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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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The Cruel Intentions - No Sign of Relief
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29/10/2018
( 2285 letture )
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Un gruppo fresco fresco di debutto proveniente dalla Scandinavia, ohibò che novità. I The Cruel Intentions si formano agli inizi del 2015 per volontà di Mats Wernerson, Lizzy DeVine, Kristian Solhaug e Eiliv Sagrusten, sostituito in seguito da Robin Nilsson dietro ai tom. Nel corso degli anni, la band ottiene l’attenzione del pubblico e degli addetti ai lavori grazie all’uscita di alcuni singoli che ottengono oltre un milione di ascolti su Spotify, una bella cifretta per degli esordienti. Il quartetto si dà anche parecchio da fare sul palco, la loro è una costante attività live che li porta a calcare tanti stage nel Vecchio Continente, raggranellando reputazione e parecchie gig. Il frontman Lizzy DeVine viene anche ricordato per essere stato il cantante e compositore nei Vains Of Jenna, band che si trasferì oltre oceano, conquistando un apprezzabile successo, partecipando a show televisivi yankee come Jackass e LA Inc. Look stradaiolo, attitudine grezza, sfrontata, sporca e cattiva, un mix musicale tra Sex Pistols, Guns N’Roses con una spruzzatona di Motley Crue e la formula appare quella giusta, se poi vogliamo accennare ad un altro monicker, è giusto fare qualche riferimento anche agli Hardcore Superstar.
La label li definisce come il legame tra la vecchia concezione del hard mischiata alla nuove tendenze moderniste, la copertina non è il massimo per catalizzare l’attenzione dei fan, ma questo CD è davvero un bel boato incazzato che deflagra tra le mani, facendo danni. A partire dall’opener Jawbreaker, si sente subito l’avvincente carica dello sleaze rock, voce grintosissima, chitarre che creano agguati e sezione ritmica poderosa con una drum che martella come una mietitrebbia, botta sostanziosa e convincente con pollice alto per il singer che spezza il marmo, coadiuvato da cori accecanti come flash. Reckoning è molto eighties oriented, pare di sentire qualche inedito dei Faster Pussycat, con le corde vocali artigliose e graffianti del frontman vicino a Taime Downe; Genie’s Got a Problem appare diretta e rapace, qui si sente la chiara influenza dei Pistols nel riff che vi farà tremare gli zebedei nelle mutande, ma la stesura non è certo una copiatura o un clone, anzi ne esce fuori uno sviluppo nerboruto tra voce, strumenti, atmosfere e coralità, il tutto abbellito da un solo-guitar veloce, rock, minimale ma fascinoso, Weekend Suffering è energia pura pronta a detonare. In Borderline Crazy fa bella mostra di sè il campanaccio che dà la stura a riff incrociati e spinosi e un solismo coinvolgente, con la voce stregonesca che cattura chi ascolta, Check Your Head parte come una classica hard rock song, per poi salire di tono in uno splendido chorus esaltato da armonie e melodie rancide, interessante anche il bridge sbrecciato dall’intervento solista pregevole di Kristian Solhaug che conferma come i ragazzi non siano dediti al 1-2-3-e via, ma hanno preparazione musicale e perizia che estrinsecano con acida virulenza. Sick Adrenaline dice già tutto nel titolo, sparata, elettrizzante e con un riff post chorus catramante e un solo dissonante che dà assuefazione, bellissima Everybody Riot, anthem vero e proprio, cesellato su chitarre resistenti e linee vocali asprigne. Go Fuck Yourself ha chitarre quasi class metal e dal vivo deve rendere in maniera eccezionale per il tessuto pregiato di cui è costituita, compreso un ritornello scatenante pogo e consensi. Siamo quasi al termine, Chaos In a Bombshell scoppia di salute sleaze e street, ancora lodi per la performance di Lizzy DeVine che sa raschiare via l’intonaco dai muri con una sola strofa, coralità come sempre caotiche ed espressive, solo della sei corde come carbonella accesa nella schiena, poi Devilicious serra i boccaporti dell’album con un pezzo incentrato sul na-na-na-na che pervade ogni secondo della stesura e lo rende ancor più appetibile.
Questi “ragazzi dalle Intenzioni Crudeli” ci sanno fare e sfornano un debutto davvero corrosivo e catturante, certo i tempi dei party selvaggi, in una L.A. tempestata di band, sono lontani, ma No Sign of Relief si candida a diventare un punto di riferimento per gli amanti del genere rozzo, sozzo e stradaiolo. Con tanto di accumulo di freschezza nel sound, botte di gioventù arroventata e voglia di farcela. Bella sorpresa guys!
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9
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Da vecchio nostalgico dico che questo lavoro spara molto bene!!
Avete citato i sex pistols che oggettivamente non c entrano nulla ma questi pezzi spaccano.
Gli ingredienti ci sono tutti !!
Voto alto. Molto alto. |
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8
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Disco sicuramente gradevole! Apprezzavo molto i VOJ quindi avevo molte aspettative. Come debutto direi che ci siamo! Certo manca un po' di varietà, le canzoni tendono ad assomigliarsi tutte ma ci sono le basi per un radioso futuro! |
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7
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Ormai quasi tutte le uscite nuove in questo campo mi danno davvero sui nervi. Dov'e la musicalità di una volta? Dove sono le melodie che ti prendono e ti portano via? Boh..Non so, ma devo ammetterlo, quasi nuova uscita in campo glam, Street hard rock mi fa vomitare. Per fortuna ci sono le eccezioni. I Vains of Jenna già non erano male, li avevo visti suonare due volte con alcuni miei Friends, che li portarono qua a Torino. Insomma il mix mi piace, la voce c'è, il sound e l'attitudine pure, e pare anche le melodie giuste. Cazzo. Lo cercherò. |
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6
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Interessante,in questo periodo sto consumando il debutto dei Crashdiet e i cari vecchi LA Guns....Me lo vado a sentire |
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5
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Grazie noi facciamo sempre del nostro meglio, ma segnalateci qualcosa che magari ci scappa, così possiamo recuperarla in un secondo momento  |
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4
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@Barry: siete dei grandi😉 ma purtroppo non riuscite sempre a recensire alcuni dischi del genere. Questa è stata una sorpresa! |
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3
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Un fulmine a ciel sereno. Veramente notevole come esordio. Grintosi, viziosi, song a presa rapida e una produzione che sebbene sia 'moderna' non ne sminuisce l'effetto stradaiolo (cioè reale). Ogni tanto giungono good new anche in ambito hair/street metal  |
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2
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Siamo persone serie, noi  |
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1
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Non mi sarei mai aspettato questa recensione, ma ne sono felice.
Album STREPITOSO!!!! Un debutto coi fiocchi, anche se Lizzy non é iluna faccia sconosciuta, ad alto voltaggio Street o Sleaze come preferisco io. Voce viziosa, una band che sforna riff a ripetizione, sezione ritmica terremotate, undici canzoni senza filler come hai bei tempi, un anthem dietro l'altro, tanto che non riuscirei ad indicare un brano sopra l'altro. Fregandonene di cosa dicono gli altri io gli do 90 per un disco che entra di diritto tra i top dell'anno. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Jawbreaker 2. Reckoning 3. Genie’s Got a Problem 4. Weekend Suffering 5. Borderline Crazy 6. Check Your Head 7. Sick Adrenaline 8. Everybody Riot 9. Go Fuck Yourself 10. Chaos In a Bombshell 11. Devilicious
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Line Up
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Lizzy DeVine (Voce) Kristian Solhaug (Chitarra) Mats Wernerson (Basso) Robin Nilsson (Batteria)
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RECENSIONI |
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