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Diablo Swing Orchestra - The Butcher`s Ballroom
29/06/2019
( 1711 letture )
Mea culpa, ecce signum, corpus vile, coram Deo
Pactum serva, scala caeli, gloria Patri, pax et bonum
Sine cura, vade mecum, casus belli, lusus naturae
Dies illa, velut luna, dona es virtum


L'andamento ritmico della campana di un ride, il pedale di un charleston che dà il tempo e un walking bass che sembra provenire da un locale di una New York degli anni Trenta.
Un disco swing su Metallized?
No, perché dopo pochi secondi ad entrare è una chitarra elettrica in power chords accompagnata da una vivace sezione di fiati.
Sono voci distorte e sopranili in latino quelle che sento?
E perché la canzone si chiama Balrog Boogie? Aiutatemi, mi sto immaginando un incazzoso Flagello di Dùrin che balla sull'ancora intatto ponte di Moria.
Assoli con un wah-wah maltrattato? Schiocchi di dita e filler tiratissimi di batteria?
Dove siamo finiti?
In Svezia.
Decidetelo voi se abbia senso. Io non lo so più.

Quando nel 2006 i Diablo Swing Orchestra fecero la loro comparsa sulle scene con il qui presente The Butcher's Ballroom (tra l'altro reso disponibile in download gratuito su Jamendo) scombinarono un po' alcuni equilibri.
O meglio, diedero una scossa di un'intensità inaspettata alla nicchia di persone che decise di ascoltarli. Perché pur non essendo -causa ridotta diffusione- fautori di un cambio di paradigma nell'ambito metal, seppero innovare in un modo che rimase scolpito nelle teste degli ascoltatori.
Che il futuro di certi generi sia l'ibridazione è un assunto che -con gli anni- tende ad acquisire sempre maggiore rilevanza, e quanto fatto da Håkansson e soci nel 2006 fu una considerevole prova in tal senso.
In realtà, la band di Stoccolma era attiva già da tre anni al momento della pubblicazione del disco qui analizzato, e aveva prodotto un EP dal titolo Borderline Hymns che racchiudeva alcuni dei brani poi confluiti nell'esordio. Ciò però non fece presagire abbastanza in anticipo l'impatto del primo full-lenght.
A colpire è solo l'ibridazione tra swing e metal anche più tirato (finale di Heroines), ma l'eclettismo con cui nel disco si passava da questa “forma base” ad incursioni sinfoniche mediate soprattutto dalla voce lirica di AnnLouice Lögdlund e del violoncello di Johannes Bergion (sempre finale di Heroines per darvi un'idea).
Per non dimenticare pezzi dall'atmosfera “latina” come Poetic Pitbull Revolutions, che parte da un'atmosfera simil-tradizionale messicana, per sconfinare in un brano heavy-power con tanto di palm muting e stacchi operistici. Un insieme apparentemente senza senso (per non parlare dell'ironia del titolo, una costante in tutto l'album) e che pure un senso ce l'ha eccome (con buona pace dei presunti rocker nostrani).
Abbiamo poi una ballad come D'Angelo (tutta cantata in italiano), con entrambi i chitarristi Pontus Mantefors e Daniel Håkansson a dare il meglio di loro con le chitarre acustiche.
Se parliamo di sperimentazione non possiamo poi non citare Gunpowder Chant, una strumentale che mischia melodie orientaleggianti, elettronica e didgeridoo (strumento della tradizione aborigena australiana).
Notevole anche la più serrata Wedding March for a Bullet, con un drumming serratissimo di Andreas Halvardsson che sostiene un brano tirato che dimostra bene le doti dei Diablo Swing Orchestra quando si tratta di spingere sull'acceleratore (elemento comune anche a brani come Zodiac Virtues, che rappresenta un ottimo manifesto della musica degli svedesi).


La produzione di The Butcher's Balloom rende giustizia al lavoro certosino dei Diablo Swing Orchestra, coerentemente con l'ibrido proposto sono state enormemente valorizzate le dinamiche degli strumenti. Sia perché strumenti come il violoncello non possono prescindere da un po' di respiro in tal senso e sia perché il feeling delle parti più lente e swing si sarebbe completamente perso in una produzione che valorizzasse soltanto la componente metal, qui meno appesantita ma comunque molto godibile.
La registrazione è pulita, timbricamente piacevole e mixata in modo netto, con poca controfase e una facilità di discernimento degli strumenti notevole.

The Butcher's Ballroom è un caposaldo.
Rimane ad oggi una delle prove più interessanti mai proposte in ambito di metal sperimentale e ha contribuito a dare lustro ad un act, che ha comunque sempre mantenuto dei livelli alti in tutti e quattro gli album della loro lunga carriera.
Se vi manca è da recuperare.

Well-paid Jesus, vicious nails by tired angels of mine
Fresh taste of first light when they do come down
Skin-deep memories of siren lullabies
Sealed from us from me from everything you go
Despair you tend to bring to me, to us, to everything with tide comes



VOTO RECENSORE
88
VOTO LETTORI
95.33 su 3 voti [ VOTA]
Jan Hus
Martedì 2 Luglio 2019, 9.18.42
3
Bellissimo e divertentissimo.
Room 101
Lunedì 1 Luglio 2019, 11.09.56
2
@Maksa: Grazie della segnalazione, ho corretto il refuso!
maksa
Domenica 30 Giugno 2019, 10.03.19
1
Questo album è spettacolare, la proposta demenziale ma un po' autolimitante del gruppo qui suona fresca e nuova, è quello che riascolto più spesso e più volentieri. Bellissima recensione tra l'altro, l'introduzione rende proprio l'idea! Piccola nota, il titolo è "The Butcher's Ballroom", non solo room.
INFORMAZIONI
2006
Gillioutine Grooves
Avantgarde
Tracklist
1. Balrog Boogie
2. Heroines
3. Poetic Pitbull Revolutions
4. Rag Doll Physic
5. D'Angelo
6. Velvet Embracer
7. Gunpowder Chant
8. Infralove
9. Wedding March for a Bullet
10. Qualms of Conscience
11. Zodiac Virtues
12. Porcelain Judas
13. Pink Noise Waltz
Line Up
AnnLouice Lögdlund (Voce)
Daniel Håkansson (Chitarre, voce e sitar)
Pontus Mantefors (Chitarre, synth, didgeridoo)
Johannes Bergion (Violoncello)
Andy Johansson (Basso)
Andreas Halvardsson (Batteria)
 
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