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God Forbid - Gone Forever
11/05/2019
( 972 letture )
Dal New Jersey con amore, odio, rabbia e heavy metal. Una breve cartolina oltreoceano per presentare gli ora dismessi (sigh!) God Forbid, band di classe e cuore che, senza ombra di dubbio avrebbe meritato di più. Una fine prematura e per certi versi simile a quella dei coetanei Shadows Fall, con i quali il quintetto ha condiviso il palco più volte a inizio carriera. Dopo album promettenti ma non propriamente a fuoco, i Nostri tornano sulle scene con il peculiare e granitico Gone Forever sotto l’egida della sempre attenta Century Media. È il 2004 e molte realtà di metal moderno si affacciano sul mercando cercando spiragli di sorta e notorietà. E se è vero che ogni ciclo ha una fine, per i God Forbid, band difficilissima da etichettare, il discorso è completamente differente. Andiamo a scoprire il perché…

Prodotto dal bravo Eric Rachel e mixato dal fenomenale Colin Richardson, Gone Forever si presenta come uno spaccato anti-temporale e decisamente futuribile. Un pugno in faccia di 41 minuti, suddiviso in 9 succosissime tracce abrasive. Esattamente come in “Timecop”, veniamo sbalzati costantemente avanti e indietro nel tempo con una ricca ricerca sonora e una serie di arrangiamenti che non si sbilanciano mai troppo, ma che intelligentemente accarezzano una vasta gamma di sfumature: dal metal-core al thrash, fino all’heavy metal tout-court.
I giochi sono affidati all’arrembante incipit di Force-Fed, con un breve delay che anticipa una scorribanda thrash e alcune armonizzazioni appena accennate. La voce roca e graffiante del mastodontico singer afro-americano Byron Davis convince sia nella versione aggressiva sia nei contro-cori, condivisi con il chitarrista ritmico Dallas Coyle, riff-maker sottovalutato e seconda voce abile e convincente. Chiariamo subito: gli assoli non si sprecano e piovono come fossero polpette aliene a cura del bravissimo Doc Coyle (co-fondatore della band e ora nel super-gruppo Bad Wolves). Il codino di Force-Fed rallenta per un roccioso breakdown di matrice –core, per poi catapultarci nel primo singolo dell’album, la focosa e melodiosa Antihero, che si trascina dominanti riff old-school per poi armonizzarsi nei versi principali, scanditi ancora una volta dalla rabbiosa ugola di Byron Davis e dai frequenti intermezzi solisti di Doc, che spezza la tensione e regala tecnica e gusto. L’anti eroe sfavillante è un in realtà un singolo solo per definizione, anche perché i break ritmici e rallentati sono squisitamente heavy (e sempre controbilanciati da qualche svisata melodica importante).
I God Forbid non si fanno intimorire e non ricercano la via facile: niente melodie casuali e radio-friendly, ma solo una costruzione della canzone tipicamente metal: compatti quando serve, armoniosi il giusto e devastanti per la restante porzione sonora.
L’album si presenta con un bel packaging e una copertina malinconica. E mentre la potente e catchy Better Days è tipicamente figlia della prima ondata metalcore, la successiva Precious Lie abbassa i toni, aprendosi con un fraseggio aperto e distante. Si alza il sipario ed ecco un brano cadenzato, dominato da riff muscolosi ma anche dalle melodie cupe e sofferte di Dallas Coyle e da un break chitarristico stupendo, nonché da una parte finale destrutturata e greve. La strada si fa sempre più buia e i corvi iniziano a posarsi intorno a noi mentre proseguiamo sul sentiero sterrato: è ora della terremotante Washed-Out World, che si apre con una intro strumentale, doppia cassa e breve assolo che si evolve in un vigoroso up-tempo dalle venature tecno-thrash. Byron Davis canta con trasporto, mentre i cori ricordano alcune soluzioni dei Nevermore. La varietà presente nel corso dell’ascolto salva ed eleva Gone Forever all’ennesima potenza, regalandoci un album aggressivo e ben bilanciato. Non ci lasciamo sfuggire tutti i passaggi e le cromature, piccolezze atmosferiche e melodie nascoste. I fratelli Coyle ci regalano un breve bridge “sospeso” prima della frammentata ripresa finale.

Corey Pierce fa la sua parte percuotendo violentemente le pelli e disegnando strutture ritmiche ora nervose e complesse ora dirette ed esemplificate, mentre la seconda e ultima parte del platter conferma le nostre vecchie e nuove impressioni. Bordate thrash moderne (Living Nightmare) si alternano a brani con spezie e sapori differenti (la title-track), per poi chiudere il cerchio mistico-metallico con la conclusiva Judge the Blood, manifesto del sound GF-2004. Sei minuti conclusivi corroborati da classicismi, pianoforte e dramma notturno. Il mood dell’intero lavoro è compresso all’interno dell’ultima traccia per un veloce e arguto riepilogo dell’ascolto appena concluso. Intro in avorio e primi passi a cura delle chitarre melodiche e sognanti. Una struttura più complessa, se vogliamo, che si perfezionerà nei seguenti lavori, il concept IV: Constitution of Treason e il progressivo Earthsblood.

Da sempre una delle migliori realtà della tanto valida quanto bistrattata NWOAHM, i God Forbid iniziano a spaccare le montagne proprio dal suddetto album e, per qualche anno, continueranno a farlo nel migliore dei modi, sempre migliorando e sempre con umiltà, creatività e devozione. Dopo tanti anni Gone Forever continua a essere un punto di riferimento ma, soprattutto, un bellissimo album.




VOTO RECENSORE
82
VOTO LETTORI
83.18 su 11 voti [ VOTA]
livio
Lunedì 13 Maggio 2019, 16.47.09
1
Gran disco, peccato che nel calderone metalcore di quegli anni fu poco considerato. Voto perfetto
INFORMAZIONI
2004
Century Media
Metal Core
Tracklist
1.Force-Fed
2. Antihero
3. Better Days
4. Precious Lie
5. Washed-Out World
6. Living Nightmare
7. Soul Engraved
8. Gone Forever
9. Judge the Blood
Line Up
Byron Davis (Voce)
Doc Coyle (Chitarra)
Dallas Coyle (Chitarra, Voce)
John “Beeker” Outcalt (Basso)
Corey Pierce (Batteria)
 
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