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27/04/25
THE LUMINEERS
UNIPOL FORUM, VIA GIUSEPPE DI VITTORIO 6 - ASSAGO (MI)
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15/07/2022
( 1387 letture )
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Ormai la vocalità femminile in ambito metal è ampiamente sdoganata, tanto da non costituire in sé notizia. Eppure, non è ancora così diffusa da non attirare in qualche modo l’attenzione, non fosse altro per costituire una potenziale novità in un genere che altrimenti troppo spesso rischia di arrotolarsi su se stesso, risultando sempre più stanco e autoreferenziale. Nel caso degli Alunah, abbiamo a che fare con una band che si è contraddistinta fin dal primo demo del 2007, Crystal Voyage, per la presenza di una cantante. Nel tempo, però, la vocalità di Sophie Day ha finito per rappresentare un limite allo sviluppo del gruppo e così, all’indomani del quarto album Solemnial, è apparso chiaro che un cambiamento si rendeva necessario. E’ quindi con l’EP Amber & Gold del 2018 che nella line up ha fatto la sua entrata la nuova vocalist Siân Greenaway. L’approdo a Heavy Psych Sounds Records rilanciò le ambizioni della band di Birmingham che pubblicò con l’etichetta l’album Violet Hour nel 2019, salvo poi trovarsi incatenata in piena pandemia e alle prese con uno stop che arrivava nel momento sbagliato, quando il gruppo stava cioè rialzandosi dal cambio di formazione e cercava finalmente di consolidare la propria posizione nello stardom mondiale. Strange Machine fa quindi riferimento tanto al particolare e delicato momento, quanto alla band stessa, a sua volta alla ricerca di equilibrio e riscatto in un momento generale di grossa incertezza.
Presentato da una copertina a dire il vero dozzinale e non all’altezza, Strange Machine è in realtà un piacevolissimo album di doom classico, tinto di reminiscenze stoner, hard rock, blues e psichedeliche, che lo ancorano inevitabilmente al passato. La voce da contralto di Siân Greenaway si rivela arma vincente per il gruppo, con un timbro caldo e pieno che differenzia gli Alunah da quasi tutte le altre band dotate di frontwoman, mentre lo stile palesemente vintage e psichedelico assicura un fascino notevole sia nei passaggi maggiormente orientati al doom puro, come Broken Stone e The Earth Spins, che invece nei frangenti più palesemente psichedelici, come l’ottima Psychedelic Expressway, dotata di un pre-chorus hippie caratterizzato da un passaggio piacevolissimo quanto semplice, che si stampa in testa mettendo quasi allegria, pur nel contesto di un disco doom. Proprio la buona propensione alla melodia della Greenaway regala soddisfazione all’ascolto di Strange Machine caratterizzato da linee vocali piacevoli e ben strutturate, che esaltano un comparto musicale magari non proprio originale, che rimembra ad esempio i The Quill e altre band del genere, ma comunque perfettamente capace di scrivere buoni brani. E’ proprio questo buon equilibrio compositivo, che garantisce variegatura all’album, senza lesinare riff tritaossa e da puro scapocciamento, a rendere interessante Strange Machine per un pubblico trasversale, che appunto può essere interessato più alla vena hard rock/stoner prevalente nel complesso oppure a quella doom esoterica, che comunque dà le sue soddisfazioni. Quale più, quale meno, tutti i brani hanno qualcosa da dire e forse paradossalmente sono proprio i primi due a rivelarsi meno interessanti, con l’album che decolla pienamente da Fade Into Fantasy in poi e non molla più la presa, con refrain come quelli di Silver e Teaching Cardinal Sins che non fanno prigionieri.
Più inquadrati di altre band dedite al genere e quindi meno sorprendenti, ma al contempo più concreti, gli Alunah sono un gruppo se vogliamo strano: sei album e due EP in quindici anni di carriera ne fanno una band di veterani, ma di fatto gli inglesi sono rimasti a lungo nelle retrovie e solo adesso sembrano sul punto di fare il vero passo in avanti. Certo questa formazione appare di indubbio valore e un disco come Strange Machine, seppur senza far gridare al miracolo, sembra assolutamente perfetto per inserirsi nel filone di cui parlavamo a inizio recensione, tra Avatarium e Blues Pills, senza toccare le punte di nessuno dei due, ma comunque con una gradevolezza e una solidità compositiva ed esecutiva che non deludono. Interessanti senz’altro per chi mastica il genere, potrebbero essere una gradevole sorpresa anche per molti altri. Peccato per la copertina, perché nel complesso mondo odierno anche un particolare del genere potrebbe rivelarsi esiziale. Mai come in questo caso conviene guardare oltre le apparenze.
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2
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E’ senz’altro in lista, grazie  |
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1
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Questo devo ascoltarlo, hanno recentemente tirato fuori un album bomba. Recensitelo please! |
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INFORMAZIONI |
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Heavy Psych Sounds Records
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Tracklist
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1. Strange Machine 2. Over the Hills 3. Fade Into Fantasy 4. Broken Stone 5. Psychedelic Expressway 6. The Earth Spins 7. Silver 8. Teaching Cardinal Sins 9. Dead Woman Walking
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Line Up
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Siân Greenaway (Voce) Matt Noble (Chitarra) Daniel Burchmore (Basso) Jake Mason (Batteria)
Musicisti Ospiti:< Shane Wesley (Chitarra su traccia 6)
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RECENSIONI |
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