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LEGEND CLUB, VIALE ENRICO FERMI 98 - MILANO

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ARCI BELLEZZA, VIA G. BELLEZZA 16/A - MILANO

Today is the Day - Sadness Will Prevail
16/02/2019
( 1966 letture )
Steve Austin, classe 1966, nato nei pressi di Detroit e rimpallato varie volte sulla via delle Country Roads statunitensi. Personaggio complesso, controverso: fanatico del dolore, delle armi d'assalto e della bandiera a stelle e strisce, poli-strumentista, compositore e ingegnere del suono sin dalla adolescenza; un passato dark e gothic, l'ingresso sprezzante nel noise-rock che conta, un amore viscerale mai occultato per Pink Floyd, King Crimson e per una certa inclinazione a comporre musiche e opere "universali". La sua particolare interpretazione della musica colta e cerebrale è anche essa impenetrabile: lo spazio equivale al vuoto, la struggevolezza è disperazione, il suono è disturbo, ogni percezione è sinonimo di annichilimento.

I Today is the Day sono sua diretta propagazione e trascendenza, nonché, a detta di chi scrive, uno dei monicker più minacciosi e calzanti della storia del Rock. I tre album d'esordio sotto Amphetamine Reptile evidenziano il loro stile sanguinario, oltranzista e dalle tinte Metal: fuori misura anche per la scuderia punto di riferimento della cagnara giovanile più disperata dei nineties. Approdano nel 1997 su Relapse Records e sfornano due capisaldi della loro discografia come Temple of the Mourning Star e In the eyes of God: la teoria del tutto, rivelata attorno a un concept occulto, cosmico ma marcatamente sacrilego e frutto di una personalità disturbata. Progressive, industrial, art-rock, post-hardcore, heavy metal tecnico e tecnologico. Austin non fu mai soddisfatto del lavoro dell'etichetta di Philadelphia né della scarsa promozione ricevuta, ma ancora due release lo separavano dalla scadenza naturale del contratto e dalla eventuale ri-discussione. Le turbolenze esterne, assieme alla sua abnegazione, lo portarono, nel 2004 con l'album Kiss the Pig, ad esplorare sentieri grindcore, recluso nel suo stesso studio assieme al neo-reclutato Michael Rosswog dei Circle Of Dead Children. Una storia che fa da cornice all'esperienza più complessa della sua esplorazione e ad un artwork che perfettamente la fotografa: contrasti esasperati dietro ombre inaccessibili, il bianco sterminato e asettico, l'umanità sconfitta e accovacciata nell'angolo di queste mura. E' facile comprendere che "La Tristezza Prevarrà" anche senza esplicitarlo a caratteri testuali, senza il bisogno di marchiare quella piccola confezione con lo stemma/monito più inquietante di sempre. Sul retro, i trenta titoli della piece sono scritti in rosso in un'unica soluzione di continuità, senza separazioni, senza punteggiatura: incapaci di raccontare che ci troviamo di fronte a un'opera colossale, di quelle che farebbero desistere prima ancora di addentrarci. Due CD, denominati semplicemente X e Y, della durata complessiva di quasi 2 ore e mezza.

Love equals Death equals Pain

Parole defluite con le sue grida sgraziate dal primo secondo, acutissime, impiastricciate di effetti digitali e scandite su un ritmo lento, su distorsioni, samples, trigger di batteria, pattern che alternano sfuriate a rallentamenti perentori; e seguono riff serrati, matematici, accordi cacofonici e ancora fraseggi e scale che ci evocano un Robert Fripp sotto steroidi e contagiato dal virus della rabbia. Austin cura anche i synth e gli innesti rumoristici, come la fastidiosissima sequenza del modem in banda fonica 32k di Criminal, emblema dell'avvento di internet e dell'impalpabilità dei contatti umani. Isolamento, alienazione, auto-deterioramento, violenza: sentimenti tramutati in musica ed incastrati tra i martellamenti scomposti e ricombinati dell'eccellente Marshall Kilpatric. Nei 75 minuti del cd X, i brani dal songwriting più roccioso (oltre alle due opener, Crooked con l'esplicito chorus Fuck The Law, The Nailing, Invincible ed il poderoso singolo The Descent, inconfondibile per il riffing strappa-corde) si alternano alle composizioni più abituali del trio, allucinate e lunatiche come i loro esordi (Face After The Shot, Unearthed, Aurora) in cui non mancano gli innesti rumoristici dell'orrorifico Jef Whitehead, meglio noto come Wrest dei Leviathan, o degli archi a cura di Jackie Gratz e Kris Force degli Amber Asylum, già collaboratrici di Steve Von Till e orbitanti nelle galassie Neurot Recordings e Release Entertainment. Un concept unico, filante, eterogeneo nelle sonorità, legato da intermezzi che sfiorano l'ambient più caustico, parti rassicuranti e melliflue, anche di pianoforte, o ancora passatempi spudorati di un paziente psichiatrico alle prese con multi-effetti e processori elettronici.

La sala si rabbuia nuovamente e Y riprende da dove ci siamo lasciati: i primi 8 minuti sono spiazzanti nel continuo macinarsi di riff caotici, matematici, con un marcato accento sulle composizioni strumentali e sull'incedere di poliritmie. L'intro parlata di Flowers Made Of Flesh ci consegna uno dei brani più caratteristici dell'intero album, ancora una volta giocato su suoni taglientissimi ed un misto asfissiante di noise, hardcore e post-punk. Il secondo disco sembra più maniacale, meno intangibile e meno aspro nelle linee vocali: si rinnovano breaks lievi, ma glaciali per l'uso di tastiere e synth minimali (Your Life is Over e Vivicide), prima di ri-esplodere nel Metal moderno di Miasma, nelle inclinazioni sludge di Times Of Pain e Breadwinner e nella rilettura deviata di qualsiasi genere e stile compiuta dai nostri. Never Answer The Phone è manifestamente ispirata a uno migliori psico-thriller degli ultimi tempi (Memento di Nolan), sulle cui note Austin edifica la suite conclusiva di questa mastodontica opera, chiamata propriamente Theme, epilogo di una grande epopea classica, colonna sonora di un film autobiografico di una mente schizoide, irrequieta, orgogliosa ed impassibile, anche negli istanti più evanescenti dell'album: un novello John Carpenter ammorbato dell'energia più nera di scuola Tesco Organisation, ma sempre e forzatamente radicato nel midollo degli Stati Uniti, al di sotto delle grasse interiora, più a fondo della materia umana.

Missione riuscita.



VOTO RECENSORE
84
VOTO LETTORI
97.45 su 11 voti [ VOTA]
frederick rotta
Lunedì 18 Febbraio 2019, 11.46.47
2
Disco da 100
Selenia
Sabato 16 Febbraio 2019, 18.29.57
1
Ho amato alla follia questo disco.
INFORMAZIONI
2002
Relapse Records
Post Core
Tracklist
CD 1
1. Maggots And Riots
2. Criminal
3. Distortion Of Nature
4. Crooked
5. Butterflies
6. Unearthed
7. The Descent
8. Death Requiem
9. Christianized Magick
10. Voice Of Reason: Vicious Barker
11. Face After The Shot
12. The Ivory Of Self-Hate
13. The Nailing
14. Mistake
15. Invincible
16. Aurora
17. Sadness Will Prevail

CD 2
1. Myriad
2. Spaceship
3. Flowers Made Of Flesh
4. Your Life Is Over
5. Control The Media
6. Vivicide
7. Miasma
8. Times Of Pain
9. Breadwinner
10. Friend
11. Never Answer The Phone
12. I Live To See You Smile
13. Sadness Will Prevail Theme
Line Up
Steve Austin (Voce, Chitarra, Tastiere, Samples)
Chris Debari (Basso)
Marshall Kilpatric (Batteria)
 
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