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Heartworms - Glutton for Punishment
06/04/2025
( 1326 letture )
Anno 2023. Viene pubblicato un EP dal titolo A Comforting Notion. Una singolare creatura si leva in volo dalle nebbiose e assopite strade di Londra, risvegliando bruscamente i residenti con melodie dissonanti che germogliano dalla cancrena di ansie e traumi profondi e mai risolti. Josephine “Jojo” Orme, in arte Heartworms, è il volto e soprattutto la voce di questo progetto, ha 25 anni, una manciata di canzoni e dannatamente fretta di uscire dal guscio, perché quello che ha dentro non può più essere trattenuto. Un anno prima, il guru del moderno post punk, Dan Carey (produttore fra i tanti di Franz Ferdinand, Black Midi, Fontaines DC) ha modo di conoscere questo giovanissimo talento e, dopo aver ascoltato alcune demo non perde tempo e pubblica l’EP d’esordio attraverso la sua etichetta Speedy Wunderground; la creatura è uscita, è libera e si svela al mondo esterrefatto. Anno 2025, 7 febbraio. Preannunciato da alcuni singoli e video, viene pubblicato sempre per la casa discografica di Dan Carey, la prima prova sulla lunga distanza, Glutton for Punishment, dove quei germogli di qualche anno prima hanno prodotto i primi strani e curiosi frutti: i sapori aspri e soverchianti sono sempre quelli della desolazione, della rabbia, dell’inadeguatezza, mitigati a volte da un sentimento di rivalsa e accettazione.
Come il nome d’arte della cantante inglese, Heartworms, le canzoni del nuovo album sono parassiti infestanti che s’insinuano nella mente di chi ascolta e volenti o nolenti attecchiscono e non ne escono più. Le armi a disposizione di Jojo sono infinite, e costituiscono un equipaggiamento letale che pesca a piene mani dagli arsenali dei generi più disparati. Sia chiaro, non c’è spazio per i puristi e i polverosi archivisti: i cavalieri del sacro ordine della categoria e della definizione sono i primi a venire abbattuti e disarcionati da un suono nuovo che danza ai confini della musica. Stili, generi e regole vengono triturati e gettati in un calderone alchemico dal quale esce un’essenza dal profumo di smog, oscurità e sudore, al cui sapore aspro e urticante non si può resistere. Elettronica, post e gothic rock, trip hop e darkwave vengono centrifugati da un estro fuori dal comune, per poi essere ricombinati in disposizioni sghembe ed improbabili, dal fascino oscuro e imprevedibile. Ogni traccia di Glutton for Punishment infatti non lascia mai troppi punti di riferimento, colpendo e disorientando a livello sensoriale, ma senza mai a rinunciare ad una struttura coesa e ad una base melodica, sempre presente, identificabile e memorabile.

Dopo l’intro di In the Beginning, l’incipit di Just to Ask a Dance potrebbe essere quella di una colonna sonora; grazie ad un incedere epico e maestoso che lascia spiazzati, la composizione vira poi verso il post rock sorretto dal pulsare di basso e beat elettronico per terminare in un desolante canto solitario. Jacked si mantiene nei toni più canonici del post rock, dove affiorano i The Cure più sperimentali contaminati dalle divagazioni trip hop dei Portishead. Neanche il tempo di entrare nel mood dell’album che Mad Catch, brano squisitamente pop, ribalta il baricentro di Glutton for Punishment con accattivante e sorniona complicità. Ma è con Extraordinary Wings e Warplane che l’album a tutti gli effetti decolla e la vocalità di Heartworms, finora controllata, acquisisce nuovi toni e sfumature. Nella prima composizione le linee melodiche vocali s’impennano in un brano ricco, complesso e stratificato da fraseggi di chitarra elettrica e inserti elettronici, per poi esplodere nel refrain ripetuto in loop. La seconda, è invece diametralmente opposta nello stile e rappresenta un inno, un omaggio al tanto amato Spitfire, aereo simbolo di una cupa epoca storica, impiegato dagli inglesi contro i nazisti nella Seconda Guerra Mondiale e a un pilota in particolare, Hugh Gibson Gordon, morto in combattimento nel 1940, a soli vent’anni. Accompagnata da una struttura quasi drum and bass, la cantante inglese si cimenta in un canto che passa senza soluzione di continuità dai versi forti del brano a vocalizzi onomatopeici, in una camaleontica ed ipnotica interpretazione canora. Dopo Celebrate, fiore oscuro germogliato all’ombra dei Depeche Mode, PJ Harvey e i The Cranberries, l’autobiografica Smugglers Adventure porta l’album in territori ai confini tra grunge e alternative rock, ripescando quelle sonorità malinconiche e veementi così caratteristiche degli anni Novanta. L’innata abilità nel saper modulare la propria voce a seconda delle necessità e dei generi interpretati, permette infatti alla giovane cantante non solo di calarsi nei toni di stili diversi, ma di rievocare in maniera autentica epoche musicali del passato più o meno lontane. La title track in chiusura, breve progressione, acustica prima ed elettronica poi, si riallaccia in maniera circolare alla prima canzone dell’album, Just to Ask a Dance, ripetendone i versi finali. Alla fine di tutto, quando la musica tace, si staglia solitaria la figura diafana di una ragazza che non desidera altro che ballare, ma che è troppo timida per chiedere di farlo.
Ancora una volta la voce di Heartworms affonda i denti in generi diversi, lasciando segni indelebili che grondano dolore e agrodolci ricordi di un passato che ha visto la cantante fuggire dall’incubo repressivo delle famiglie affidatarie per conquistare infine le tanto agognate libertà e indipendenza, al compimento dei sedici anni. La solitudine e il desiderio di affermarsi viaggiano in parallelo, i traumi e i conflitti del passato non hanno vinto sullo spirito indomito dell’artista, ma sono al contrario l’oscuro propellente che permette a Josephine Orme di spiccare il volo e solcare l’arte e la musica, un agguerrito Spitfire librato sui cieli dell’Inghilterra.

Ci sono momenti, nell’arte così come nello sport, che emerge un talento puro, un fuoriclasse che rompe regole e schemi ed inventa ciò che fino ad allora non si poteva inventare. A Josephine Orme bastano otto canzoni per affermare un’individualità che manca alla quasi totalità di tanti osannati musicisti contemporanei, gradevoli involucri ricolmi di nulla. L’autenticità della giovane cantante inglese è fuori discussione, così come un talento innato nel saper comporre canzoni così penetranti e profonde, ribaltando lo status quo di generi che sembravano sprofondati nel già visto e già sentito. A volte in punta di piedi, a volte in picchiata come l’amato caccia da combattimento, Heartworms mette in scena una piccola rivoluzione e detta le nuove regole di una musicalità fresca e libera da preconcetti. I puristi rimarranno interdetti, ma è solo grazie al coraggio di saper ibridare stili contrastanti e donare nuova linfa a generi così diversi che la musica rock può tornare ad affermarsi e riconquistare l’attenzione di una generazione che l’ha quasi del tutto abbandonata. Dal caos multietnico, globalizzato e caotico della capitale inglese, una leader figlia di mille culture ha posto le prime pietre, le fondamenta di quello che si spera sarà una cattedrale in grado di accogliere tra le sue navate i reietti, gli incompresi e gli orfani traditi da una musica divenuta sterile accompagnamento di esistenze solitarie iperconnesse.



VOTO RECENSORE
90
VOTO LETTORI
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INFORMAZIONI
2025
Speedy Wunderground
Post Rock
Tracklist
1. In the Beginning
2. Just to Ask a Dance
3. Jacked
4. Mad Catch
5. Extraordinary Wings
6. Warplane
7. Celebrate
8. Smugglers Adventure
9. Glutton for Punishment
Line Up
Josephine Orme (Voce, Tutti gli strumenti)
 
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