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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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Dennis DeYoung - 26 East, Vol.1
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05/06/2020
( 1891 letture )
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Che bella la vita quando ti pone di fronte a eventi inattesi di questo tenore. Finalmente una vera opera rock come non si sentiva da tempo, che affonda radici nella memoria, ma guai a pensare in maniera nostalgica o a collocare i brani solo nel passato perché la freschezza diamantifera dei pezzi, e dei relativi testi, sprizza fuori da questo primo volume, facendoli apparire moderni e appetitosissimi. Dennis DeYoung , alla bellezza di 73 anni, tira fuori un progetto sontuoso, una sorta di epitaffio musicale composto di 20 tracce racchiuse in due volumi, questo ovviamente è il primo disco lanciato sul mercato. Meglio conosciuto per essere un membro fondatore dei mitologici Styx, in compagnia dei fratelli gemelli Chuck e John Panozzo, il Nostro ha sempre ricoperto il ruolo di cantante e tastierista, ed è stato accreditato come firma più prolifica di canzoni degli Styx rispetto a qualsiasi altro membro dell’ensemble. E 'stato anche l’autore di maggior successo del suo gruppo, avendo composto 7 degli 8 singoli entrati nella top ten di Billboard, vantando anche un singolo, da solista, arrampicatosi in cima alla hit parade americana nelle prime dieci posizioni. Schegge immortali come Babe, l’unico trionfo arrivato al numero 1 delle chart, Mr. Roboto (n. 3), Show Me the Way (n.3), The Best of Times (n.3) solo per citarne alcune. Fuoriuscito dalla band madre nel 1984, con il grande Tommy Shaw a sostituirlo, è poi rientrato con i suoi compagni d’avventura, uscendone definitivamente nel ’99, a causa di un peggioramento dello stato di salute che non gli consentiva più di esibirsi dal vivo, aprendosi così una carriera solista di discreto successo e mantenendosi pienamente in forma.
Questa prima release consta di 10 brani masterizzati da Dave Collins a Los Angeles, il titolo curioso si riferisce all’indirizzo di un appartamento in cui Dennis è cresciuto a Roseland, una delle tante aree di Chicago, nei primi anni ’70, e da dove partì il suo viaggio verso l’empireo musicale. Come nella navicella madre, soggetta a sondare tanti stili e influenze nel mondo del rock, anche in questa prima epigrafe a sette note i rivoli ispirativi sono molteplici e perfettamente assemblati. Tutto il materiale è stato scritto, eseguito e prodotto da DeYoung, in collaborazione con grandi artisti a stelle e strisce del calibro di Jim Peterik e Kevin Chalfant tra i tanti; spicca forte anche la vena ironica che traspare, ampiamente, dalla line up in questione con diciture al limite del comico. Apprezzo da sempre l’autoironia e il non prendersi troppo sul serio in questa vita. Copertina vistosissima e fascinosa, poi parte il mix equilibrato di rock, AOR, prog e hard anni 70-80, contaminato da mille sfumature e illuminazioni. La partenza esplosiva di East Of Midnight ricorda la pomposità del suo gruppo base, le linee vocali sono auree, il ritmo trascina, i cori paradisiaci, un salto indietro di una quarantina d’anni che dispensa melodie e amore per un genere immortale che crea incantesimi magici, con l’intervento delle key ad innalzare animi e occhi lucidi: traccia fantastica con spunti barocchi e seminali per la concezione progredita di AOR-Pomp Rock. With All Due Respect punta il dito sul mondo attuale, quello costellato da fake news e storture dell’informazione, musicalmente l’hard si prende la scena con quel riff di chitarra catturante e duro il giusto, i cori si infilano ovunque e percorrono i padiglioni auricolari, il chorus richiama gli anni ottanta per furbizia e armonie, entrando subito in circolo, ottimo il solo-guitar, poi giunge l’ora di cambiare scenario con A Kingdom Ablaze che saluta un synth oscuro come tutta la strofa, tracce vocali sommesse e un ritornello energico stampato su ritmi spezzati, atmosfere dark che ammaliano e circuiscono chi ascolta, per non tacere dei cori sacri da brividi che portano a compimento una track , ancora una volta, formidabile per arrangiamenti così diversi ma perfettamente integrati. You My Love è una ballad effettata, pianistica, di grande dolcezza e melodie cristalline che sanno emozionare, un gusto retrò che si mischia con coralità che richiamano, indubitabilmente, alla mente gli impasti vocali degli Abba: dolore per un amore perduto che, come lo stesso autore ha dichiarato, si rifà a certe desinenze di Roy Orbison. Run For The Roses, scritta con Jim Peterik, è un capolavoro incentrato su testi che narrano dell’importanza dei rapporti umani troppo spesso sacrificati per arrivare al successo personale; la mistura musicale viene eccitata da cumuli melodici splendenti, distillati con sapienza e lignaggio regale, le tastiere fanno la parte del leone accompagnate da coralità dai mille riverberi, tutto gira a meraviglia e deposita magniloquenza musicale. Se Damn That Dream ripercorre sentieri pregiati con un ritornello che potrebbe esser uscito dalla penna dei Journey dei bei tempi con cori avvolgenti e ipermelodici, Unbroken è un’altra song da brividi diffusi, l’AOR vola alto nella stratosfera, le corde vocali smaglianti del frontman dialogano con la chitarra, mentre s’innescano i tasti d’avorio che conducono ad un inciso che più yankee di così non si può e tastiere liquide accompagnano la sei corde alla fine del brano. The Promise Of This Land è un salto carpiato nei territori a marchio Styx, parte come una ballad strappalacrime con scansioni e salite di tono da vecchi leoni ruggenti, impressionanti i cori gospel sul terminare dello scampolo che regala almeno 3 canzoni infilate a scomparsa, una vera suite da leccarsi i baffi con un finale molto Supertramp. To The Good Old Days si pregia della collaborazione di Julian Lennon, il piano scocca delicato, le voci in sincrono colorano il cielo e prende forma una song morbida e felpata, una ballata dalle tinte emozionali fortissime che mostra sensibilità e coralità d’effetto, solo acustico della guitar semplicemente commovente, ennesima gemma in questa raccolta di delizie, poi A.D. 2020 chiude i battenti di questo primo testamento ornando le corde del cuore con una rilettura, con testo e titolo modificato per l’anno corrente, di A.D. 1928, partorito per la navicella madre.
Un album sensazionale, una rock opera di cui si sentiva bisogno assoluto, Dennis DeYoung canta alla grandissima, i cori rasentano la magnificenza, le composizioni sono fatte della stessa materia della classe cristallina; il primo capitolo di quello che dovrebbe rappresentare il fatidico “canto del cigno” discografico del nostro è un CD di immenso spessore e di libidine musicale pura, con arrangiamenti deluxe e partiture favolose che premiano diversi stili e generi. Sin da ora comincia la spasmodica e interminabile attesa per il secondo capitolo. God Bless Ya!
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14
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Disco fantastico 100% Styx surclassa sicuramente gli ultimi Styx, per me disco Aor dell'anno.
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13
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Questo disco mi ha messo al tappeto. Leggevo recensioni ed interviste esaltate e mi dicevo: "Vabbè, ma nel 2020? Ok, è l'ex cantante degli Styx, ma a 73 anni è solo nostalgia, largo ai giovani, ai Cats in Space, ai Dear Hunter...". Poi, l'ho ascoltato. E sono corso a comprarlo. A 73 anni ha una voce pazzesca, autenticamente cristallina e con l'aiuto di Jim Peterik ha tirato fuori almeno 3 capolavori: A Kingdom ablaze; Run for the roses, Damn that dream (molto Foreigner/Journey anni '70). E anche se You my love sembra uscita da un album degli Abba (come scritto in recensione); To the good old days mi ha ricordato nella strofa "Reality" del Tempo delle mele e East of midnight è puro Styx, Dennis DeYoung è la prova che quando i grandi degli anni '70 ne hanno ancora voglia riescono ad essere ancora...ehm...i più grandi. 90 (generoso, ma tant'è...) |
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12
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gran bel disco. Io ci trovo molto Styx , ma e' normale, anzi! Incredibile la sua voce, a 73 anni .....identica a 30 anni fa... |
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11
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Finalmente sono riuscito ad ascoltarlo...veramente un bel disco. Qua e là sprazzi di Styx, Damn that dream mi ricorda molto Cold as ice dei Foreigner e To the good old days in pieno stile Beatles.La voce di DeYoung ancora intatta dopo tutti questi anni fa ancora sognare.Voto 85. |
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10
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@Rob: grazie per l'informazione! Unico problema: anche dei Kansas conosco ben poco🤢, rimediero'.... |
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9
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L'unico che mi fa venire l'orchite e' Kilroy Was Here....con quel Mr Roboto  |
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8
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@Shock, gli Styx sono la versione "pop" dei Kansas. Da Equinox a Paradise non sbagli. Posso dire che io partii con Pieces of eight e The Grand illusion. Si tratta di pomp più orecchiabile rispetto a quello più prog dei Kansas. Il bello degli Styx che tra cori, controcori e tre voci soliste la proposta era sempre fresca. E Dennis DeYoung era il deus ex machina del gruppo. |
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7
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Premessa: non conosco gli Styx, quindi magari il mio giudizio è quello che è. Ho ascoltato il disco e lo ritengo molto buono, ma non il capolavoro che traspare da recensione, diciamo un disco da otto ma non oltre. Alcune canzoni sono stupende, A Kingdom Ablaze e Damn That Dream le ritengo stupende, ma ad esempio You My Love la trovo troppo melensa e stucchevole. Si notano molte melodie alla Beatles molto ben fatte ed un'ottima produzione. Disco sicuramente da comprare. |
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6
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Dimenticavo...sarebbe bello vedere recensito qualche disco degli Styx su Metallized visto la caratura della loro discografia |
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5
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Adoro gli Styx e la rece mi ha incuriosito molto....devo assolutamente ascoltarlo, spero abbia le atmosfere di Paradise Theatre concept strepitoso. |
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4
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Nella recensione si sono un paio di imprecisioni: Tommy Shaw non ha mai sostituito Dennis De Young perché faceva parte degli Styx sin dal 1976 (Crystal Ball). Nel 1984 lo stesso Shaw se ne andò per tornare nel '96; in mezzo si era impegnato con i suoi Damn Yankees. Ciò detto Dennis DeYoung è stato un grandissimo compositore e alla fine a me non toglie dalla testa nessuno che potrebbe anche dare un colpo di telefono ai Judas Priest per avere notizie della LORO Beyond the realms of Death rispetto alla SUA Suite Madame Blue. Adesso mi sono incuriosito e vado ad ascoltarmi questo album (nota di colore: le tre locomotive rappresentano lo stesso DeYoung e i due fratelli Panozzo) |
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3
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Piacevole, in pieno stile Styx. Voce ancora al top. |
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2
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I voti di Frankiss sono come le parole di renzie |
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1
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Devo ancora ascoltare il disco e quindi ritornerò per il giudizio su di esso, ma una piccola polemica (tanto per tornare alle vecchie abitudini) la dico: la Frontiers ha fatto uscire in questi mesi ottimi dischi che neanche si sono visti qui ed invece c'e' la recensione di un artista stagionato, casualità?? |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. East Of Midnight 2. With All Due Respect 3. A Kingdom Ablaze 4. You My Love 5. Run For The Roses 6. Damn That Dream 7. Unbroken 8. The Promise Of This Land 9. To The Good Old Days 10. A.D. 2020
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Line Up
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Dennis DeYoung (Voce, Tastiere, Vuvuzela) Jim Peterik (Chitarra, Basso, Tastiere, Voce e Vuvuzela) August Zadra (Chitarra elettrica , Voce) Jimmy Leahey (Chitarra acustica e elettrica) Mike Aquino (Chitarra elettrica) Craig Carter (Basso, Voce) Mighty Mike Morales (Batteria) John Blasucci (Tastiere) Kevin Chalfant (Cori)
Musicisti ospiti Matthew DeYoung (Batteria su ‘To The Good Old Days’) Ed Breckenfeld (Batteria su ‘Unbroken’)
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RECENSIONI |
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