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26/04/25
HEAVY LUNGS + LA CRISI + IRMA
BLOOM- MEZZAGO (MB)
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Ritual - The Hemulic Voluntary Band
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( 4909 letture )
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La cover caricaturale del nuovo album dei Ritual (realizzata da Javier Herbozo) sembra quanto mai adatta a rappresentare quello che la musica cerca di evocare, riuscendoci in modo perfetto. The Hemulic Voluntary Band è un ottimo concentrato di folk, fantasy e prog rock. Attraverso sei tracce variegate e mai banali, i Ritual ci portano a spasso tra i mondi fantastici e folcloristici nati dall’immaginazione di Tove Jansson, nota scrittrice fantasy svedese.
Nonostante siano debitori ai padri del genere (Genesis era Gabriel su tutti) e di qualche act connazionale contemporaneo (chi ha detto Flower Kings e Kaipa) i nostri quattro svedesi riescono a centrare l’obiettivo, grazie ad una buona capacità tecnica, e soprattutto grazie alla loro capacità di songwriting, fattore non da trascurare in ambito progressive. Se poi si aggiunge il fatto che Patrik Lundström oltre a suonare la chitarra in maniera egregia, sa anche Cantare (si, avete letto bene, con la C maiuscola) allora non dovete far altro che consegnare circa 20 € al vostro negoziante di fiducia per assicurarvi questo album. Ma sto correndo troppo, procediamo con ordine, cercando di analizzare in linea di massima i tasselli di questo album.
S’inizia con la title track costruita su un particolarissimo tempo di batteria che si ripete per tutta la durata del pezzo. Il ritmo è tambureggiante, mi sembra di sentire un’allegra armata brancaleone scandinava, immagine piuttosto comica direi, ma c’è poco da ridere, perché questo motivetto festaiolo vi si stamperà in mente dopo un paio d’ascolti.
Più seria, ma ancor più diretta è In The Wild, unica canzone non ispirata alle vicende narrate da Jansson. Il pezzo è un omaggio a Madre Natura, tematica molto cara ai Ritual. Protagonista assoluto è il pianoforte, che dapprima ci accompagna fino a giungere ad un refrain che di sicuro non farete fatica ad assimilare, e poi si ritaglia una parte solista nel break centrale di metà canzone. Molto buono anche l’assolo di chitarra.
Il ritmo cala bruscamente, è il momento della ballad acustica Late In November, Lundström veste i panni del menestrello, la sua calda voce gioca con flauto e violino, riuscendo a portarci in un mondo sbiadito, quasi etereo. Il pezzo si chiude sul dolce dialogo del flauto e della polifonia vocale dei cori.
The Groke è ancora caratterizzata da un’aria triste e malinconica. Il ritmo è lento e solenne, caratterizzato dal motivo portante di fisarmonica e pianoforte. La canzone meno diretta del lotto, ma sulla distanza saprà farsi apprezzare.
Waiting By The Bridge ci riporta sui binari d’inizio disco. Ritmo sostenuto e catchy, per un pezzo dal retrogusto decisamente funky.
In chiusura viene posta la mastodontica A Dangerous Journey, poco più di ventisei minuti. Scelta rischiosa quella dei Ritual. Un macigno così pesante, soprattutto perché posto alla fine, avrebbe potuto tagliare le gambe ad un album di ottimo livello. Invece la band riesce a vincere anche questa sfida, perché dopo diversi ascolti, l’epico viaggio si rivelerà di gran lunga il pezzo migliore. Non inganni il lento incipit acustico (poco più di dieci minuti) dove fisarmonica, chitarra, violino, voce di Lundström e cori si rincorrono in maniera magistrale, provando diverse variazioni sul tema. S’inserisce anche la batteria che insieme alla chitarra acustica dona un ritmo sostenuto per la seconda parte della canzone culminante nello splendido ritornello. Se volete un esempio di melodia in musica, ascoltate questa canzone. La fisarmonica ci riporta in una situazione più intima prima di esplodere nella furia elettrica della chitarra che imprime una decise accelerazione al lavoro, che culmina in un breve frammento di massima qualità creato da un violino quasi perfetto. La canzone si chiude con il flauto che ci fa sognare ad occhi aperti i mondi fantastici descritti fra le pagine della Jansson.
Grande cura negli arrangiamenti e nei cori, elementi folk in perfetta sintonia col progressive, buona prestazione tecnica degli strumentisti e del cantante, insomma penso di avervi detto tutto o quasi di questo disco (una delle sorprese del 2007) adesso tocca a voi fare la vostra parte.
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6
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Disco estremamente complesso, ad altissimi standard qualitativi, per quanto riguarda la produzione e dal punto di vista stilistico fuori standard. Voto 85. |
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5
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Grande gruppo, con grande fantasia e originalità, purtroppo rimasto nell'anonimato... |
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4
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purtroppo e' tardi,,,,,,,,,,,,,,,, 3 commenti per un gruppo cosi' .fuori dagli standar... e na marea per altri che gli e' rimasto solo in nome........... a buon intenditor,,, poche parole,,,,,, |
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3
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comprato oggi direi notevole |
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2
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Lo sto riascoltando proprio ora.... sono convintissimo del voto che gli ho dato 3 anni fa. Davvero un gran bell'album! |
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1
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Questo disco è un capolavorone. THE GROKE , la suite, l'opener ... tutte canzoni che tutti gli amanti del sound a là Gentle Giant dovrebbero conoscere (e non solo) |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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01. The Hemulic Voluntary Band 02. In The Wild 03. Late In November 04. The Groke 05. Waiting By The Bridge 06. A Dangerous Journey
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Line Up
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Patrik Lundström- Lead vocals & guitars Fredrik Lindqvist - Bass, bouzouki, whistles & backing vocals Johan Nordgren- Drums, nyckelharpa & backing vocals Jon Gamble - Keyboards, harmonium & backing vocals www.ritual.se
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