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Finsterforst - Zerfall
07/08/2019
( 1650 letture )
Passata la parentesi pecoreccia dell’EP #YØLØ, che vedeva tra le altre cose i Finsterforst cimentarsi con cover agghiaccianti di Micheal Jackson e Miley Cyrus, la band del Baden-Württemberg torna alla sua amata Foresta Nera. Con il loro quinto album Zerfall, i Finsterforst riprendono il percorso sospeso con l’ultimo full-lenght Mach Dich Frei, tanto a livello lirico che sonoro. Un suono consolidato e personale quello del sestetto tedesco, il cui autodefinito black forest metal è stato spesso accostato ai Finlandesi Moonsorrow. In verità, la vicinanza si limita all’uso della lingua nazionale e alla lunghezza dei brani. Rispetto ai finnici, comunque inavvicinabili, i Finsterforst sono più atmosferici, meno epici e meno potenti. La band propone quello che in origine era un melodic death metal lineare, sulla falsariga di Månegarm e Thyrfing, arricchito da melodie di tastiera e fisarmonica. Dicevamo “in origine”, perché il sound dei tedeschi parte da tali basi per costituire qualcosa di diverso, trasfigurato senza dubbio dall’enorme durata dei brani, che in questo caso non scendono mai sotto gli otto minuti. Le canzoni si presentano quindi parecchio (de)strutturate. Malgrado qualche rara accelerazione black metal, il tutto resta su di un solido mid-tempo, scandito da riff semplici e marziali. Al di là delle singole melodie, è l’insieme che conta, avvolgente e atmosferico, un insieme che tende a mettere da parte gli stilemi della forma-canzone. I cinque brani dell’album sono infatti più assimilabili ad altrettante suite di musica classica, un fiume nel quale immergersi, piuttosto che a canzoni composte da elementi ripetuti immediatamente riconoscibili.

Andando a guardare la tracklist più da vicino, notiamo come solo la title-track, la traccia più corta dell’album, possa essere considerata un brano nel classico senso del termine. Vi si riconosce un’alternanza regolare, che esplode nell’azzeccato ritornello in clean, uno di quei refrain viking che ti gonfiano il petto. Il brano presenta tutte le caratteristiche del Finsterforst-sound: potenti cori, copiosi tappeti di tastiera, delicati momenti strumentali. Tutto ciò si ritrova negli altri brani, molto più articolati e estesi. Sbirciando qua e là, ci si imbatte in piacevoli scoperte, come le melodie di fisarmonica di Fluch des Seines, dove un furioso attacco in tremolo picking si tramuta in una trascinante melodia, o il lieve stacco acustico di Weltenbrand, o ancora le voci tribali in Ecce Homo. Vero cuore dell’album, la suddetta canzone batte tutti i record di durata detenuti dai pur prolissi tedeschi: 36 minuti. Un vero e proprio exploit, questo brano più lungo di molti album è un intero mondo a sé, dove ancora ritroviamo, seppur dosati e distribuiti diversamente, tutti gli elementi costitutivi della musica dei Finsterforst. Insomma, non si può certo rimproverare alla band di non prendersi il proprio tempo, anzi.

Da un lato, i sei tedeschi sembrano avere tutti i mezzi per gestire delle lunghezze così fuori dal comune: le canzoni sono ben costruite, e l’album scorre via piacevolmente. Scorre fin troppo, per la verità perché, d’altro canto, i brani non presentano degli elementi che le distinguono l’uno dall’altro, e tendono quindi ad assomigliarsi parecchio. L’uso generalizzato del mid-tempo non dinamizza le cose. Si può quindi dire che, pur non soffrendo di grandi difetti, Zerfall non offre nemmeno grandi punti d’interesse, tuttalpiù dei singoli momenti sciolti nel mare costante in cui naviga l’ascoltatore. Quello che prevale è una sensazione di calma piatta, gradevole certo, ma il rischio di noia resta dietro l’angolo.



VOTO RECENSORE
70
VOTO LETTORI
60 su 3 voti [ VOTA]
Griso
Giovedì 8 Agosto 2019, 17.37.35
3
Ciao Cerberus, mi dispiace se la recensione ti sia sembrata poco chiara. Per "atmosferico" intendo una costruzione dei brani meno incentrata sul riff di chitarra riconoscibile, quanto sull'insieme degli strumenti che formano appunto un'atmosfera, costituita da ampi inserti di tastiera e da riff semplici e di riempimento. Riguardo a Månegarm e Thyrfing, personalmente non ci vedo granché di black metal, se considerato come quello norvegese della prima ondata, quanto più una derivazione (è vero) semplificata e scarna del melodic death scandinavo. Al di là delle etichette, il punto centrale è fornire un confronto indicativo.
Cerberus
Giovedì 8 Agosto 2019, 16.52.16
2
Premetto che non ho ascoltato tutto il disco (e lo farò con piacere, spero), ma la recensione non mi pare bene argomentata. Bisognerebbe precisare il senso di "atmosferico" e stabilire perché i Finsterforst sono più "atmosferici" dei Moonsorrow, dato che la discografia dei finnici è ricca di spunti di questo tipo. Inoltre, "Melodic death metal" fa pensare più ai Children of Bodom che ai Månegarm e ai Thyrfing, che hanno invece un sound black di radice bathoriana. PS: "Fluch des Seins" è senza la E.
Jukka
Mercoledì 7 Agosto 2019, 22.51.16
1
Bella recensione😉 d'accordo su tutto tranne un punto.. I Manegarm e i Thyrfing sono tutto fuorché melodic death!!!
INFORMAZIONI
2019
Napalm Records
Viking
Tracklist
1. Wut
2. Zerfall
3. Fluch des Seins
4. Weltenbrand
5. Ecce Homo
Line Up
Oliver Berlin (Voce)
David Schuldis (Chitarra)
Simon Schillinger (Chitarra)
Sebastian Scherrer (Tastiera)
Tobias Weinreich (Basso)
Cornelius Heck (Batteria)
 
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