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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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Diamanda Galás - Saint of the Pit
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03/03/2022
( 1409 letture )
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Diamanda Galás è un soprano e pianista statunitense che appartiene ad un cerchio ristretto e ricercato di particolari forme vocali contemporanee e della performance art visual e voice, paragonata a Demetrio Stratos, performer degli anni Settanta che usava la sua voce come un sintetizzatore, uomo in grado di controllarne le onde sonore e le sue vibrazioni con una precisione ed una ricerca maniacale. La Galás ne trae spunto e ne genera una nuova visione della sua voce come strumento e lo arricchisce di tecniche nuove e di espressività. Donna dalle mille virtù, nei primi anni Ottanta si impegna in prima persona nel sociale, concentrandosi su temi come l’epidemia di AIDS, le malattie mentali, la disperazione, la perdita di dignità, nonché l'ingiustizia politica.
La Galás ha attirato l'attenzione della stampa in particolare per la sua voce ed il suo grido in piazza, definita un “soprano sfogato”, ne farà poi lei un marchio di fabbrica della sua ‘’musica avantgarde’’ attraverso toni vocali capaci di terrorizzare ed allo stesso tempo affascinare creando una nuova estetica rivoluzionaria fatta di impegni e battaglie sociali. Femmina dal lutto perenne, organista performativa in primis comincia la sua carriera nei cliniche psichiatriche, successivamente chiamata a far parte della compagnia Living Theatre di New York e poi come attrice, inizia proprio da lì la sua scalata al successo pubblicando per l’epoca ‘’dischi estremi’’ di sola voce fredda e glaciale accompagnata da un’elettronica che ne bilancia alla perfezione i suoi vibrati vocali che ne esprimono chiaramente dolore e sofferenza; sentimenti spesso protagonisti delle sue opere, il suo personale concetto di femminile di donna e paura, quei sostantivi a lei cari, il terrore dell’abbandono e la pace che crea la notte e il buio sono le caratteristiche fondamentali di questa Serpenta eclettica e rivoluzionaria. La sua prosa musicale passa da Baudelaire a Pasolini, da Nietzsche alla musica di Beethoven, da Poe a De Sade restando sempre in territori desolati spaventosi. Le composizioni estreme della Galás vengono spesso accolte con clamore. Nel 1982 esordisce con quello che poi ne diventerà il suo manifesto e progetto più compiuto, The Litanies Of Satan, archetipo romantico/satanico simbolo dell'incompreso di Baudelaire che malgrado tutto combatte eroicamente per il diritto a esistere. Scritto in due lunghissime composizioni per voce ed un’elettronica infernale scioccante ma soprattutto di un dolore straziante, interpretandone i mali dell’animo umano attraverso riti e strumentazioni magiche. Disco sicuramente depravato utilizzato anche come colonna sonora per snuff movies diventerà in futuro un disco cult della musica oscura. La sua convulsa vocalità e i suoi silenzi elettronici e pianoforte saranno accentuati successivamente nel suo secondo lavoro Diamanda Galás (1984) dove le questioni politiche sono in primo piano: un inno alla libertà in chiave animalesca e quasi epilettica, qui la voce della Galás è bella e alta. Ascoltando i pezzi, infatti sembra quasi di sentire le voci delle vittime di soprusi ed abusi in carcere del regime della giunta greca che ha governato la Grecia dal 1967 al 1974. Nel 1986 muore di Aids il suo amato fratello, il drammaturgo Philip-Dimitri. Nasce così la pazzia, la cattiveria musicale di Diamanda, che disegna e produce una trilogia intitolata La Maschera Della Morte Rossa, terribile strazio incentrato sulle vittime dell’AIDS riportato in musica in tre capolavori: Il primo capitolo è The Divine Punishment, di teatrale interpretazione, laceranti vocalizzi e letture delle sacre scritture dove la sua voce è accusatoria ed il tono accusatorio e blasfemo nei confronti della religione. Un disco senza ritorno e senza repliche. Il terzo capitolo è You Must Be Certain Of The Devil, disco di rassegnazione e sconforto verso i diritti civili, i canoni musicali sono qui più precisi, si rispetta il formato forma-canzone quasi gothic rock lineare che segna un’evoluzione quasi commerciale di Diamanda; una dritta ed ininterrotta preghiera al pianoforte e semplici e sconfortanti ma soprattutto essenziali composizioni.
Nel mezzo di questa trilogia sanguinante vi è Saint Of The Pit, disco che segna un cambiamento nella musica della Galás che si priva di quella drammaticità elettrica e passa completamente ad una classica musica gotica. L’approccio musicale è diverso rispetto ai precedenti fatti quasi tutti a cappella: Saint Of The Pit, oscuro e strumentale, è il primo disco di Diamanda ad avere più di due tracce. La dea nera opta stavolta per una commerciale scelta, ovvero cinque tracce più brevi del solito, meno avantgarde e più ‘’comprensibili e leggeri’’. La poetica di Saint Of The Pit è più definita, i toni soavi ma oscuri della Galás la rendono più stanca ma sempre predisposta a polemiche sociali. Il disco si apre con la strumentale overture La Trezième Revient, con un evocativo organo dalle ipnotiche melodie, imperterrite suggestioni nere e lugubri. Deliver Me è un assolo sopranile dai toni arabeggianti iniziali, un canto lungo e corposo a volte sussurrato che ne delinea le strutture vocali infinite dell’artista. Nella interessantissima L’Heautontimioroumenos, la Galás diventa seduttrice, sussurri infernali inquieti e mostruosi alternati a canti superlativi di una sirena che ammalia per poi distruggerti e farti impazzire. Artémis preannuncia quello che predominerà nel secondo periodo della sua carriera ovvero uno spasmodico e predominante uso del pianoforte classico accompagnato da una vocalità da classico soprano e non più da femmina rabbiosa, l’espressività e le cacofonie lasciano spazio a narrazioni più incisive di una poetica diretta, in questo caso e in questo pezzo la scrittura di Gérard de Nerval. La traccia che chiude questo disco è Cris D’Aveugle, canzone che sugella e chiude definitivamente il periodo iroso della Galás attraverso la sua ultima interpretazione demoniaca: dodici minuti di intensa attenzione alle liriche di Tristan Corbière eseguite da una teatralità operistica, striduli dannati, filastrocche, evocazioni spirituali e toni medievali di antica fattura, quasi sciamanica; una vera e propria orgia di suoni e modulazioni vocali che ne genererà una tragedia di disumana passione.
Pardon de prier fort Seigneur si c'est le sort Mes yeux, deux bénitiers ardents Le diable a mis ses doigts dedans Pardon de crier fort Seigneur contre le sort
l'inquietante mondo sonoro di Diamanda Galas ha esplorato letteralmente ogni angolo del mondo terreno e ultraterreno. Saint of the Pit la delinea come una sorta di Maria Callas tornata dall'inferno, una spettrale presenza su una trilogia che ne lascerà il segno e ne chiuderà l’epopea dannata e demoniaca per proseguire in meandri sempre oscuri ma più lineari ed eleganti, l’avanguardia lascia il posto a suoni da concerto classico. La sua voce il più delle volte non conosce compromessi, è quasi sempre istintiva e forte come gli esordi. Saint of the Pit traccia percorsi stilistici diversi e meno anarchici, ma l’idea è sempre fantastica, accostare la musica lirica al gotico in un senso oggettivamente strambo ed innovativo. Idee chiare e purtroppo tante battaglie non vinte come lei avrebbe voluto, ma la sua missione è oggi ancora viva. La sua delicatezza nel trattare certi temi è costantemente in contrapposizione alla sua indelicatezza sonora nel fare arrivare il messaggio in maniera incazzata fanno della Galás un’amazzone infernale.
La nostra Serpenta è sempre provocatoria, il sistema sociale per lei è infame e spietato, odia bigottismo ed ipocrisia soprattutto se di natura religiosa, si batte per gli ultimi e ne canta le lodi e le disperazioni: le sue rappresentazioni musicali, infatti, non solo sono opere diaboliche e perverse ma, soprattutto, urla di speranza verso tutti i diritti civili di questo mondo.
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7
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Di Questa inquietante ragazza non ho mai ascoltato niente nonostante il nome non mi sciunscesse nuovo. L'avantgarde mi piasce, anche se mi pare di capighe che sia una proposta estrema la sua. Vediamo youtu.... Volevo dighe il mio negoziante di fiduscia che dice, che sia adatta a qualche manifestazione aghtistica di qualche pittore museale? |
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diego75: come dimostrare di non aver capito niente senza dire "non ho capito niente". Senza offesa ma il tuo commento equivale a dire "non mi piace picasso perché i quadri sono brutti paragonati a raffaello".  |
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5
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Sara' anche particolare ma se a questa tizia togli la parte scenografica ... non e' un gran che! |
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E sì, infatti i primi due li ho sempre ascoltati insieme. Adesso grazie alla rece scopro che sono tre, quindi vada per tre bicchieri. Inoltre non ho mai fatto attenzione ai testi quanto alle evoluzioni della voce. Me li leggerò invogliato dalla rece. |
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3
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No Fun, tu hai una ristampa, dove The Divine Punishment & Saint of the Pit stanno su un unico disco
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2
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Ho il cofanetto della trilogia Masque of the Red Death (in realtà ho sempre pensato fossero due dischi perché il primo e questo sono in un unico disco) e non lo ascolto da un bel po' al contrario di The Litanies of Satan. Una di queste sere lo rimetto su, ovviamente con un bel bicchiere (o due, o tre) di rosso. |
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1
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Capolavoro..il mio preferito. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. "La treizième revient" (The Thirteenth Returns) 2. "Εξελόυμε" (Deliver Me) 3. "L'Héautontimorouménos" (The Self-Tormentor) 4. "Artémis" 5. "Cris d'aveugle" (Blind Man's Cry)
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Line Up
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Diamanda Galás (Voce, Organo Hammond, Piano, Sintetizzatori)
Musicisti ospiti: F. M. Einheit (Catene nella traccia 1, Batteria sulla traccia 4)
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RECENSIONI |
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