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Trapeze - You Are the Music... We’re Just the Band
24/07/2021
( 1259 letture )
Ad appena due anni di distanza dallo scintillante debutto, i Trapeze consegnarono al pubblico e alla gloria la seconda fatica discografica, You are the Music...We’re Just the Band, titolo quanto mai riassuntivo di quella che per molti risulta essere l’opera magna, il leggendario lascito ai posteri confezionato dai tre diavoli britannici sotto un’unica band, giacché, come è noto, questi artisti avrebbero meritato le attenzioni e i consensi di pubblico e critica grazie alla militanza successiva con nomi di spicco quali Deep Purple, Whitesnake e Judas Priest.
É bene chiarire sin da subito che se siete fan di Glenn Hughes & soci o se, più semplicemente, vi rispecchiate nell’hard rock albionico dei primi anni Settanta e nelle sue molteplici varianti e interpretazioni, questo lavoro è ben più che imprescindibile: la tracklist, esente dal benché minimo difetto, andrebbe tatuata su ogni superficie visibile e non del vostro corpo e i testi recitati manco fossero un mantra da ripetere durante una seduta spiritica.
Tutto quanto di interessante si era apprezzato in Medusa, in You are the Music...We’re Just the Band viene esaltato all’ennesima potenza con risultati difficilmente replicabili da altre seppur eccellenti formazioni dello stesso periodo.

Apre Keepin’ Time su un riff acido tenuto a freno dal pulsare del basso prima dello scatenato ritornello che raschia a fondo l’ugola afroamericana di Glenn Hughes, non a caso ritenuto come uno dei migliori cantanti bianchi di tutti i tempi proprio da una leggenda quale Stevie Wonder.
Il pezzo segue le coordinate di un sanguigno blues rock ma è negli intermezzi strumentali dove il funk la fa da padrone e la sei corde di Mel Galley dà il meglio di sé accelerando su note frenetiche e dinamismi energici dosati in stop ‘n’ go che fanno ribollire il sangue e far venire la pelle d’oca mentre il ritmo pervade l’anima e lo spirito.
Alla schizofrenia di Keepin’ Time le fa eco Coast to Coast, una canzone dolcissima che si placa sull’andirivieni mistico che la steel guitar assicura e che la percussione decisa ma delicata di Dave Holland immola sull’altare del buon gusto.
Che dire poi dello stupendo assolo capace di imprigionare le istantanee dei paesaggi meridionali degli Stati Uniti con annessi tramonti dorati?
Con What is a Woman’s Role emerge prepotente la vena soul della band e il cantato di Glenn Hughes dipinge partiture armoniche di rara bellezza e trasporto, mentre a farla da padrone è la musica con la M maiuscola: se anche voi siete impazziti dinanzi ai vocalizzi di Hughes sul finale in botta e risposta con il coro e alla sfacciataggine del riff galoppante, battete un colpo e fatecelo sapere. Semplicemente irresistibile.
Way Back to the Bone schizza via inondando le orecchie con un funk d’alta scuola, misto alla pesantezza dell’heavy in determinati passaggi, a riprova della felice e perfettamente coerente miscela di più generi proposta dai Trapeze.
Non importa cosa suonassero o come lo suonassero: ogni singola nota incisa in You Are the Music... We're Just the Band è una gemma incastonata che brilla di luce propria in un insieme epico e lussureggiante. Impossibile non stropicciarsi gli occhi al cospetto dell’assolo furioso disegnato da quel mattacchione di Mel Galley che si riconferma come l’axeman perfetto in qualsiasi contesto, che ci sia da picchiare, inventare o carezzare.
Feelin' So Much Better Now è forse l’unico brano dalla natura più o meno univoca, trattandosi di un pezzo che preferisce sfogare su un’andatura hard and heavy e nel quale si registra l’acutezza strabiliante del falsetto di Glenn Hughes.
Il rintocco del vibrafono apre la strada a Will Our Love End e ne arricchisce l’arrangiamento, conferendo alla canzone un’astrusa quanto intrigante malinconia di fondo, evidenziata ancor più dalla scelta del sax che fa correre lontano pensieri e sogni.
Ed eccoci a Loser, forse il pezzo meglio riuscito del lotto: apertura in climax assicurata dal duo batteria/chitarra, riff che ti spiazza e sembra colpirti in pieno volto manco fosse il vento tagliente della Siberia, strumenti che caricano e scaricano adrenalina durante tutto il minutaggio fino al bridge delirante che si fossilizza sulla chitarra e ricama su di essa prima il controvoce dei cori, poi il giro di basso ed infine i versi: un capolavoro old school per palati sopraffini da ascoltare e ri-ascoltare fino alla nausea.
La conclusiva You Are the Music ha il fascino della jamming session e del fare musica insieme, band e pubblico, col solo scopo di coinvolgere, divertire, far ballare, sudare, esaltare.
E stavolta, tralasciando il discorso prettamente musicale (sulla bontà di quanto ascoltato ogni dubbio illegittimo, dopotutto, è stato ampiamente scongiurato), lasciamo che a dirlo siano le stesse parole di Glenn Hughes, capaci come non mai di sintetizzare il sentimento di aggregazione che la musica risveglia, nonché l’invito ad agire e a muoversi insieme ascoltando la stessa melodia ipnotica che potrebbe ripetersi per ore ed ore senza mai stancare:

Keep time with the beat
Somewhere in the middle
We're all gonna' meet
You are the music
We are the band
'Cause we're gonna' make it
With both feet and hand
'Cause you are the music
We are the band
Together we'll make it
Across this land


Ed è con queste parole tanto colme di sinergia che vi invitiamo a non indugiare un minuto in più e a catapultarvi presso il vostro negoziante di fiducia e far proprio il vinile o il cd di You Are the Music...We’re Just the Band oppure a rispolverarlo dallo scaffale dove giace da tempo immemore, benché sia una dei punti forti della vostra collezione, in attesa del momento giusto per risuonare ancora fresco e carico come la prima volta.
Quel momento è giunto.
Che sia una scoperta o un riascolto sarà la cosa migliore che farete nei prossimi 5 minuti a partire da ora.
Cosa? Ancora qui?



VOTO RECENSORE
93
VOTO LETTORI
79.66 su 3 voti [ VOTA]
Rob Fleming
Lunedì 26 Luglio 2021, 15.09.49
1
Parto col dire che, secondo me, questo album è infinitamente inferiore a Medusa. Il che mi consente di segnalare che questo è il terzo album dei Trapeze e non il secondo (esiste un omonimo precedente a Medusa). Qua di rock duro ce n'è poco. Ci sono piuttosto soul e funky (mooooolto). E c'è un cantante sovraumano in uno stato di grazia che raramente si è ascoltato nel corso dei decenni successivi. Quando graffia lo fa con la classe ed eleganza di Paul Rodgers (Loser è un esempio lampante), quando va su con la voce lo fa come nessun altro (Gillan escluso). Per i miei gusti darei all'album un 7 di stima, che sale a 80 per la prestazione del gruppo (What Is a Woman's Role ha un solo gilmouriano veramente intrigante). Glenn Hughes era talmente di un altro pianeta che di lì a poco...
INFORMAZIONI
1972
Threshold Records
Hard Rock
Tracklist
1. Keepin' Time
2. Coast to Coast
3. What Is a Woman's Role
4. Way Back to the Bone
5. Feelin' So Much Better Now
6. Will Our Love End
7. Loser
8. You Are the Music
Line Up
Glenn Hughes (voce, basso, piano)
Mel Galley (chitarra)
Dave Holland (batteria)

Musicisti ospiti
B. J. Cole (steel guitar tracce 1, 2)
Rod Argent (piano elettrico traccia 2, piano traccia 5)
Kirk Duncan (piano elettrico traccia 3)
John Ogden (percussioni traccia 3)
Frank Ricotti (vibrafono traccia 6)
Jimmy Hastings (sassofono alto traccia 6)

 
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