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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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Finsterforst - ...Zum Tode Hin
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( 4622 letture )
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La prima assoluta sorpresa del 2009 giunge dagli anfratti inospitali della Foresta Nera e dalle sue radici millenarie, corre su per i tronchi ostili che la animano e si proietta verso il cielo. Così le note di Zum Tode Hin sospinte dai venti settentrionali si spargono come gemme cariche di essenze selvagge attraverso il vecchio continente.
I Finsterforst non tardano a tornare sulla scena e lo fanno nel migliore dei modi e in una maniera del tutto inaspettata. La band si forma nel 2004 nel Baden-Württemberg, uno dei sedici stati federali della Germania. Il primo lavoro dei tedeschi risale al 2006 con l'EP Wiege Der Fisternis che riprende e amplia la lezione di gruppi folk finnici quali Finntroll e Korpiklaani. Weltenkraft nel 2007 si presenta come il primo full-lenght ma sostanzialmente le carte in tavola non vengono mischiate anche se si avverte un calo qualitativo rispetto all'EP. Eppure, nonostante lavori apprezzabili, la scarsa originalità della proposta ha impedito che l'impatto sulla scena dei Finsterforst fosse totale, ponendo in maniera dubbiosa qualche interrogativo sulla band.
Ora, una volta affrontati gli esordi e descritta seppur in maniera sommaria la natura dei germanici, potete benissimo cancellare l'idea approssimativa che vi siete fatti e tuffarvi a mente libera nell'ascolto di Zum Tode Hin. I Finsterforst del 2009, seppur mantenendo la vena derivativa, intavolano un album da brividi che si discosta, anche se non completamente, dai lavori precedenti e si immerge in una musicalità meno diretta e molto più elaborata. L'album infatti può essere paragonato alle epopee drammatiche dei Moonsorrow, sia per la struttura sia per la lunghezza dei brani che in tutti i casi i superano i dieci minuti per arrivare a battere i venti nella traccia conclusiva. Gli episodi non presentano più le tonalità frizzanti e dirette degli esordi ma costruiscono il loro incedere in tempi decisamente più lunghi e malleabili, con ritmiche a tratti sferzanti a tratti petulanti e cadenzate, che seguono il percorso armonioso dettato da un'universale fisarmonica. Arpeggi sinuosi dalla melodia incantata ghermiscono l'attento ascoltatore che si lascerà coinvolgere dalle visioni di un viaggio onirico alla ricerca di una paganità dichiarata e rispettata.
Nonostante la straordinaria lunghezza degli estratti i toni non calano mai. Certo, possiamo assistere a momenti di stallo, ma i ritmi forsennati di volta in volta tornano a spezzare gli equilibri e, supportati da una voce graffiante, scorrono come un fiume in piena per poi di colpo arginarsi di fronte ad aperture melodiche da far accapponare la pelle. Non solo i Moonsorrow come nel caso dell'opener Urquell possiamo ritrovare in questo disco. Le influenze infatti si dimostrano numerose ed eccellenti. Da vaghi riferimenti agli Agalloch e ai connazionali Menhir, fino agli Ensiferum e a Falkenbach, per il quale possiamo azzardare un paragone per l'atmosfera ricreata dai flauti incantati che irrompono nei brani rompendone la struttura, come nel caso di Seines Glueckes Schmied. Le influenze allo stesso tempo costituiscono, a mio avviso, l'unico limite del platter che nonostante l'impatto mostruosamente epico, rimane un'opera derivativa. L'insegnamento tratto dai maestri del genere però non deve essere considerato esclusivamente un limite. Lo è oggettivamente, mentre soggettivamente le emozioni che scaturiscono da questo lavoro sono impagabili e se ancora sfuggono alle sensazioni uniche di opere come Kivenkantaja di certo gli si avvicinano.
Cinque brani per una durata complessiva di settanta minuti. Un viaggio carico di passione e sentimento pagano, tra foreste oscure e ripidi pendii, accompagnati dal suono a tratti spietato a tratti fatato di flauti, chitarre acustiche e fisarmonica. Zum Tode Hin è un album ricco di atmosfere ricercate ma di facile assimilazione. Anche la notevole lunghezza dei brani non si pone come un ostacolo alla comprensione dell'album, ulteriore notifica a favore dei tedeschi. Per dirla in breve: seppur il richiamo ai Moonsorrow è palese, in questo ultimo lavoro dei Finsterforst non si riscontra l'osticità che avvinghia album del calibro di Verikaseet o Havitetty. L'ascolto in fin dei conti risulta lineare e scorre senza tante difficoltà. Questo anche nel caso della sontuosa Untergang traccia conclusiva dalla portata epica micidiale e dalla lunghezza di ben ventun minuti.
L'album mantiene così una qualità costante per tutta la sua lunghezza e difficilmente tende ad annoiare. La meraviglia delle chitarre acustiche e l'azzeccato utilizzo della fisarmonica segnano l'opera differenziandola da altri lavori. La fusione tra questi due strumenti che possiamo definire leader trova la sua massima esaltazione in Sturmes Ernte. Il brano, giocato tra arpeggi incantevoli, è l'unico ad essere apostrofato dal cantanto pulito che ruba la scena allo screaming, utilizzato in minor misura.
Per concludere bisogna dare adito ad alcuni cenni linguistici: “Finsterforst” dal tedesco può essere tradotto in Foresta Oscura, chiaramente un riferimento alla “Schwarzwald” meglio nota in Italia come Foresta Nera, svelando così un ulteriore tributo della band ai propri luoghi d'origine. Mentre Zum Tode Hin può essere tradotto in inglese come “Towards Death”: ...Verso la morte.
I Finsterforst nel 2009 si spogliano delle loro credenzialità e si presentano con un album che taglia con il passato. Un album che sancisce il salto di qualità di una band che pare aver raggiunto già una certa maturità. Zum Tode Hin per forza di cose spazza via tutto il lavoro precedente dei tedeschi, dona a loro una nuova veste dai ricami eleganti, e li pone in alti ranghi. Il sentiero intrapreso da questi giovani baldanzosi provenienti dalla Foresta Nera ora è libero dalle sterpaglie, spetta a loro proseguire il cammino. Avanti tutta.
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6
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Album ECCEZIONALE. Certo si sente che agli schwarzwaldi piacciono e non poco i Moonsorri, ma se provate ad ascoltare senza posizionarvi già le fette di prosciutto sulle orecchie sentirete anche le loro peculiarità. Avercene di album come questo! |
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5
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Porca vacca dimenticavo: ascoltate anche Jäästä Syntynyt dei Moonsorrow e vi accorgerete che Untergang, per quanto bella, è un copia-incolla dai Moonsorrow. |
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4
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Senza nulla togliere a quest'album, che reputo più che buono, devo dire che Myrnir ha pienamente ragione. Da grande esperto dei Moonsorrow vi dico che certe melodie sono copiate dall'album Verisakeet. Ascoltate la canzone Jotunheim dei Moonsorrow e poi ascoltate Untergang dei Finsterforst: vi accorgerete che certe melodie e strutture sono state copiate senza tanti complimenti. Ma a parte questo infelice aspetto l'album merita molto. |
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3
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A mio avviso non si parla di richiamo, si sfiora il plagio... Ci sono melodie e strutture COPIATE da brani di Verisakeet dei Moonsorrow... Ascoltate i due album di fila e ve ne accorderege anche voi... |
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2
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Davvero un gran album!Quest'album cresce sempre di piu ascolto dopo ascolto! La cosa che mi piace di piu è l'atmosfera delle canzoni e la loro complessità, solo dopo vari ascolti si riesce a capirle e non le rende stucchevoli dopo pochi ascolti. Mi sembra buona anche l'idea di mettere un brano con una melodia ben precisa come il primo, che è quello che si apprezza di piu all'inizio. Adesso invece l'epicità e l'atmosfera del terzo quarto e quinto brano mi hanno catturato completamente! |
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1
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Caspita che bella recensione. MI appresto a rimediare quest'album. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Urquell 2. Das große Erwachen 3. Seines Glückes Schmied 4. Sturmes Ernte 5. Untergang
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Line Up
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Marco Schomas (Voce) Simon Schillinger (Chitarra) David Schuldis (Chitarra) Sebastian "AlleyJazz" Scherrer (Tastiera) Johannes Joseph (Fisarmonica) Tobias Weinreich (Basso) Cornelius "Wombo" Heck (Batteria)
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RECENSIONI |
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