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Ritual - The Hemulic Voluntary Band
( 4909 letture )
La cover caricaturale del nuovo album dei Ritual (realizzata da Javier Herbozo) sembra quanto mai adatta a rappresentare quello che la musica cerca di evocare, riuscendoci in modo perfetto. The Hemulic Voluntary Band è un ottimo concentrato di folk, fantasy e prog rock. Attraverso sei tracce variegate e mai banali, i Ritual ci portano a spasso tra i mondi fantastici e folcloristici nati dall’immaginazione di Tove Jansson, nota scrittrice fantasy svedese.
Nonostante siano debitori ai padri del genere (Genesis era Gabriel su tutti) e di qualche act connazionale contemporaneo (chi ha detto Flower Kings e Kaipa) i nostri quattro svedesi riescono a centrare l’obiettivo, grazie ad una buona capacità tecnica, e soprattutto grazie alla loro capacità di songwriting, fattore non da trascurare in ambito progressive. Se poi si aggiunge il fatto che Patrik Lundström oltre a suonare la chitarra in maniera egregia, sa anche Cantare (si, avete letto bene, con la C maiuscola) allora non dovete far altro che consegnare circa 20 € al vostro negoziante di fiducia per assicurarvi questo album. Ma sto correndo troppo, procediamo con ordine, cercando di analizzare in linea di massima i tasselli di questo album.

S’inizia con la title track costruita su un particolarissimo tempo di batteria che si ripete per tutta la durata del pezzo. Il ritmo è tambureggiante, mi sembra di sentire un’allegra armata brancaleone scandinava, immagine piuttosto comica direi, ma c’è poco da ridere, perché questo motivetto festaiolo vi si stamperà in mente dopo un paio d’ascolti. Più seria, ma ancor più diretta è In The Wild, unica canzone non ispirata alle vicende narrate da Jansson. Il pezzo è un omaggio a Madre Natura, tematica molto cara ai Ritual. Protagonista assoluto è il pianoforte, che dapprima ci accompagna fino a giungere ad un refrain che di sicuro non farete fatica ad assimilare, e poi si ritaglia una parte solista nel break centrale di metà canzone. Molto buono anche l’assolo di chitarra.
Il ritmo cala bruscamente, è il momento della ballad acustica Late In November, Lundström veste i panni del menestrello, la sua calda voce gioca con flauto e violino, riuscendo a portarci in un mondo sbiadito, quasi etereo. Il pezzo si chiude sul dolce dialogo del flauto e della polifonia vocale dei cori.
The Groke è ancora caratterizzata da un’aria triste e malinconica. Il ritmo è lento e solenne, caratterizzato dal motivo portante di fisarmonica e pianoforte. La canzone meno diretta del lotto, ma sulla distanza saprà farsi apprezzare. Waiting By The Bridge ci riporta sui binari d’inizio disco. Ritmo sostenuto e catchy, per un pezzo dal retrogusto decisamente funky.

In chiusura viene posta la mastodontica A Dangerous Journey, poco più di ventisei minuti. Scelta rischiosa quella dei Ritual. Un macigno così pesante, soprattutto perché posto alla fine, avrebbe potuto tagliare le gambe ad un album di ottimo livello. Invece la band riesce a vincere anche questa sfida, perché dopo diversi ascolti, l’epico viaggio si rivelerà di gran lunga il pezzo migliore. Non inganni il lento incipit acustico (poco più di dieci minuti) dove fisarmonica, chitarra, violino, voce di Lundström e cori si rincorrono in maniera magistrale, provando diverse variazioni sul tema. S’inserisce anche la batteria che insieme alla chitarra acustica dona un ritmo sostenuto per la seconda parte della canzone culminante nello splendido ritornello. Se volete un esempio di melodia in musica, ascoltate questa canzone. La fisarmonica ci riporta in una situazione più intima prima di esplodere nella furia elettrica della chitarra che imprime una decise accelerazione al lavoro, che culmina in un breve frammento di massima qualità creato da un violino quasi perfetto. La canzone si chiude con il flauto che ci fa sognare ad occhi aperti i mondi fantastici descritti fra le pagine della Jansson.

Grande cura negli arrangiamenti e nei cori, elementi folk in perfetta sintonia col progressive, buona prestazione tecnica degli strumentisti e del cantante, insomma penso di avervi detto tutto o quasi di questo disco (una delle sorprese del 2007) adesso tocca a voi fare la vostra parte.



VOTO RECENSORE
80
VOTO LETTORI
43.26 su 26 voti [ VOTA]
Alessio
Lunedì 8 Agosto 2022, 22.18.32
6
Disco estremamente complesso, ad altissimi standard qualitativi, per quanto riguarda la produzione e dal punto di vista stilistico fuori standard. Voto 85.
Francis Banks
Mercoledì 9 Settembre 2015, 16.40.10
5
Grande gruppo, con grande fantasia e originalità, purtroppo rimasto nell'anonimato...
opeth72
Giovedì 10 Ottobre 2013, 22.04.58
4
purtroppo e' tardi,,,,,,,,,,,,,,,, 3 commenti per un gruppo cosi' .fuori dagli standar... e na marea per altri che gli e' rimasto solo in nome........... a buon intenditor,,, poche parole,,,,,,
Doom
Lunedì 12 Settembre 2011, 21.15.32
3
comprato oggi direi notevole
Rob
Mercoledì 20 Ottobre 2010, 14.37.32
2
Lo sto riascoltando proprio ora.... sono convintissimo del voto che gli ho dato 3 anni fa. Davvero un gran bell'album!
DAVIDEMONTORO
Sabato 28 Agosto 2010, 16.25.07
1
Questo disco è un capolavorone. THE GROKE , la suite, l'opener ... tutte canzoni che tutti gli amanti del sound a là Gentle Giant dovrebbero conoscere (e non solo)
INFORMAZIONI
2007
Inside Out Music
Prog Rock
Tracklist
01. The Hemulic Voluntary Band
02. In The Wild
03. Late In November
04. The Groke
05. Waiting By The Bridge
06. A Dangerous Journey
Line Up
Patrik Lundström- Lead vocals & guitars
Fredrik Lindqvist - Bass, bouzouki, whistles & backing vocals
Johan Nordgren- Drums, nyckelharpa & backing vocals
Jon Gamble - Keyboards, harmonium & backing vocals

www.ritual.se
 
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