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Chimaira - Resurrection
10/10/2020
( 1144 letture )
Resurrection, da sempre uno dei titoli più abusati in ambito metal, non suona affatto scontato nel quarto album dei Chimaira, il primo sotto l’egida della Nuclear Blast. Un ritorno in sella da parte del figliol prodigo Andols Herrick, assenteista sull’omonimo, oscuro LP della chimera. Proseguiamo quindi l’excursus sulla band di Cleveland, con quello che ritengo essere un perfetto bilanciamento tra gli album precedenti, non scevro di nuove sfumature e picchi di originalità. Procediamo con ordine…

La prestanza e forte caratura noir dell’omonimo Chimaira viene in qualche modo ribaltata in questo successore multi-sfaccettato. La prerogativa di questa bordata targata 2007 è infatti quella di smuovere le carte in tavola, rendendo il gioco più fluido e malleabile. Alcuni angoli groove vengono smussati in favore di idee mai provate (Empire), altri brani scalciano come si deve senza remore, abbracciando thrash e furia cieca (Resurrection), mentre altri ancora si affidano alla bravura della band di comporre grande musica, complessa e tendente al prog (Six).

L’album parte in quinta, a razzo, con la maestria thrash/groove della title-track, che non si spreca e affonda i denti nella materia grigia, cavalcando a più non posso a suon di sciabolate metalliche, assoli fulminei e la voce roca e sprezzante di Mark Hunter, che riesce anche a rendere un ritornello piuttosto aggressivo in qualcosa di cantabile e adatto al contesto live. Un inizio come sempre da applausi, dove notiamo un ritorno più marcato dell’effettistica affidata a Chris Spicuzza, che in quest’album si cimenta anche in cori e sfumature vocali in supporto a Hunter il quale, a sua volta, aggiunge corposità alle due chitarre con una terza ascia supplementare. Jason Suecof fa un lavoro eccelso dietro la console grazie alla sua maestria da produttore (e -all’occorrenza- guru di tante band – storiche e non), mentre l’album si snoda attraverso brani dal carattere diversificato e dannatamente heavy: Pleasure in Pain, breve e arcigna, si apre con un riff sinistro e un crescendo dominato da riff controllati, un ritornello semplificato e brevi parentesi melodiche. Un ritorno al suono di The Impossibility of Reason, dove direzione precisa e semplicità apparente facevano da padrone. L’influenza del seminale album del 2003 torna in auge anche nella successiva Worthless, più complessa e tecnicamente impegnativa (il drumming di Andols Herrick è da inchino, sia per il suo stile ultra-tecnico sia per la sfrontatezza quasi punk). La violenza del tris di antipasti a base di acciaio fuso e amianto viene totalmente ribaltato e stemperato da un brano impressionante: Six, auto-dedica alla band. Un lungo ponte emozionale di 10 minuti dove succede davvero di tutto, e dove ogni strumento trova il suo spazio grazie a un songwriting di primo livello. Il basso di LaMarca respira, gli effetti e le tastiere impreziosiscono l’atmosfera, mentre gli arpeggi acustico-elettrici di Rob Arnold tornano a colpire nel segno, creando i suoi classici lead dal retrogusto medio-orientale. Six è a tutti gli effetti il sequel della strepitosa strumentale Implements of Destruction, e da essa ne trae piccole porzioni, alcuni riff, effettistica e -in generale- complessità di struttura. Quello che ci gasa maggiormente sono le ripartenze thrash, fumanti e assolutamente spezza-clavicola, coadiuvate da un senso di sospensione apocalittico da brividi. La canzone si snoda in una struttura invero compatta, non divisa a mo’ di suite: ai i riff si susseguono e intrecciano parentesi melodiche, ampie porzioni strumentali e, nemmeno a dirlo, svisate soliste da capogiro.
No Reason to Live e Killing the Beast servono a mitigare il clima di tempesta, con gli arpeggi delicati e massicci della prima, che non disdegna aggressività e potenza groove molto vicina a Pictures in the Gold Room, mentre la seconda torna a citare gli albori, non disdegnando influenze nu metal e un’atmosfera industriale. Come dicevamo, Resurrection è un contenitore di informazioni interessante e multi-funzione, e ce ne rendiamo conto brano dopo brano, influenza dopo influenza. La monolitica sintesi metal del predecessore viene quindi shakerata in un contenitore stagno, portatore universale del Chimaira-sound, qui più che mai. Incredibile -a tal proposito- The Flame, distruttivo masso groovy dove classe, rifferama marcissimo e scapocciamenti si uniscono in una inevitabile danza rimbalzante. Le tastiere e i sample fanno il loro sporco lavoro, mentre il buon Matt DeVries ci sconquassa i padiglioni a suon di riff-grattugia. Il piano di morte della band americana viene parzialmente sfumato dallo splendido bridge progressivo e strumentale e recitato, che sfocia in un mellifluo solo Rob Arnold.

Il finale di questa finta resurrezione viene sigillato da un doppietta agli antipodi, costituita da Needle e Empire, due canzoni differenti che chiudono il nuovo cammino in modo egregio. E laddove la prima delle due micidiali sferzate sfoggia struttura compatta e stacchi velocissimi, la seconda è addirittura influenzata dal black metal, con il suo incipit orchestrale e i blast-beat di un Andols Herrick sugli scudi. Atmosfera in rapido crescendo e ritornello sobbalzante che dona respiro grazie ai ruvidi sing-a-long.
I Chimaira lavorano duro ed effettuano un altro centro con un album particolare e particolareggiato. Un album che non stravolge nulla, ma aggiunge sempre qualcosa di nuovo andando a ripescare anche influenze e suoni dal passato. Resurrection non è un nuovo inizio, ma una coerente e accattivante evoluzione del loro personale heavy metal.



VOTO RECENSORE
82
VOTO LETTORI
81.30 su 13 voti [ VOTA]
Perez
Giovedì 15 Ottobre 2020, 7.22.13
1
Questo è un masterpiece del groove, per me il loro apice. Voto 90
INFORMAZIONI
2007
Nuclear Blast
Groove
Tracklist
1. Resurrection
2. Pleasure in Pain
3. Worthless
4. Six
5. No Reason to Live
6. Killing the Beast
7. The Flame
8. End It All
9. Black Heart
10. The Needle
11. Empire
Line Up
Mark Hunter (Voce, Chitarra)
Rob Harnold (Chitarra)
Matt DeVries (Chitarra)
Chris Spicuzza (Tastiera, Voce)
Jim LaMarca (Basso)
Andols Herrick (Batteria)
 
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