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Diablo Swing Orchestra - Pacifisticuffs
02/03/2018
( 2864 letture )
E’ difficile non avvertire una vena provocatoria nella musica della Diablo Swing Orchestra. ˈˈArmatevi, fratelli e sorelle, d’amoreˈˈ è l’enunciato che apre il quarto album in studio del folle gruppo svedese, un modo per far storcere subito il naso ai puristi del genere più aperto e allo stesso tempo più elitario del mondo, il metal. Come da tradizione questo viene colorato da influssi di musica classica e digressioni orchestrali, parentesi folkloristiche, momenti jazz e suggestioni dance, ma la grande novità, presentata al pubblico nel 2014, è il cambio della cantante, che sancisce il passaggio da uno stile vocale lirico a uno quasi pienamente pop. Sempre più liberi da qualunque preconcetto ma adorabilmente vincolati all’infastidire sempre e comunque chi vuole chiudere l’arte dentro determinate barriere, rilasciano nel dicembre 2017, 5 anni dopo Pandora’s Piñata, questo Pacificisticuffs, spiccatamente ironico sin dal suo titolo.

Knucklehugs (Arm Yourself With Love) potrebbe essere tranquillamente il singolo di una band irish folk moderna, dall’incedere irresistibile e dalle linee vocali memorabili. Il finale swing rafforza lo spirito sardonico della band, che con la successiva The Age of Vulture Culture mantiene l’atmosfera del brano d’apertura pur spostandosi geograficamente: dall’Irlanda si passa ai Balcani. Il trombone è assoluto protagonista di un saliscendi imprevedibile sui generis che comunque, come tutto il disco, ha il suo più grande punto di forza nelle chitarre, spiegando così l’interesse di tanti amanti della musica metal verso un gruppo come la DSO. Le sei corde esaltano in ogni loro sfaccettatura, dai momenti aggressivi e taglienti a quelli più riflessivi, ma non hanno mai il timore di farsi da parte se le dinamiche compositive lo richiedono. Con Superhero Jagganath l’atmosfera è ancora quella della terra slava, ma nella parte centrale si è come teletrasportati alle Hawaii, con una variazione impeccabile sul tema del brano. Le tre voci si sposano alla perfezione in questo inciso di poco più di un minuto, che anticipa una coda particolarmente irrequieta e volubile. Dopo il breve intermezzo ambient di Vision of the Pureblind si ha la sensazione che il prog voglia prendere in mano la situazione, ma è solo un’illusione. Questo è solo uno dei volti di Lady Clandestine Chainbreaker, da affiancare alla ballabilità tipica del tango e a momenti jazz anche molto vicini alla colonna sonora del recente La La Land, opposti all’incipit della successiva Jigsaw Hustle, che richiama invece il cinema muto. Poi però è la dance a fare incursione, la disco per essere precisi, e il brano diventa una continua battaglia tra metal e disco/dance che si conclude senza vincitori, ma con un lieto fine, permettendo a due generi agli antipodi di convivere serenamente.

Le prestazioni dei musicisti sono impressionanti, non c’è un solo elemento della Diablo Swing Orchestra che non riesca a unire tecnica sopraffina e gusto; una precisazione doverosa e fondamentale in vista di una seconda parte di disco generalmente meno ispirata della prima. Ode to the Innocent è la canzone più pacata del disco, costruita unicamente su una sezione d’archi e sulla voce mirabolante di Kristin Evegård. Lontana anni luce dall’essere brutta, ma fin troppo nella media per gli standard tenuti sino a questo punto dalla DSO. Interruption esordisce con una marcia in più, ma la foga heavy è tirata fuori solo a tratti e le parti calme smorzano eccessivamente un brano che necessitava forse di essere più esuberante. La breve Cul-De-Sac Semantics riporta in scena atmosfere cinematografiche d’altri tempi e Karma Bonfire ne prende il testimone, riportando alla mente i musical vecchia scuola in un tripudio di arrangiamenti barocchi che –finalmente- può dirsi a livello dei brani del lato A. Ma la chiusura è una mezza delusione, non tanto per i 40 secondi di banjo di Porch of Perception, quanto per Climbing the Eyewall, che è da considerarsi il vero epilogo dell’album. Non coinvolge quanto dovrebbe, è frettoloso e appare stranamente disorganico per un gruppo che ha dimostrato di saper unire in maniera eccellente le sue innumerevoli influenze. La sensazione che manchi qualcosa a questo brano è forte ed è un peccato, ma a pensarci bene l’outro di banjo tira su il morale.

Il gioco è sempre lo stesso, ma la Diablo Swing Orchestra sa perfettamente come schierarsi sul campo. Non placa la costante ricerca musicale, non perde l’abilità di trattare con classe generi musicali molto distanti tra loro. Produce sempre alla perfezione Roberto Laghi, che calibra suoni e strumenti con la stessa sapienza e la stessa classe che ha la band nell’esecuzione. Pacifisticuffs non è solo divertente da ascoltare, è sofisticato, forse eccessivamente, ma sicuramente stimolante.



VOTO RECENSORE
77
VOTO LETTORI
81 su 5 voti [ VOTA]
Pacino
Domenica 4 Marzo 2018, 12.49.03
4
Grande band, discreto disco. Voto 78
Graziano
Sabato 3 Marzo 2018, 13.14.53
3
Album più che valido, anche se perde un po' quei connotati di follia creativa dei primi album. Il cambio della cantante li ha forse resi più appetibili, ma anche più stabili nelle composizioni, manca come dicevo la canzone che spiazza. Poi avercene di band così!!!
Metal Shock
Sabato 3 Marzo 2018, 12.38.31
2
Non li conoscevo ed ho provato ad ascoltarli per curiosità. Sono simpatici e sanno suonare ma dopo un po' mi stufano...Non fanno per me.
Anal Bag
Sabato 3 Marzo 2018, 0.44.29
1
un altro buon disco di questo gruppo,bene così!
INFORMAZIONI
2017
Spinefarm
Avantgarde
Tracklist
1. Knucklehugs (Arm Yourself With Love)
2. The Age of Vulture Culture
3. Superhero Jagganath
4. Vision of the Purblind
5. Lady Clandestine Chainbreaker
6. Jigsaw Hustle
7. Pulse of the Incipient
8. Ode to the Innocent
9. Interruption
10. Cul-de-sac Semantics
11. Karma Bonfire
12. Climbing the Eyewall
13. Porch of Perception
Line Up
Kristin Evegård (Voce, Piano)
Daniel Hakånsson (Voce, Chitarra)
Pontus Mantefors (Voce, Chitarra, Sintetizzatore)
Anders “Andy” Johansson (Basso)
Johannes Bergion (Violoncello)
Martin Isaksson (Tromba)
Daniel Hedin (Trombone)
Johan Norbäck (Batteria)
 
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