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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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02/11/2021
( 1400 letture )
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No, gli Houston non saranno mai un problema. Parafrasando la famosa frase inerente la tragedia sfiorata da Apollo 13 in missione lunare. Il quintetto svedese giunge al quarto disco di canzoni originali, erigendosi a nome di spicco di un AOR classico, interpretato e scritto da rocker tecnici e dal palato fine in termini compositivi. Anche questo nuovo ellepì ricalca matrici e stilemi che i fan hanno imparato ad apprezzare nel tempo, arrangiamenti argentei, perizia strumentale e melodie a tonnellate; in fondo il genere è questo, senza melting pot astrusi o innovazioni capaci di snaturare suono e attitudine. IV è stato prodotto sotto la direzione dell'ex membro e guru dell'AOR Ricky Delin, che ha anche scritto parecchio insieme alla band. Il gruppo, in un decennio è cresciuto e il risultato lo si può abbinare a questa nuova release, che viene definita dai membri stessi, dal punto di vista sonoro, come il fratello più raffinato dei primi due album. Una sorta di omaggio, con tanto di riverenza, ai loro eroi in ambito AOR: Survivor-Foreigner-Journey.
Copertina ammaliante, come le precedenti del resto, poi si parte a razzo. L’intro di She Is The Night ispira rimembranze alla Jean Michel Jarre e rimane tappeto in sottofondo come loop trapanante, i synth fanno la parte del leone, le chitarre cesellano, i cori raffinano, la voce del singer vola e incide, mentre il solo guitar s’intreccia a fili placcati sospesi, buona apertura anche se il pezzo appare molto leggerino e “techno”. You're Still The Woman intinge gli strumenti nel genere più classico, dall’incedere fino allo splendido ritornello, con la seconda tranche dello stesso, molto Toto, e un intervento solista della sei corde efficace e vellutato, poi arriva Hero, secca e puntuta, caratterizzata dall’ottimo lavoro di Carl Hammar alle guitar, il frontman comanda le operazioni come un domatore in una gabbia di felini pericolosi e affamati, il ritornello si dimostra asso vincente per via di atmosfere e sensazioni scolpite tra le casse. A Lifetime In A Moment vira sui lidi cari a Kenny Loggins, sciorinando una traccia saltellante, energetica e gustosissima con le coralità perfettamente inserite nel contesto, capaci di regalare momenti di grande piacevolezza: ottimo, al solito, l’assolo della chitarra con una distorsione non canonica e dai toni molto caldi, adatti all’inverno appena giunto. Heartbreaker strizza l’occhietto ai maestri , producendo un ritornello sussurrato che arriva improvvisamente strisciando sotto l’uscio mentre le tastiere sostengono corposamente le strofe, poi Storyteller taglia l’esatta metà del disco con un riff grosso e spesso dei tasti d’avorio surrogato dalle chitarre, regalando arie bonjoviane, con tanto di cantato soffice e depurato, come i cori che adornano la stesura e chitarre selvatiche che s’impennano. Sfreccia Heart Of A Warrior, track che ossequia chiaramente i Survivor di Eye Of The Tiger: le arie e l’incedere si avvicinano moltissimo a quella mega hit. Until The Morning Comes ricalca i tratti distintivi della tipologia di musica, posandosi su arie americane, edificando una struttura bellissima e crepuscolare ricca di melodie sfarzose, mentre I Will Not Give In To Despair trae in inganno chi si attendeva una ballad: dopo alcune note melodiose parte spedita e calpesta sentieri che esalano respiri di Nightranger e Danger Danger (c’è un passaggio interno che ricorda molto la dorata band di Ted Poley e Bruno Ravel). Such Is Love alza nuovamente i giri del motore distillando ritmi incalzanti e incastri melodici di grande mole e acume, la drum picchia, le guitar e le key cavalcano, i cori completano a meraviglia, poi arrivano intermezzi furiosi dell’ascia; insomma tutto molto bello. Into Thin Air emoziona per la diversa struttura, molto rock, con voce solitaria e quella chitarra che gratta, gli strumenti ad entrare solo dopo un minuto dall’inizio, infarcendo il pezzo con rotondità made in Usa: resa stupenda e chiusura degna di un disco molto fascinoso, memorizzabile e soddisfacente. A giudizio di chi scrive il momento top dell’intero lotto.
All’interno del genere, gli svedesi si danno molto da fare per cercare di variegare approccio, proposta e risultato finale, cosa che personalmente apprezzo: troppe band, anche assai dotate, propongono brani con la stessa andatura, attacco, strofa, chorus, stacchi e coralità, in una sorta di formula matematica. Spesso diventando impersonali e facendo scendere tiro e gradimento. Questo IV invece, si presenta come un platter che lievita ascolto dopo ascolto, le influenze e i riferimenti a tantissime realtà storiche le avevo premesse, ma non vanno dimenticate la cura maniacale negli arrangiamenti e le capacità scrittorie che compongono quest’opera e quelle passate, segno che gli Houston sono una band che vuole continuare a produrre in studio, e a suonare live, il più possibile anche nei prossimi anni. Nota di merito per tutta la line-up ma sugli scudi appaiono il singer, sempre lucido e padrone delle situazioni e per il guitar man, capace di creare partiture notevoli e assoli che diventano canzone nella canzone. Chi adora le stampigliature del AOR americano si troverà estremamente a proprio agio su questi solchi e gradirà l’ennesimo ottimo prodotto di questo quintetto nordico, nato per caso in Svezia e non tra i confini degli States. Listen to it.
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7
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@andrade...una delle boiate più grosse degli ultimi 10 anni...o hain12 anni oppure sei un truzzo che ha sbagliato sito...vai a vedere Strangeways, Boulevard, Outside Edge ecc ecc quante views hanno...ma da dove arrivi? |
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6
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@Andrade, ti svelo un segreto riguardo a YT: devi ascoltare solo quelle che pagano una sbotta di soldi per avere views farlocche.
Pagare per aver decine di migliaia di views, è davvero un ottimo segnale e sinonimo di qualità eccelsa.🤣 |
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5
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@Andrade: ma stiamo scherzando? Adesso si giudica un gruppo in base alle visualizzazioni su YouTube? Scusa tanto ma è la cosa più stupida che ho sentito. Ci sono artisti che fanno milioni di visualizzazioni e fanno musica di merda, ed artisti che fanno grandi dischi ma nessuno li caga. Il mondo di oggi è veramente stupido. |
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4
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li ascolterei anche ma sono molto diffidente verso una band la cui canzone con più visualizzazioni su youtube ne ha 80000 in dieci anni, pessimo segnale |
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3
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Gran bel disco. A.O.R. sopraffino, cantato stupendo, sound ottimo e canzoni bel fatte, cosa volere di più? |
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2
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Non sbagliano un colpo! |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. She Is The Night 2. You're Still The Woman 3. Hero 4. A Lifetime In A Moment 5. Heartbreaker 6. Storyteller 7. Heart Of A Warrior 8. Until The Morning Comes 9. I Will Not Give In To Despair 10. Such Is Love 11. Into Thin Air
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Line Up
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Hank Erix (Voce) Carl Hammar (Chitarre) Richard Hamilton (Tastiere) Soufian Ma’Aoui (Basso) Oscar Lundström (Batteria)
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RECENSIONI |
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