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26/04/25
HEAVY LUNGS + LA CRISI + IRMA
BLOOM- MEZZAGO (MB)
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08/02/2021
( 1733 letture )
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I Korpiklaani sono davvero simpatici, mettono proprio di buon umore con il loro cantato in finlandese di cui pur non capendo una parola, sarà capitato, a chiunque, di cimentarsi in momenti di alto grado alcolico in improbabili imitazioni del cantato di Jonne Järvela. Ed è qui che sta parte della loro forza: i brani cantati in lingua madre sono incredibili, a differenza di quelli cantati in inglese, che per qualche motivo perdono appeal. Sono il gruppo che ha permesso a moltissimi e moltissime di noi di conoscere la storia e la cultura del loro paese, il Kalevala, il poema epico (anche grazie al seminale Tales from the Thousand Lakes degli Amorphis, già) e la meravigliosa mitologia che racchiude. Personalmente, pur essendomi dedicata allo studio di altre lingue (ci vuole coraggio non da poco a dedicarsi allo studio di questa meraviglia con ben 15 casi grammaticali!), mi è sempre rimasto vivo l’interesse, tanto che ancora custodisco gelosamente la grammatica della Hoepli in attesa di tempi più tranquilli. E ovviamente una copia del Kalevala.
Giunti ormai al loro decimo album (il primo risale ormai al 2003), saranno ancora in grado di affascinarci con il loro folk metal misto alla humppa finlandese? La copertina di Jylhä, che come ci ha raccontato nell'intervista il chitarrista Kalle “Cane” Savijärvi, può venire tradotto in italiano come "aspro, selvaggio ed epico", presenta le sfumature giallo/arancio/rossastre di Karkelo e Manala e anche lo stesso personaggio saggio e barbuto vestito di pelliccia. C'è da dire subito che in questo nuovo lavoro i nostri hanno cercato di variare un po' la proposta inserendo anche influenze musicali diverse, anche perché ormai si sa il rischio di questo genere è di venire un po’ a noia. I brani si alternano da galoppate più heavy fino al folk quasi puro, sconfinando addirittura fino al country di Pidot, dai testi più allegri a quelli più riflessivi, dalle melodie più festaiole e confusionarie fino a quelle più raffinate e malinconiche. Il primo pezzo Verikoira ha un piglio heavy metal molto ottantiano con la voce di Jonne che si spinge su registri acuti mai ascoltati fino ad ora, se non fosse che il riff del brano ricordi sfacciatamente 20th Century Boy dei T- Rex. Ma il pezzo è vario, con vari cambi di registri e di tempo e inserti tipicamente folk e non rischia di annoiare, sicuramente è un esperimento riuscito. Leväluhta con un ritmo in levare raccoglie influenze gipsy punk zingaresche alla Gogol Bordello, e qui in particolare come anche in Sanaton Maa la lingua finlandese si fonde e si amalgama in modo quasi perfetto alle melodie di matrice più folk e meno metal del nuovo lavoro. Sanaton Maa, Leväluhta, Mylly, Niemi erano già usciti qualche mese fa come singoli e raccolti in un EP. Fra le citate le ultime due risultano essere meno incisive e più sottotono, seppure Noemi sia molto allegra e confusionaria, mentre Leväluhta e Sanaton Maa sono fra i momenti più riusciti e coinvolgenti e la tentazione di schiacciare il tasto repeat è forte. Pure Tuuleton seppur nella sua pacatezza e malinconia si attesta fra i momenti topici dell'album con nuovamente la lingua finlandese che suona pura bellezza melodica alle orecchie. L'apporto del violino e della fisarmonica si attestano sempre su livelli molto buoni e creano come sempre il sound riconoscibile e l'apporto del nuovo batterista Samuli Mikkonen sembra aver ridato linfa soprattutto nei pezzi più "duri" e movimentati. Effettivamente c’è da chiedersi quanto e se lo stile di suonare di Samuli abbia in qualche modo influenzato la struttura dei pezzi e lo sconfinamento in territori hard rock/ heavy metal alla luce di anche di certi assoli di batteria e ai riff hard rock di “Cane”. Tredici pezzi per un’ora di ascolto sono tanti in effetti e dalla seconda metà dell’album, complice anche il fatto che non c’è un brano che rimane impresso più degli altri, l’attenzione comincia a calare, segno anche del fatto che forse le munizioni più efficaci sono già state sparate. Non c’è un brano effettivamente brutto: tutti si assestano su lidi piacevoli e già sentiti, conditi da qualche elemento di novità. In Pohja c’è qualche esperimento vocale interessante con, di nuovo, qualche acuto di Jonne e dei cori, la linea di basso ottantiana di Huolettomat che richiama ancora una volta territori hard rock, con Pidot ci si addentra addirittura in territori country, è una cosa che forse non ci aspettava e fa sorridere, non fa certo gridare al miracolo per originalità, ma almeno, insieme agli elementi già citati, muove un po’ le carte in tavola dal “Korpiklaani sound”.
Dopo nove album, di questo decimo che cosa possiamo dire? Che non ci si poteva aspettare un miracolo da una band che suona folk metal, ormai nel senso più ampio del termine, ma un discreto nuovo lavoro per nutrire con nuova linfa chi segue ancora con entusiasmo il genere e il loro concentrato di allegria, cultura e passione, e le aspettative sono sicuramente state soddisfatte.
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4
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Rieccomi come promesso.
Mi è piaciuto, soprattutto rispetto al precedente che non sono mai riuscito ad ascoltare per intero neanche una volta. Il folk metal dei korpiklaani diventa sempre più folk e meno metal e i suoni sono finalmente riusciti a rendere al meglio le atmosfere riflessive più pacate (cosa che appunto nel precedente secondo me era riuscita molto peggio). Pochi pezzi che si stampano in mente al primo ascolto, ma la tracklist risulta godibile e piacevole. Bentornati |
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3
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Mi deve arrivare in settimana ma i singoli promettevano bene (decisamente meglio rispetto al precedente), tornerò a commentare quando l'avrò sentito per bene |
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2
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Non fanno un disco memorabile da anni....ma effettivamente sono sempre divertenti |
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1
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Ah ma la band é Finlandese? Non l' avevo capito, l' hai scritto per caso? Probabilmente prima di pubblicare una recensione dovreste rileggerla. 😂
Comunque buona band, sono d' accordo sul voto, che riassume la qualitá dell' album e del lavoro fatto fino ad ora dai ragazzi, a mio avviso. Purtroppo il Folk é un genere talmente saturo che, chi non é avvezzo alle sperimentazioni, tende lievemente ad annoiare... Se si pretende qualcosa in più da questo ambito artistico, meglio ascoltare gli Heilung o i Wardruna. Au revoir. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Verikoira 2. Niemi 3. Leväluhta 4. Mylly 5. Tuuleton 6. Sanaton maa 7. Kiuru 8. Miero 9. Pohja 10. Huolettomat 11. Anolan aukeat 12. Pidot 13. Juuret
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Line Up
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Jonne Järvelä (Voce, Chitarra acustica) Kalle “Cane” Savijärvi (Chitarra) Jarkko Aaltonen (Basso) Samuli Mikkonen (Batteria) Sami Perttula (Fisarmonica) Tuomas Rounakari (Violino)
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