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National Suicide - The Old Family Is Still Alive
02/04/2022
( 1017 letture )
Nel 2007 da Rovereto si affaccia una band con un nome a dir poco strano, la cui grafica del moniker ricorda i Nuclear Assault. Si chiamano National Suicide e si fanno notare per una demo composta di quattro pezzi tutti maledettamente belli perché diretti e feroci.
Qualche tempo dopo, vista la buona impressione che aveva suscitato quella demo, i trentini sono chiamati alla prima prova professionale il cui titolo non lascia dubbio su quella che è l’attitudine musicale della band, The Old Family is Still Alive.
La vecchia scuola thrash trova in questa incisione una buona quadratura. Nel frullatore ci vanno gli Overkill, gli , una manciata di Slayer, senza esagerare però, e poi ancora Judas Priest e, perché no, una virgola di Accept. Il risultato è un CD autentico, di piacevolissimo ascolto per i padiglioni auricolari degli amanti del genere nato negli anni ’80. Il tempo si è fermato. Quella musica vive ancora e vivrà a lungo fino a quando gente come i National Suicide saranno in circolazione.

I quattro pezzi che componevano la demo del 2007, in questa pubblicazione li ritroviamo in una veste ovviamente più professionale, ma quello che non si è smarrito è la dose di convinzione nel proporre un thrash basico, tuttavia maledettamente convincente. Pochissimi ghirigori, tutto sempre molto crudo. È una scelta la loro perché nella sua mezz’ora o poco più The Old Family is Still Alive è capace di diventare coinvolgente a cominciare dalle primissime note. La traccia che porta come titolo il nome della band è potente come un risveglio brusco. Da subito si nota come la voce di Stefano Mini sia un clone di Blitz degli Overkill. Qualcuno potrebbe osservare che la cosa sia poco originale, ma ai National Suicide nessuno deve chiedere di essere innovativi. Loro suonano un thrash metal della vecchia scuola e, pertanto, il rimando ai mostri sacri è un atto dovuto, per nulla mascherato. Nu Posers Don’t Scare Anyone è un pezzo power da battaglia in cui entrano le sonorità già care agli Exodus. Il tema arcinoto dei “poser” viene recuperato nelle liriche che celebrano quanto i suddetti siano bugiardi e poco credibili. Tema già sentito ? Sì certo, milioni di volte. Eppure -torniamo a dire- qui non c’è nessuna voglia di proporre niente di diverso rispetto al thrash canonico, tanto in tema di musicalità quanto per i temi proposti nelle liriche. Quindi si metta l’anima in pace chi che anela, ad ogni costo, alla necessità che la musica estrema si evolva.
Il riff di The Old Family is Still Alive è ben congeniato. L’assolo di chitarra nella parte centrale è chirurgico; squarcia la base ritmica per ripartire con le cavalcate care ai Judas Priest ai quali la nascita del thrash va ricondotta. La cover del CD è divertente. Anche questa si cala nella realtà del tempo passato. Con i suoi colori e la tematica sembra appartenere ad un momento già vissuto che ritrova vita nuova grazie ai National Suicide. Il titolo di Let Me See your Pogo è azzeccato perché il pezzo si regge su ritmi serratissimi tanto da lasciar andare il pensiero alla baraonda che sotto lo stage si anima. Pogo, poser falsi, vecchia famiglia che non vuole saperne di andare in pensione. I temi classici ci sono tutti e la band si sa divertire con leggerezza perché prendersi troppo sul serio è sempre una cosa della quale sospettare. Wanted è l’ennesima prova di determinazione: traccia costruita su tre accordi in stile punk che si arricchisce del taglio dell’assolo.
Le rullate di Marco “Zeta” Zanini danno il via a Into the Clubhouse in cui la prova canora di Stefano Mini resiste fino allo stremo pur a fronte di una tonalità altissima. Il pezzo è rubato a Taking Over degli Overkill, ma questo non lo rende meno piacevole, anzi. Se la voglia è quella di celebrare il thrash, il risultato è riuscito assai più che dignitosamente. Please Welcome… My Friends ! prosegue sugli stessi passi percorsi. La band riesce a fornire una testimonianza credibile anche grazie alle prove dei singoli che si occupano di tenere il ritmo così alto. Basso e batteria vanno in sintonia e creano un perimetro solido sul cui muro di cinta è poi semplice salire. Già presente sul primissimo demo che ci fece conoscere il gruppo, Sucks n’ Artillery qui viene riproposta identica godendo, però, di una registrazione assai più professionale. La traccia è anticipata da gemiti e suoni che non possono essere diversamente interpretati. Il thrash proposto è made in U.S.A. di scuola californiana.
La chiosa è lasciata a This is a Raid, altro pezzo che avevamo ascoltato un paio di anni prima. Traccia ruvida, la più veloce del lavoro.

Sempre molto precisi, i National Suicide ci lasciano con la certezza, che poi troverà ragione nei fatti, di altri lavori sempre tutti convincenti. Consigliato a quelli che hanno il gilet di jeans ricoperto di toppe di ogni tipo e che orgogliosamente ancora lo indossano, nonostante alcuni di quei gruppi celebrati dalle toppe cucite adesso non esistano più.



VOTO RECENSORE
83
VOTO LETTORI
67.42 su 7 voti [ VOTA]
jeffwaters
Lunedì 4 Aprile 2022, 8.31.28
1
I National Suicide sono un pezzo di storia della nuova ondata thrash italiana, assieme agli Hyades e poi tanti altri. Sempre dei grandi.
INFORMAZIONI
2009
My Graveyard
Thrash
Tracklist
1. National Suicide
2. Nu Posers don’t Scare Anyone
3. The Old Family is Still Alive
4. Let me see your Pogo
5. Wanted
6. Into the Clubhouse
7. Please Welcome…my Friends!
8. Sucks n’ Artillery
9. This is a Raid
Line Up
Stefano Mini (Voce)
Robert “Bob” Condini (Chitarra)
Tiziano “Tiz” Campagna (Chitarra)
Ivan “Saxon” Andreolli (Basso)
Marco “Zeta” Zanini (Batteria)
 
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