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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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26/12/2020
( 1494 letture )
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Per mantenere la serenità mentale in un periodo temporale nero per tanti, a volte serve un album che funzioni da “ascolto definitivo”, per bypassare la mondanità quotidiana evitando di soccombere alla nostalgia di qualcosa che avevamo ed ora non c’è più. Ne sanno qualcosa Roman Saenko e Thurios (nome di battesimo Roman Blagih), che a partire dal 1995 formarono una delle partnership più durature, riconoscibili ed artistiche che la storia del rock moderno ricordi. Nonostante un profilo volutamente basso con pochissime rivelazioni, fra interviste, immagini pubblicitarie ed informazioni di ogni tipo, il progetto Drudkh prese alla sprovvista l’ambiente black metal con il suo sound intenso, epico e dalle mille sfaccettature, riuscendo a mantenere uno standard stabile con più di dieci album in studio dalla durata prevalentemente contenuta.
Eppure, c’è una traccia superflua in questo album: la conclusiva Song of Sich Destruction non è una composizione del gruppo, ma una registrazione di un musicista folk, Ihor Rachok: un canto nostalgico con pigre plettrate a corda aperta di un bandura con una voce nostalgica che racconta di vecchi eventi passati, precisamente della distruzione del Sič di Zaporižžja, una città-stato posseduta dai Cosacchi fino al 1775. Ma il vero punto di interesse principale è il resto dell’album: dopo una piccola intro a base di due chitarre pesantemente distorte, Eternal Sun salta in groppa con un possente ritmo dettato da blast-beat a tappeto che si ripete anche alla fine. Nella sezione centrale che costituisce il fulcro della canzone, troviamo intermezzi strumentali con tracce di chitarra acustica che ci riportano agli Opeth di Blackwater Park e un riff principale nelle strofe estremamente melodico ed epico che perfino gli In Flames dei vecchi tempi di The Jester Race non riuscirono a comporre. Blood prosegue invece in un andamento monotono a base di armonie profonde come un esercito di sintetizzatori, e Glare of 1768 segue lo stesso andamento con fraseggi ancora più dissonanti ed inusuali. Con The Price of Freedom si torna ad una scrittura molto più familiare, con progressioni chiaramente influenzate dai primi quattro album di Burzum, mentre Fate termina l’andamento ballabile dell’album con altre stratificazioni soffocanti e liberatorie allo stesso tempo, con i testi scanditi come se i musicisti stessero intraprendo una marcia solitaria in mezzo alla tundra, senza una destinazione. Con una produzione estremamente bilanciata senza disdegnare la tipica distorsione "casalinga" che non compromette in alcun modo le armonie (al contrario, gli occasionali assoli di chitarra risultano perfino comprensibili), almeno una cinquina di canzoni che farebbero invidiare molte altre simili pubblicazioni odierne e contemporanee e un’aura mistica, quasi leggendaria che permea di fondo, The Swan Road è uno degli album definitivi di un certo tipo di black metal atmosferico immerso in influenze folkloristiche e psichedeliche senza scendere in cliché da osteria, favorendo un approccio più patriottico e spirituale.
Allo stesso tempo, i Drudkh forniscono un album diretto e catartico, senza estenuare l’ascoltatore, risultando apprezzabili ad orecchie meno allenate. Questo è metal estremo nelle emozioni che suscita, non in base agli arrangiamenti immensi o a pattern a mitragliatrice: e anche se il gruppo a volte ha tentato di ammorbidirsi eccessivamente (pensiamo alle ballate semi-acustiche contenute in Handful of Stars), a livello di coerenza artistica sono pressoché inattaccabili.
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3
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Chi glielo dice a codesto duke che il leader degli Hate Forest è molto più schierato di un certo Burzum ? |
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2
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Questo Album mi è piaciuto principalmente per la sua scorrevolezza.. La durata contenuta (per il genere) mi ha tenuto concentrato all'ascolto per tutto il tempo.. A volte capita di ascoltare Gruppi validi che però, superando tranquillamente i 60 minuti con le loro composizioni, alla lunga mi stancano/annoiano.. |
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1
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...strano non vedere commenti....per questa meritevole band .....sicuramente poco pubblicizzata...meno appariscente in un genere come il black metal....dove per contare davvero devi avere "certi requisiti extra-musicali"..... |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. 1648 2. Вічне сонце (Eternal Sun) 3. Кров (Blood) 4. Заграва 1768-го (Glare of 1768) 5. Ціна волі (The Price of Freedom) 6. Доля (Fate) 7. Дума про руйнування Січі (Song of Sich Destruction)
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Line Up
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Thurios (Voce, Tastiere) Roman Saenko (Chitarra, Basso) Amorth (Batteria)
Musicisti ospiti Ihor Rachok (Voce, Bandura sulla traccia 7)
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RECENSIONI |
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