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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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Michael Schenker Fest - Revelation
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23/11/2019
( 2055 letture )
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Qualcuno leggendo il monicker potrebbe pensare ad un album per nostalgici... ebbene è proprio così. L'adunata messa in piedi da Michael Schenker, storico grande guitar hero di Scorpions e U.F.O., ma anche protagonista di una rispettabilissima carriera solista realizzatasi perlopiù attraverso il progetto Michael Schenker Group, ha come scopo quello di riportarci indietro nel tempo facendoci godere di un hard rock ben eseguito con l'aggiunta di un'incredibile capacità tecnica alla sei corde alla quale il buon Michael ci ha abituati negli anni. Quegli assolo così realisti, capaci di scalfire le rocce sono sempre presenti e la stessa cosa vale per i refrain: indovinati dalla prima all'ultima nota, un autentico marchio di fabbrica del chitarrista tedesco. Basta dare un'occhiata alla line up per rendersi conto di come del progetto Michael Schenker Fest possa far parte soltanto chi ha già avuto a che fare col mastermind in passato, a cominciare dai quattro cantanti impegnati. La particolarità del gruppo è infatti proprio quella di avere a disposizione un bel turnover dietro al microfono, purtroppo però la varietà delle voci non è accompagnata da una stessa quanto necessaria differenziazione nel sound e soprattutto nella struttura della sezione ritmica, veramente simile se non identica fra una track e l'altra.
Sta di fatto che i passaggi buoni di certo non mancano e non potrebbe essere altrimenti visti gli interpreti. Il singer irlandese Robin McAuley brilla sulla ritmata Silent Again, dove ha la possibilità di saltellare dalle calde note AOR dello sbrilluccicoso ritornello a delle strofe abbastanza possenti; a spalmare un sottofondo all'altezza ci pensano le tastiere di Steve Mann. Pure su Lead You Astray il nostro si conferma in forma smagliante sbaragliando la concorrenza attraverso una prova hard rock decisamente impervia, peraltro è presente uno dei solo di chitarra più belli di Revelation, dalla velocità mozzafiato. Stessi impazienti ritmi per The Beast in the Shadows dove è un sempreverde Graham Bonnet "alterato" dal mixer ad offrire una prova da rocker consumato attraverso la sua consueta voce roca. Una mezza delusione invece i due pezzi con l'ex Rainbow ed ex Malmsteen Doogie White anche se Behind the Smile (se si esclude l'inutile preludio"cavalleresco") risulta decisamente più dignitosa di Under a Blood Red Sky. Stesso discorso si può fare per le due tracks con Gary Barden (Crazy Daze e Headed for the Sun) anche se la prima presenta qualche spunto blues/rock non male, il quale fuoriesce come al solito dalla chitarra del leader e dalle tastiere. Probabilmente i Michael Schenker Fest risultano più convincenti quando uniscono le proprie voci come avviene sulla melodica Sleeping with the Light On, contornata da un hammond "purpleiano" e sull'ottima Old Man, orientata su un rock d'altri tempi che fa commuovere. Peccato che siano episodi isolati!
A confermare la parziale riuscita delle collaborazioni inserite in Revelation ci pensa We Are the Voice, con lo special guest Ronnie Romero: nonostante la solita prova muscolare del cileno ed il conturbante assolo di Michael, il brano possiede ben poche idee e risulta prevedibile. Rispecchia abbastanza bene il secondo capitolo in studio dei Michael Schenker Fest.
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9
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Ps dal vivo Bonnet,Barden,White e Macauley erano perfetti insieme. E ho sempre pensato che se al giorno d'oggi michael non avesse potuto portarli in tour tutti e 4 e avesse dovuto optare per solo due o solo 1 avrebbe dovuto puntare su bonnet o mcauley. In effetti è successo, ma nel tour di universal (due dischi successivi a questo) e senza dubbio alcuno quelle date del 2022 con macauley al posto di romero sono state infinitamente migliori e imperdibili: mcauley cantava tutto, di ogni era e ogni cantante e lo faceva splendidamente, paradossalmente ha cantano poco o nulla della sua era, il che non è una gran perdita sapendo tutti noi già molto bene quale sarebbe stato il risultato |
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8
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Invece, DAVIDE, io penso che le migliori voci siano proprio queste 4. tutte grandi e diversissime tra loro, tutti e 4 personaggi unici. Ma vanno sostenute da un songwriting che le esaliti e le sostenga (ad esempio Warrior del precedente album era un buon inzio di ciò che avrei voluto sviluppassero in questo. invece shenker ha fatto un notevole passo indietro. le migliori di questo disco sarebbero, se inserite nel precedente, le sue peggiori. avrebbero potuto riprendersi in seguito e sono andati sempre più allo sbaraglio passando appunto a voci nuove (per schenker) non certo più adatte (ronnie romero avrà pure voce,ma nessuna particolarità né genio) e canzoni sempre più scialbe. Per me un buon disco dovrebbe avere un solo cantante per non spezzare troppo, per avere uno di quei rari casi in cui un disco è grande ed ha più voci ci vuole una scrittura geniale e costante per tutti i pezzi e questo si è verificato davvero pochissime volte nella storia |
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7
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non conosco questo album, il precedente e' buono, Rock Steady in realta' potrebbe essere un buon singolo, ma l'album heavy rock del momento per me e' il nuovo delle suddette Tigri, 'Ritual' |
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6
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Michael deve trovare un cantante come si deve ed iniziare a scrivere grandi canzoni,deve smetterla con questo revival dei vocalist passati, gli ultimi 2 album sono tornati troppo presto sullo scaffale. |
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5
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Ammetto di avere un'ammirazione sconfinata per il vecchio Michael: per me è uno dei geni assoluti di tutto l'hard rock mondiale, un talento smisurato che ha scritto canzoni immortali, sia con gli UFO che con i primi MSG, ma anche, e purtroppo, sregolatezza ed incostanza, e questo lavoro ne è la prova. Tanto mi era piaciuto fin da subito il precedente "Resurrection", atteso ritorno del nostro, con tante belle canzoni a riportarci indietro di quattro decadi, tanto per ora mi ha lasciato indifferente questo lavoro. Non che sia brutto, per carità, ma se il primo vero sussulto l'ho avuto con "Behind the smile", vuol dire che il genio si è un po' appannato. Sempre meglio di nulla intendiamoci, ma io da Kaiser Michael mi aspetto sempre il massimo. |
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4
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Nella vasta discografia di Schenker sicuramente quest’ultima release farà fatica a spiccare. Chitarristicamente parlando è il solito grande Schenker, musicista dotato di una classe e di un gusto che fanno sempre scuola, però in generale i pezzi non mi prendono (a parte qualche caso, come quelli con Bonnet). Alla prossima! Voto 72 |
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3
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ragazzi michael lo conosciamo e uno dei piu grandi e sottovalutati chitarristi hard rock le canzoni ce ne qualcuna bella altre magari un po meno ....ma io trovo un disco che è un vero piacere ascoltare e gli assolo sono sempre da brividi ...sinceramente non ci sono dischi in giro che hanno questo sound retroo che ti fanno godere come questo ...e andiamo su per me 90/100
quando sento il disco mi immagino lui sempre sorridente che emana good vibrations....è una festa magari per pochi ma e sempre una festa ciao a tutti |
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2
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Michael Schenker sta andando alla deriva ...Album inutili . Dovrebbe farne uscire meno e trovare ispirazione da musicisti non obsoleti . E poi 3 vocalist a che servono ??? |
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1
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meglio molto il primo dei Michael Schenker Fest,questo revelation(copertina a parte ...moltobella e particolare) risulta infatti meno brillante e piu' scontato,ovviamente senza nulla togliere alla qualita' di tutti i mmusicisti. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Rock Steady 2. Under a Blood Red Sky 3. Silent Again 4. Sleeping with the Light On 5. The Beast in the Shadows 6. Behind the Smile 7. Crazy Daze 8. Lead You Astray 9. We Are the Voice 10. Headed for the Sun 11. Old Man 12. Still in the Fight 13. Ascension
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Line Up
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Michael Schenker (Voce, chitarra) Gary Barden (Voce) Graham Bonnet (Voce) Robin McAuley (Voce) Doogie White (Voce) Steve Mann (Chitarra, Tastiere) Chris Glen (Basso) Simon Phillips (Batteria) Bodo Schopf (Batteria)
Musicisti Ospiti: Ronnie Romero (Voce nella traccia 9)
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RECENSIONI |
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