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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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Dokken - Return to the East Live
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02/05/2018
( 2955 letture )
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La reunion del 2016 dei Dokken, benché motivata da ragioni esclusivamente economiche e limitata ad un paio di tour, ha fatto venire i brividi sulla schiena a molti rockers nostalgici: la band di Don Dokken, benché da tempo non riesca a replicare i fasti di un tempo, è infatti stata una delle principali compagini di hard rock americano negli anni 80, quando ha pubblicato capolavori pazzeschi come Under Lock and Key e Back for the Attack; fra i motivi di tale successo, naturalmente, oltre alla presenza vocale e scenica del frontman, va considerata quella del fenomenale chitarrista George Lynch e del bassista Jeff Pilson; non a caso, senza di loro Don Dokken non ha più prodotto album davvero grandi, se si esclude forse il solo Erase the Slate, risalente al 1999.
Anche se solo per un tour, pertanto, si comprende come la reunion con i musicisti succitati e con lo storico batterista Mick Brown abbia costituito, almeno sulla carta, un evento imperdibile. Perché diciamo “sulla carta”? E' presto detto: il live che a breve andremo ad analizzare, registrato proprio nel corso del 2016 durante il tour giapponese dei Dokken, fa dolorosamente avvertire agli ascoltatori il passaggio del tempo: se le abilità strumentali dei nostre rimangono formidabili, la “chimica” fra i musicisti non può dirsi altrettanto eccezionale e, qui e là, il live appare un po' freddo; oltre a questo, la qualità della registrazione non è eccezionale e, soprattutto, la voce di Don Dokken sembra davvero un'altra rispetto a quella, magnifica, che ci ha fatto innamorare della band. Già la prima traccia, costituita da un pezzo registrato per l'occasione, It's Another Day, fa comprendere di cosa parliamo: se il riff di Lynch fa venir voglia di scatenarsi, la voce del frontman smorza subito gli entusiasmi: non parliamo di una brutta interpretazione, per carità, ma purtroppo l'ugola del nostro sembra ormai più adatta a canzoni lente e riflessive che non a pezzi trasudanti energia ed hard rock. Quando poi inizia il live vero e proprio, sono davvero dolori: fare il confronto fra la versione di Kiss of Death presente su Beast from the East e quella incisa su questo Return to the East Live è infatti realmente umiliante; se Lynch e soci fanno il loro dovere, ascoltare Don è un colpo al cuore per chi amato la band e la sua voce graffiante. Le cose non migliorano certo su Unchain the Night, dove i cori finiscono per esser più ascoltabili della voce del frontman, specie sul ritornello, enormemente penalizzato. Non tutto è da buttare, chiaramente: il classicone Breaking the Chains, ad esempio, è ben reso tanto dagli strumentisti, quanto dal cantante, cui non riusciamo proprio a voler male nonostante tutto; anche a Tooth and Nail, altro pezzo immancabile nelle scalette della band, viene tutto sommato resa giustizia; It's Not Love vede probabilmente la miglior prestazione vocale di Dokken e conferma gli strumentisti su buoni livelli, tuttavia, sono sicuramente maggiori gli episodi costellati da scivoloni, come Into the Fire, Dream Warriors o Alone Again, che, priva per buona parte degli altri musicisti, viene affidata al solo vocalist, con esiti tutt'altro che entusiasmanti. La conclusione, affidata ad In My Dreams, ci porta purtroppo a confermare tutto quanto abbiamo più volte ripetuto: musicisti bravissimi, ma un po' freddi, voce quasi da dimenticare, tanto che accogliamo con gioia le due bonus tracks acustiche, dove il cantante se la cava indubbiamente meglio.
E' con amarezza che ci troviamo costretti a sconsigliare l'acquisto di Return to the East Live: se Lynch è autore di una prova maiuscola, la sua chimica con i compagni di avventure di un tempo non è eccellente e, soprattutto, quasi tutti i brani sembrano versioni strumentali su cui, poi, un cantante improvvisato prova a declamare i suoi testi. Dispiace, ripetiamo, dispiace moltissimo essere così caustici, ma non possiamo neppure far finta di nulla. Se amate i Dokken, correte a riascoltarvi un live davvero splendido come Beast from the East, lasciando questo discutibilissimo, nuovo prodotto sullo scaffale.
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13
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Onestamente non si può dire che Don sia mai stato “Glenn Hughes” nemmeno a 30 anni. Ho visto live i Dokken senza Linch parecchi anni fa, e il povero Don era già alla frutta da un po’. Non tolgo nulla ancora ai buoni dischi d’inizio carriera, ma di quella band è rimasto poco, così come lo spirito degli anni irripetibili se ne è andato da pezzo.Parentesi ,nulla da dire su Pilson , meglio se avesse cantato lui, ma Brown non è mai stato un fenomeno della batteria. |
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12
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Purtroppo tutto vero, recensione impietosa ma Dokken è senza voce |
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11
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....schifezza apocalittica piena di sovraincisioni e un dokken ormai senza voce....la band ci sarebbe ancora ma senza cantante come si fa???? |
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10
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dei dokken come live album dovete comprare assolutamente ''From Conception: Live 1981'' cd stupendo. Da avere |
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9
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bene...evitero' l'acquisto e continuero' a consumare i vecchi gloriosi dischi usciti negli '80.... |
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8
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Una porcata assurda. Un live con la voce di Don perennemente in playback, e in alcune parti del DVD si vede anche palesemente, l'unica che salva il concerto è Lynch. I Dokken per me avrebbero dovuto cessare di esistere dopo Dysfunctional, ultimo album in cui si vede ancora qualche buona idea. Quello che ne segue è pattume vero, tolto qualche pezzo, e un Don Dokken imbarazzante. E queste sono parole che vengono da una persona che ha amato, e continua ad amare i Dokken per quello che hanno pubblicato fino al '95, sopratutto Under Lock And Key,ma quando è troppo è troppo. |
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7
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@d.r.i.: le date furono poche, solo 5 o 6. Se Don non ha più voce non c'è speranza di azzeccare versioni migliori con così pochi concerti. |
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6
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La cosa che non capisco è che di date ne avranno fatte un pochino no? Registrare un concerto migliore? O forse semplicemente ha fatto schifo in tutte le date  |
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5
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Davvero un buco nell'acqua, il paragone con Beast From The East è imbarazzante. Quando un cantante perde completamente la voce è ora di farsi da parte. I Dokken sono stati un grande gruppo e i dischi belli si sprecano nella loro discografia, ma proprio per questo non accetto questo autentico scempio. Si salvano solo le due canzoni acustiche finali. Recensione ahimè centrata in pieno. |
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4
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Già non aveva voce al Bang your head del 2003 quando li vidi, chissà adesso! |
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3
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@Rikbay: ciao Rik. Lo hai detto il perché: soldi!! Purtroppo ci sono artisti che non capiscono che i soldi non sono tutto. Rovinarsi una reputazione è peggio e Don lo ha fatto. Mah.... |
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2
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@Metal Shock, ciao, ho letto prima il tuo post e poi la review, perché hai espresso chiaramente la tua opinione. Anche il recensore non è stato tenero con questo album. Sai avevo visto in rete alcuni video, ed effettivamente dokken è svociato oltre misura. Si, certo per i soldi si fa questo e altro, ma perché rovinare quanto di buono fatto negli eighties? (Imho) |
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1
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Indecente!! Non ho altre parole per questo live: Don è completamente svociato e anche se strumentalmente siamo su buoni livelli lui castra tutto con la sua pessima voce.....ma perché?????? |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. It’s Another Day (New Studio Track) 2. Kiss Of Death 3. The Hunter 4. Unchain The Night 5. When Heaven Comes Down 6. Breaking The Chains 7. Into The Fire 8. Dream Warriors 9. Tooth And Nail 10. Alone Again (Intro) 11. Alone Again 12. It’s Not Love 13. In My Dreams 14. Heaven Sent (Acoustic Studio Bonus Track) 15. Will The Sun Rise (Acoustic Studio Bonus Track)
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Line Up
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Don Dokken (Voce) George Lynch (Chitarra) Jeff Pilson (Basso) Mick Brown (Batteria)
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