitarre, tanto semplice quanto cupo. Poi di colpo, la canzone esplode, in un violento assalto della batteria lanciata in tellurici blastbeat, mentre le due voci si alternano. Tutto sommato è una canzone prettamente techno death, lievemente più lineare delle precedenti, ma più violenta e asfittica. La seconda parte si mantiene sullo stesso livello della prima e ne è un naturale divenire. I primi due minuti del brano sono piuttosto canonici, con un riff portante tagliente, ma perfetto per mettere in risalto le ottime vocals di Xen e un violino stridulo e disturbante in secondo piano che duella col vocalist. La seconda parte pur rimanendo in ambito prettamente estremo è più d’ampio respiro e vede protagonista le clean vocals di Tim Charles. Chiude tutto un climax più atmosferico e i Ne Obliviscaris si congedano da noi ascoltatori.
A conti fatti, la maggiore incisività dei pezzi raccolti su Urn, pone i Ne Obliviscaris su vette compositive d’altissimo livello. Venendo meno la tendenza a divagare in sperimentalismi tanto particolari ed istrionici quanto a volte un filino prolissi, i nostri hanno finalmente centrato totalmente l’obiettivo con sei brani in cui il connubio tra incisività, apparente immediatezza, tecnica e estremismo sonoro coesistono. Signori, giù il cappello per uno dei potenziali dischi dell’anno.
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Recuperato solo da poco. Sono ancora ai primi ascolti, ma devo dire che in effetti la prima impressione è che sia sensibilmente inferiore ai primi due, che - va detto, per amor di onestà - erano in ogni caso difficilmente arrivabili. Le doppiette, nelle band di livello eccelso come i Ne Obliviscaris, sono frequenti, quasi prevedibili. Ma le triplette riescono veramente a pochi. In particolare, sono d'accordo con alcuni qui sotto a proposito del violino, che per la prima volta ho sentito "forzato" e poco giustapposto. Ciò detto, pezzi come Intra Venus e Eyrie valgono da sole un 7.0/7.5. Insomma, l'album mi è piaciuto ma non è il loro capolavoro. E va bene così. |
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Disco della madonna e, paradossalmente, il loro album meno riuscito |
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A me come i the faceless (altro gruppo per me similare che ho preso spinto da recensione e commenti) non dicono molto. Forse il genere non fa per me... |
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sempre amati.ma:
sono daccordo su chi critica le parti di violino.
nei precedenti due album tutto si incastrava alla perfezione , il violino era parte integrante e trainante dei brani, frutto di una ispirazione sopra la media fusa con una inequivocabile preparazione tecnica.
in urn l'ispirazione è andata a farsi benedire rasentando in alcune parti la sensazione di improvvisato.certo da chi la musica la conosce bene, e che sa come "uscirne", ma il tutto senza quella ispirazione dei precedenti lavori.riff di chitarra e tutti a costruirci su qualcosa.se ascoltate bene gira quasi sempre tutto su una struttura di 10 secondi + qualche escursione modesta.caduta di stile per quanto mi riguarda.forse era meglio aspettare un attimo prima di tirare fuori l'album e magari qualche canzone l avrebbero potuta accantonare.
70 tirato ,per mio modestissimo parere. |
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Io invece sono tra coloro che pensa che definire "freddi" i Ne Obliviscaris sia un'eresia.
Trovo che riescano a unire tecnica e gusto musicale in maniera eccelsa.
E questo album non è da meno. |
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Secondo me e questo è un parere puramente personale, invece l'evoluzione del metal passa anche per questi dischi. Penso sia necessario che qualcuno, al di là dei gusti personali, sperimenti cose inusuali, suscitando polemiche e discussioni. Poi chiaramente può piacere o meno, però si deve sperimentare con cose differenti, altrimenti rimaniamo sempre alla solita solfa e tanti saluti. |
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Quoto in pieno il commento di d.r.i. Disco freddo come un ghiacciolo.
Pulitino e patinato. E le partiture di basso, così ipertecniche, accentuano il senso di "gelo". Credo che la via futura per il metal non possa passare da qui...
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Riascoltato, non posso definirlo brutto ma di sicuro non mi da più quel pathos e effetto sorpresa degli esordi. Il violino suona esattamente come nei precedenti risultando la parte strumentale "inferiore". Mi spiego, il disco è ben suonato ma il violino sembra messo lì solo perchè "cazzo siamo i Ne Obliviscaris quindi dobbiamo mettere per forza il violino" beh se proprio lo devi mettere dagli una linea musicale concorde con il disco e non messo lì quasi a caso. Per me occasione persa, voto 70 |
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Sottolineo in toto il commento di Monsieur Armonie Universali (M. G.), soprattutto nelle sua disamina che attualmente il metal è il genere che propone una grande varietà di sfumature: dal doom all'ambient, dal power al sinfonico, al folk. ecc. Un qualcosa che negli anni '70 aveva fatto il progressive, spaziando tra le varie possibilità. Cosa che poi si è persa con altri generi più rigidi nei canoni e direi anche più ripetitivi (mai sentito un punk sinfonico?). Qui, i Ne Obliviscaris, hanno introdotto nuovi linguaggi, ad esempio l'uso del violino e hanno tirato fuori tre album eccellenti. Si può parlare di aspettative non proprio mantenute con questo Um (io, però, non sono d'accordo...) ma chiamare questa musica, come un prodotto fatto da "fighetti del metal" o "poser", mi sembra veramente fuori luogo. Qu siamo in presenza di una band di successo (forse...) ma sempre riferito ad una nicchia del metal estremo, quindi piccolissima nel mondo complessivo globale della musica. Difficile che passino nei programmi musicali delle TV o delle radio. Au revoir. |
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La penso sostanzialmente come Armonie Universali e lo dico da amante di generi come il doom e il post, tutto sommato sulla carta poco confinanti con la proposta dei NeO. All'epoca del primo ascolto di Portal sono partito riconoscendo la sola qualità "formale" della band e strada facendo mi sono ritrovato ad apprezzarli quasi inconsapevolmente e dopo innumerevoli ascolti, cosa che non mi capita mai con i miei paladini classici, per cui di solito scatta l'amore a prima vista. Questo per dire che non solo il metal è ampio e variegato come possibilità di scelta a prescindere ma a volte riesce ancora a stupire chi abbia la pazienza di aggirarsi "laicamente" tra i confini dei generi... Qui secondo me c'è un solo grande limite, che Stefano ha sintetizzato benissimo commentando Urn Part II, "canzone prettamente techno death, lievemente più lineare delle precedenti, ma più violenta e asfittica". Ecco, se questo dovesse essere il destino degli australiani sono pronto a scendere dal carro dei devoti, ma finchè è una tarma che insidia una sola traccia, beh, me lo tengo stretto, il posto a bordo...  |
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I Ne Obliviscaris per me non sono solamente una delle migliori band metal degli ultimi anni, ma tra le migliori di sempre. Anzi, di più: Portal of I si merita di entrare nella storia della musica in generale, non solo metal. Anche in Citadel e nel pur inferiore Urn il violino è funzionale all'economia espressiva dei brani, l'uso delle due voci è ben gestito, le melodie sono efficaci, le strutture sono ispirate e i tecnicismi non sono quasi mai fini a se stessi, ma funzionali a una narrazione le cue parole sono scritte con lacrime fattesi note. Il fproblema è che i NeO non sono per tutti giacché non tutti hanno la forma mentis per capirli... o meglio, queste ultime frasi le direi se avessi l'arroganza di pretendere di avere la Verità Assoluta in tasca. Ebbene, forse sarebbe il caso di non pretendere che la propria soggettività sia il metro di paragone del cosmo tutto. Come ha detto Macca, certi paragoni sono forzatissimi, in quanto parliamo di modi molto diversi di intendere il metal. Anche per quanto riguarda la produzione, è soggettivo (a me quella dei NeO piace moltissimo, mentre non sopporto quelle troppo grezze). Il bello del metal è che negli anni è diventato così ampio e variegato che ognuno può trovare ciò che cerca. Non vedo perché avere nostalgia dei "bei vecchi tempi", ossia di quando ancora non c'era così tanta libertà di osare e sperimentare, di quando ancora i canoni del genere erano troppi rigidi e claustrofobici. E non vedo neppure perché continuare a usare parole come "poser" dopo il compimento dei propri sedici anni. Per carità, i gusti son gusti, ma non vedo perché denigrare quelli altrui solo perché diversi dai propri. Stessimo parlando di qualcosa di oggettivamente orribile, tipo un Britney Jean della Spears, potrei capire, pur non condividendo i toni, ma invece stiamo parlando di una band di livello. Può non piacere e può, anzi deve, essere criticata, ma sapendo distinguere soggettività, oggettività e tutte le infinite sfumature in mezzo. Ciò che per Tizio è un difetto, per Caio è un pregio. E poiché il metal è un vasto oceano, chi non apprezza la proposta di base dei NeO può pescare altrove, anche tra la grandissima quantità di pubblicazioni dei "bei vecchi tempi", che di certo né i NeO né altri hanno intenzione di bruciare in piazza. Il problema di Urn è piuttosto che ha parzialmente (parzialmente!) deluso anche chi apprezza un certo stile, giacché qui è stato riproposto in modo un po' prevedibile, stantio e semplificato, senza guizzi di genio. Ribadisco, comunque, che per me è un album molto molto buono. |
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Boh io devo ancora capire cosa c'entra la musica degli Ulcerate e dei Gorguts (che adoro) con la musica dei NeO Sono modi diametralmente e volutamente opposti di interpretare il metal, va bene che non piacciano ma il paragone non regge. Senza contare che, probabilmente, ai bei vecchi tempi anche gli Ulcerate sarebbero stati tacciati di proporre un'accozzaglia di suoni rispetto al death cosiddetto "classico", visto che le influenze del loro sound sono molteplici (vedasi Shrine Of Paralysis). |
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@Nessuno: per quanto riguarda la produzione, purtroppo, hai assolutamente ragione.. Non so cosa sia più fastidioso tra la produzione in generale o la batteria che sembra una drum-machine. Per me un ascolto ostico, perdonatemi. |
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Devo ascoltarlo meglio ma posso assicurare che è peggio degli altri due. Per me uno degli nmila gruppi che da il meglio all'esordio e poi vanno in declino più o meno velocemente. |
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Peccato che ULCERATE e GORGUTS ci cacano in testa a questi "fighetti del death metal" con le loro clean vocals simil popo italiano, trucco e parrucco da soap opera, il violino "perchè fa figo" (ma fa cagare perchè superfluo e melenso), melodie power riproposte in "chiave death metal" (metterci un blast beat sotto e il growl sopra non basta cari miei), tecnicismi onanistici che fanno sbavare solo nerd neofiti e una produzione bombastic che stufa dopo mezzo minuto da quanto è leccata e stantia. Ricordo solo che, ai bei vecchi tempi, chi proponeva queste furbe accozzaglie cercando di dare un colpo al cerchio (deathster) e uno alla botte (mainstream) veniva implacabilmente e meritoriamente designato (dai primi) con un solo appellativo: POSER. |
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Ho letto molti giudizi discordanti tra loro, infatti credo che è un gruppo che o si odia o si ama. Io personalmente penso che i NE OBLIVISCARIS, assieme agli ULCERATE e i grandiosi GORGUTS (di Colored e Plaiedes) stanno scrivendo musica come nessuno attualmente. A mio giudizio resta comunque un ottimo album, forse meno imprevedibile dei precedenti, ma comunque un ottimo lavoro. |
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Ho letto in un'altra recensione che Portal of I (e forse parte di Citadel), ha avuto cinque anni di incubazione, mentre qui ne sono passati solo tre. Probabilmente hanno anche un pochino forzato l'uscita, forse non elaborando ulteriormente il materiale. Avranno anche avuto qualche pressione per "uscire" con il nuovo album. In ogni caso, ottima release che ho apprezzato nel weekend con le prime sciate. Emozionante a dire poco e ribadisco: per me disco dell'anno. Au revoir. |
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L'opinione unanime è ottimo disco ma inferiore ai due precedenti, che non è necessariamente un difetto, visto il valore incommensurabile dei primi due blasonati dischi. Data però la statura dei NeO, mi sarei aspettato che al terzo disco fossero ancora al top della fase creativa, invece gli australiani ci mettono soprattutto mestiere (che, ribadisco, non è un male), stoppando quella ricerca che una band di tale levatura dovrebbe ancora avere nelle proprie corde. |
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Grandissima band. Non capisco chi si aspettava un disco "epocale". Direi che "Urn" è perfettamente in linea con i due splendidi dischi precedenti. Questa è la loro proposta e ci piacciono proprio per come sono. Voto 85/100. |
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C'ho provato, ma niente, non mi dicono una mazza di nulla, come gli altri album. Voto 58 |
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Ma infatti le critiche sono esagerate. Io Ho detto che questo è un album ottimo, eccellente, seppur inferiore ai due precedenti. Ma vuol dire solo che i due precedenti sono intorno al 9 e forse oltre, mentre questo sta tra l'8 e l'8,5. Siamo comunque su livelli altissimi, ed è fisiologico non sfornare sempre e solo Capolavori. Insomma, di certo su Urn non ci sputo sopra, né posso dirmi deluso. Non so se sia l'album metal dell'anno, ma sicuramente sta in top3. |
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In effetti, ho letto anche io, commenti non molto positivi, anche se del tipo "album eccellente, ma...". Non so cosa ci si aspettava dai Ne Obliviscaris, soprattutto dopo le due ottime release precedenti. Non so cosa sia il "guizzo di genialità" che manca, secondo qualcuno. Per me, hanno sfornato una altro album strepitoso, con grande e coinvolgente songwriting. Non era facile mantenersi a quei livelli e ci sono riusciti alla grande, con brani tutti bellissimi, forse con Eyrie, al top. Mi erano piaciuti anche i due EP del 2015, Hiraeth e Sarabande to Nihil e l'essersi confermati con il nuovo full lenght su questi livelli è qualcosa che riesce solo alle grandissime band. Disco dell'anno, senza nessun dubbio. Au revoir. |
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Se dovessi descriverlo con un aggettivo, direi palloso. |
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Una volta compreso che non è imprevedibile come Portal of I, né oscuro come Citadel, si inizia a rivalutare quest'album e a giudicarlo per le sue particolarità, invece che in funzione dei lavori precedenti: se dovessi descriverlo con un aggettivo come per gli altri due, direi caldo, perché, nonostante musica, testi e cantato siano intricati e ricercati, non ti evocano un senso di sublime (inteso come il sublime del Romanticismo), bensí di appagamento e, in alcuni casi, di tranquillità. Eyrie è un capolavoro; la suite Libera è magnificenza musicale; Intra Venus è costruita su un climax che scarica tutto in un ritornello diretto e che ti si stampa in testa, ma non per questo da schifare, anzi per me è uno dei momenti top del disco; la suite finale Urn ci spinge su atmosfere piú pesanti e maligne, ma se devo fare qualche appunto, Urn pt.2 è la canzone che mi ha convinto meno, perché trovo la parte in clean, che dovrebbe chiudere maestosamente l'opera, abbastanza piatta. Se dovessi dare un voto, è un album da 90, e continua a crescere con gli ascolti. |
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6
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Per me quest'album è stato troppo presto "stroncato" dalle webzines e dalla critica: non sarà tecnica come i predecessori, non avrà le mille sfaccettature e le mille variazioni di Portal Of I (anche troppe a parer mio), non avrà la magniloquenza in musica di Citadel, il capolavoro della band e uno dei migliori album degli anni 2000 (e anche anche), ma siamo di fronte ancora una volta a un discone, molto più diretto e che gli dà un punto a favore, dove ciò era rappresentato dalla tecnica nei primi 2 album. Eccezion fatta per Libera pt 2, che ritengo l'unica canzone fuori dal coro, siamo di fronte a 5 tracce di livello magistrale, con Eyrie e Intra Venus a contendersi il primato. Le atmosfere più cupe avranno meno sfaccettature e meno varietà delle partiture ariose, ma aggiungono un nuovo tassello alla band. 85 a salire, ascoltiamone e godiamone tutti!!! |
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Per me è inferiore a Citadel e Portal of I. Manca quel guizzo di genialità, quel flusso di "Anima in musica" che ha reso i due album precedenti dei Capolavori Assoluti. Urn è solo un ottimo album come tanti. Ma ci sta, in fondo non è umanamente possibile rasentare la perfezione sempre e comunque. E poi, se tutti gli scivoloni fossero di questa caratura, il mondo sarebbe un posto migliore. |
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Sono d'accordo con il primo commento, se il futuro del metal evoluto è in mano a gruppi simili siamo messi davvero male. |
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Bella recensione Stefano, credo che hai centrato il punto dicendo che sono diventati più diretti e meno "ricercati" (si fa per dire visto che il loro sound è molto distintivo), probabilmente questa cosa avrà fatto storcere il naso a qualche purista. Comunque anche per me è una gran bel disco che scorre via che è un piacere e, anzi, alla fine resta il "dispiacere" che sia già finito! Per me a livello di "voto" siamo dal 8 al 8.5 e non fa altro che confermare questa band che a mio avviso non ha sbagliato un colpo (anche l'EP è ottimo!). |
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E che cazzo significa "sa di tappo"? Ci sono tappi di merda e tappi che valgono più del vino stesso che imbottigliano. |
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1
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Per me sa di tappo. Come la loro intera carriera. Poi de gustibus  |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Libera (Part I - Sturnine Spheres) 2. Libera (Part II - Ascent of Burning Moths) 3. Intra Venus 4. Eyrie 5. Urn (Part I - And Within the Void We are Breathless) 6. Urn (Part II - As Embers Dance in Our Eyes)
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Line Up
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Xen (Voce) Tim Charles (Voce, Violino) Matt Klavins (Chitarra) Benjamin Baret (Chitarra) Robin Zielhorst (Basso) Dan Presland (Batteria)
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