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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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22/10/2019
( 1841 letture )
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I super gruppi restano spesso un mistero da svelare. Gente brava e famosa che si mette insieme per dare vita a qualcosa che vorrebbe restasse memorabile (magari anche per il loro portafogli). Musicisti che, forti di un passato glorioso o di un presente pomposo, sono indotti -con la complicità delle case discografiche votate a lanci pubblicitari urlati- ad incisioni che poi, al netto del fumo che aleggia attorno al progetto musicale, si rivelano di valenza assai meno quotata rispetto alle aspettative.
Gli Hellyeah hanno la legittima pretesa di essere qualificati una “super band”, ma -in tutta franchezza- dopo l’ascolto di Welcome Home si resta un po’ delusi. A voi, vecchi liceali non sarà nuova l’esperienza dei colloqui quadrimestrali in cui il professore di latino, incontrando i vostri genitori, argomentava scocciato: le potenzialità le avrebbe, ah se solo si impegnasse di più… ed invece si accontenta. Ecco, gli Hellyeah sono proprio questo: gente (probabilmente) con la dinamite tra le mani che si accontenta di farla scoppiare ovattandone l’effetto. Questo album sarà certamente ricordato per essere stato quello in cui si è cimentato, per l’ultima volta in questa vita terrena, Vinnie Paul (con tutti gli “aggiustamenti” postumi), ma al di là di questo non credo che Welcome Home abbia altri particolari meriti. Dura pochino poco più di 35 minuti. Tempo sufficiente per 11 mitragliate che iniziano con la 333, parzialmente cattiva e mediamente melodica. Certo che sentire le rullate di Vinnie Paul fa un certo effetto, ma lasciando per un attimo la parte più sentimentale che ci appartiene, sarebbe interessante sapere se, ultimato il lavoro che non ha potuto ascoltare, Vinnie ne sarebbe stato pienamente soddisfatto. È legittimo nutrire qualche dubbio. Un gradino più su è Oh My God in cui il crossover tra nu metal e rap/hardcore ha il potere di far agitare la testa (e ruotare i capelli a chi ancora li ha). La voce di Chad Gray si dimostra aderente alle tematiche proposte dai Hellyeah. Nell’esecuzione della titletrack, le sue corde vocali, a volte grattate a volte melodiose, strepitano nell’esecuzione di un brano apprezzabile. Welcome Home è la sesta fatica della band, dopo che tre anni fa avevano dato alle spampe Unden!Able. La line up è rimasta identica al pari del sound con standard classici del nu metal che contaminano ogni singolo brano, seppur edulcorati da parti melodiche a volte un po’ fuori dal contesto. Gli amanti del genere proveranno piacere nell’ascolto di brani come Black Flag Army o la seguente At Wick’s End, con quel suono compatto e avvolgente. L’inizio di Perfect è texano. Con quel banjo sgraziato lascia intravedere qualcosa di buono, ma -ahinoi- il pezzo si smarrisce alla ricerca di una non perfettamente riuscita commistione tra durezza ed armonia. Nell’ultima parte del lavoro, i nostri ci regalano il segmento migliore. Bury You è uno degli episodi meglio riusciti. Bella tosta, incazzata e compatta. Ha praticamente tutto per essere definita perfetta. Lo stesso si può dire di Boy che, quando sarà suonata dal vivo, genererà un headbanging furioso. Si chiude con Sky and Water, una ballad mediocre che si snoda sugli arpeggi di Tom Maxwell e Christian Brady.
In conclusione, Welcome Home risente della carenza di idee e forse anche del fatto che lo si è dovuto completare quando è venuta meno una delle colonne della band. Hellyeah sono (stati ?) un supergruppo, non v’è dubbio. Continuiamo a preferire band meno patinate; in giro ce ne sono diverse.
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8
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Io sono sconvolto che ancora siano in piedi dopo la Morte di Vinnie Paul, non sarebbe stato meglio in suo rispetto chiudere il capitolo Hellyeah e ricominciare con una nuova band? Sbaglio io ad essere troppo sentimentale? Capisco il concerto per ricordarlo, ma mi è sembrato molto fugace...che famiglia sfortunata i Darrell comunque |
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7
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Almeno questi si che sono groove 🤣
Comunque carini ma niente di che: band che poteva anche non esistere e non cambiava nulla.
I Damageplan purtroppo hanno fatto un solo discreto disco, penso che la vena di Dime fosse già esaurita. |
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6
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Primi due album secondo me più che validi, poi hanno inserito il pilota automatico...... |
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5
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@Carlos: sono completamente allineato. Andavo per gradi, senza essere esplicito, ma la penso esattamente alla sessa maniera. Faceva ciò che ha sempre fatto, ma senza convinzione, quasi per tenersi occupato... o perlomeno certi standard qualitativi non sono stati più sfiorati nemmeno per sbaglio. Ma posso capirlo, al suo posto non me ne sarebbe fregato più un cazzo uguale. Sarebbe rimasta solo la pagnotta da portare a casa, con un sacco di gente pronta ad offrirtela semplicemente per il tuo nome... fai quel che hai sempre fatto, in automatico, senza pensare... ti trascini avanti.
Dime & Vinnie, forever stronger than all. Il cuore non dimentica. |
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4
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Skull: nemmeno a me le cose dei Darrell post-Pantera sono mai piaciute, purtroppo - a partire proprio dai Damageplan. L'unico buon disco per me è stato Stampede degli Hellyeah che poteva essere l'avvio di qualcosa di molto valido e invece è rimasto l'unico relativo picco. La mia sensazione è che a Vinnie stesso la osa importasse fino ad un certo punto: voleva solo suonare e stare il più possibile bene facendo quello che gli piaceva (e di cui, economicamente parlando, non aveva alcuna necessità), libero dalla dolora eredità dei Pantera. |
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3
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Non sapevo che Kyle fosse fratello di Troy dei Mastodon. Non sapevo nemmeno che quella voce al limite dell'irritante fosse l'ex vocalist dei Mudvayne. Adesso mi spiego l'incipit sul supergruppo.... e continuo a pensare sia un "regalo"  |
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2
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Mah... sono uno di quei gruppi ben "impachettati" ma alla fine non mi lasciano nulla... |
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1
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Chiamarli supergruppo... mah... è un po' un regalo di "Madmax" in questo caso
In ogni caso concordo che abbiano da sempre il freno a mano tirato e non posso che condividere quella sensazione di "compitino" senza infamia e senza lode che dal terzo disco in avanti è addirittura impietoso. Il debut aveva un paio di pezzi decenti, imho, mentre Stampede resta il loro lavoro migliore, pur non essendo miracoloso. Non posso che augurare al grande Vinnie Paul di riposare in pace e non sapremo mai se è o meno soddisfatto del disco ma se mi passate la domanda senza darmi del sacrilego vorrei rilanciare: voi siete stati in qualche modo soddisfatti da quanto proposto dal debut Damageplan in avanti?
Lo dico perchè a me sembrava spento da parecchi anni... ma ti vorremo sempre bene Vinnie! |
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INFORMAZIONI |
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Eleven Seven Music Records
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Tracklist
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1. 333 2. Oh My God 3. Welcome Home 4. I’m the One 5. Black Flag Army 6. At Wick’s End 7. Perfect 8. Bury You 9. Boy 10. Sky and Water 11. Irrplaceable
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Line Up
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Chad Gray (Voce) Tom Maxwell (Chitarra) Christian Brady (Chitarra) Kyle Sanders (Basso) Vinnie Paul (Batteria)
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