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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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16/02/2018
( 2147 letture )
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Che Death Revenge sia un lavoro fortemente ispirato al cinema horror anni ’80, lo si evince fin dalla copertina. Non soltanto per via della sua immagine esplicita, ma soprattutto per il fantastico effetto che riproduce le pieghe dei grandi poster delle locandine cinematografiche. Zero inganni infatti: l’intro di pianoforte e violino ci proietta subito in un clima di forte suspance tipico di ogni classico dell’orrore, e non sarà affatto difficile intuire che il nuovo concept degli Exhumed sia una prova curata sotto ogni aspetto.
Ma l’intro dice ancora ben poco, occorre attendere le prime note Defenders of the Grave per comprendere appieno la nuova rotta intrapresa dal gruppo californiano. Parlo di nuova rotta non a caso, in quanto pare che la band abbia deciso di soddisfare i gusti di quanti più ascoltatori possibile. Sebbene infatti si sia soliti ricondurre ancora il nome degli Exhumed ai fasti del goregrind di matrice Carcass (quelli dei primi periodi), di questi ultimi è rimasto ben poco nel sound dei Nostri. Un sound che si è evoluto ed è divenuto personale, originale. Sì, perché a primo impatto sono davvero indigesti quegli assoli dai tratti così puliti, così nitidi e precisi che si moltiplicheranno per tutta la durata dell’album. Al gore vecchio stampo continuano a far riferimento le tematiche affrontate dai testi, ma i riff e le dinamiche sonore sono troppo distanti oramai dal grindcore. Voci e batteria risultano essere una valida prova di death metal made in USA, ma gli strumenti a corda sono già altrove, in un contesto molto più groove e (negli assoli) addirittura power, visto l’alto grado di tecnicismi e di pulizia. Un sound molto strano quindi, ma questo non significa che sia scarso, anzi. La produzione fa sì che ogni strumento sia perfettamente bilanciato rispetto agli altri, senza prevaricare nessuno. Solamente per il basso si potrebbe avanzare una nota di biasimo: fatichiamo a sentirlo, non riesce a emergere con qualche parte tutta sua se non quasi alla fine, nel lungo pezzo strumentale The Anatomy Act of 1832.
Complessivamente, l’album risulta ben equilibrato e omogeneo. Non arriva mai ad annoiare. Incontriamo a metà un intermezzo molto simile all’intro, quindi pregno di atmosfere mystery e oscure. È tutto ben equilibrato ed è il caso di dire che ce n’è davvero per tutti i gusti: riff corposi, intrecci di voci (che si spingono fino a un growl molto brutal), tecnicismi e improvvisi cambi di tempo. Due tracce recano vistosamente in sé l’intenzione di rimanere impresse a lungo nella mente di chi ascolta: la diretta e densa di groove Unspeakable e la titletrack Death Revenge, entrambe ruotanti attorno a un ritornello che fa presa immediata.
Cosa convince di Death Revenge? Sicuramente il pedale della velocità spinto quasi sempre a tavoletta, con tortuosi cambi di tempo che fanno risaltare al massimo la bravura dei musicisti. E cosa non convince quindi? L’estrema pulizia del suono, davvero inaspettata e quasi aborrita per un album di questo genere. Un purista del death preferirà incontrare suoni molto più sudici e una produzione più grezza. Il discorso sul grindcore non ha nemmeno senso di essere affrontato, dal momento che un album avente un suono così limpido non può in alcun caso rientrare in un genere che, proprio per definizione, limpido non è nemmeno un briciolo. Un briciolo di ciò che in realtà dovrebbe essere: frantumazione.
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2
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Mi è piaciuto davvero tanto, d'accordo con recensione e voto..io però metto un punto in più 75. |
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1
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Disco onesto, che massacra il giusto, con aperture più melodiche carcassiane, il loro sound...voto 72 |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Death Revenge Overture 2. Defenders of the Grave 3. Lifeless 4. Dead End 5. Night Work 6. Unspeakable 7. Gravemakers of Edimburgh 8. The Harrowing 9. A Funeral Party 10. The Anatomy Act of 1832 11. Incarnadined Hands 12. Death Revenge
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Line Up
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Matt Harvey (Voce, Chitarra) Bud Burke (Voce, Chitarra) Ross Sewage (Voce, Basso) Mike Hamilton (Batteria)
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