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26/04/25
HEAVY LUNGS + LA CRISI + IRMA
BLOOM- MEZZAGO (MB)
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The Cult - Under the Midnight Sun
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11/11/2022
( 3462 letture )
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Welcome back The Cult! 38 anni di gloriosa carriera discografica e undicesimo lavoro da studio del duo Astbury-Duffy; la band non pubblicava un disco dal 2016 e torna sugli scaffali con questo nuovo capitolo. Solo otto pezzi, una copertina davvero brutta, ma il loro ritorno è sempre una gran bella notizia. Per questo album scordatevi la componente hard rock fortissima di fine anni ottanta, la band ha scelto, infatti, di ritornare ad incidere nei Rockfield Studios in Galles, dove ha mosso i primi passi, una sorta di riconnessione con le proprie origini e con il sacro fuoco delle ispirazioni musicali. Indirizzati dal produttore Tom Dalgety, il gruppo ha gettato nelle proprie canzoni antichi sapori, strutture dinamiche ombrose, arie sofferte, citando quello che è stato il loro variegato percorso, aggiungendo plurimi arrangiamenti orchestrali d’effetto, senza disdegnare la componente psichedelica, che è stata matrice dei loro esordi sulla ribalta a sette note.
Mirror apre l’ellepì e rintraccia atmosfere che i The Cult hanno saputo ben impastare nei loro primissimi anni, la voce drammatica fa la parte del leone ma le trame chitarristiche connotano fortemente il pezzo, che si muove sinuoso e serpeggiante, rilasciando miasmi allucinogeni, mentre gli arrangiamenti delicati supportano lo sfondo nero della song; una buona partenza, senza dubbio. A Cut Inside rispolvera i vecchi tempi, la vena dark è pienamente visibile, non esiste alcun anelito hard rock qui, ma in generale su tutto il disco, ma solo quell’ispirazione “ab origine” che caratterizzava il duo ancor oggi vivo e scalciante, con le chitarre che sul finale del ritaglio prendono il sopravvento. Così come il sound assai scuro di Vendetta X che gode di inserti di synth che si incastrano bene nella struttura di un pezzo che fa vibrare gli amanti di un pezzo di storia come Love, loro pluri-celebrato disco storico, un caposaldo della carriera dei nostri. Atmosfere, distorsione della chitarra di Duffy, ugola, tutto rimanda a quei tempi. In Give Me Mercy si ode un basso che puntella la struttura, i saliscendi delle chitarre e l’interpretazione del singer portano ad un ritornello che è una sorta di inno dei nuovi/vecchi capisaldi del “Culto”, piacevole il solo guitar che arieggia improvvisamente il pezzo, ma anche qui i richiami al passato sono centrali nella portata del brano. Outer Heaven scocca da arrangiamenti orchestrali coinvolgenti che elevano una struttura solida, con una batteria che picchia, e chitarre con un sound molto nordico; molto bello il cuore centrale strumentale del brano, con Astbury gran cerimoniere e domatore di anime e intenti. Knife Through Butterfly Heart nasce come una delicata ballad acustica solamente in presenza di sei corde e voce, poi è capace di trasformarsi in un frammento stupendo con gli archi che premono: le melodie fluiscono libere, avvolte nella caligine dello spirito dell’ensemble, con il frontman assoluto protagonista, bravo nel deliziarci con scansioni armoniche che si contrappongono forti al tessuto musicale, e un solo guitar sentito e sofferto sino alle lacrime. Senza dubbio la canzone più bella dell’intero lavoro, per capacità e naturalezza nell’incastrare diversi componenti in maniera perfetta. Impermanence è figlia diretta della scena dark dei primordi, con toni teatrali e quei suoni che portano, inesorabilmente, a ritroso il nastro della vita, tutto richiama i tempi andati che la band non ha mai dimenticato. Il fascino gotico della titletrack chiude l’album, con una ballad incarnata su orchestrazioni e grande feeling nella voce di Astbury, il solo di Billy Duffy è magnifico e apre alla luce con note lunghe e filate, una sorta di colonna sonora legata a una forma di resurrezione.
Chi adora la band non potrà far altro che amare questo Under the Midnight Sun che avrebbe tranquillamente potuto intitolarsi “Back to the past”, visti i contenuti, il sound, le idee e lo sviluppo che richiamano tutti fortemente gli inizi del combo, in simbiosi con gli arrangiamenti orchestrali a fare da degno contrasto alle stesure ivi contenute. Buono il prodotto finale dei due soci in affari! Questo CD non mancherà di ottenere favori e responsi di chi li venera sin dai primi vagiti musicali. Un disco fuori dal tempo, molto agè, e per questo parecchio affascinante.
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22
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Ottimo disco di atmosfera dei The Cult che, al solito, non tradiscono, stavolta tornando a sonorità dark dei primi anni 80. Lavoro breve, ma ispirato. Molto bene Astbury e Duffy, avenne!
Per me 80 agile agile |
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21
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Bellissimo album di una band che a ragione sente di poter dare ancora tanto. Non è facile riprendere il filo del discorso compositivo mantenendo livelli alti di qualità, loro l hanno fatto. Onore al merito. |
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20
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Vendetta X è sound anni 80 allo stato puro.
Non male come album dopotutto. |
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19
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Felicissimo che molti artisti si stiano orientando su durata dei dischi tra i 30 e i 40 minuti massimo, i Cult sono una sicurezza e questo ritorno è oscurità totale, da primi ascolti preferisco i predecenti "Hidden City" e "Choice of W" ma questo ha delle vette altissime e sta crescendo con gli ascolti, vedremo. |
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18
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Tutta loro la colpa se mi sono innamorato del Rock. Ricorderò sempre quel sabato pomeriggio a Discoring quando presentarono Rain e il martedi successivo ( si perchè all'epoca col cacchio i negozi erano paerti domenica e lunedì ) corsi a comprare Love di cui mi innamorai subito.
Per questo amerò sempre i Cult anche se a questo album non riesco dare più di 75 come voto, non per i pezzi di buona qualità ma dopo 6 anni non riesci a tirar fuori più di 8 brani e 30 minuti di album? Evidente che stanno esaurendo la vena compositiva e arrancano. |
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17
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Un deciso ritorno all'attitudine di "Dreamtime" (più che di "Love"), con un mood che riporta alle sonorità /punk/dark/wave degli anni '80 (a tal proposito è lampante un brano come "Vendetta X"). Buon disco, meno immediato del solito, manca del tutto la veemenza hard rock di molti loro album, cosa che già sul precedente "Hidden City" si era notata. Un disco meno da "singolo/hit" e più da ascolto globale (ovvero nella sua interezza). Anche questa volta non hanno ciccato (non ho mai trovato un disco flop nella loro carriera). |
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16
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Al primo ascolto non mi ha preso, ma mi riservo di ascoltarlo ancora per poter davvero decidere se è un album a me gradito o meno. |
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15
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La copertina che strizza l'occhio a Love a me piace molto. Però qui l'unico pezzo che mi rapisce davvero è Give Me Mercy |
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14
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Un album con delle bellissime atmosfere....mi è piaciuto |
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Ah, la copertina è stupenda nella sua semplicità. |
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Un disco che mi piace tantissimo. Bentornati |
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11
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A me non ha convinto tanto quanto Choice of Weapon, quello sì veramente ispirato non come questo che, dopo qualche ascolto, non lascia molto. |
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10
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Da parte mia amore eterno per i Cult e per la loro musica. Per me non hanno mai toppato un album, neanche stavolta. Livelli sempre molto alti. Anche la copertina è molto molto bella. |
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9
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Ritorno graditissimo e album che sto ascoltando molto (in questo mi viene sicuramente incontro la sua breve durata). Il lavoro è valido, questo tipo di sonorità inevitabilmente mi riportano indietro di decenni così come il timbro di Ian, assolutamente unico e caratterizzante. Ma, a prescindere da questo lato “nostalgico”, il fatto è che i pezzi sono tutti validi e, anzi, Knife Through Butterfly Heart è a dir poco magnifica. Voto 80 |
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8
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Io non sono uno storico ascoltatore della band, anzi dovrei decisamente recuperare qualcosa dal loro passato; detto ciò, mi trovo sostanzialmente in linea con la rece del nostro Frankiss, anche se dovessi dare un voto. "Outer Heaven" e "Vendetta X" mi sono piaciute molto. |
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7
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Il ritorno dei Cult a sonorità goth e psichedeliche in un disco che a mio parere è il loro più bello dai tempi di Ceremony. L' album contiene otto brani tutti di grande qualità,i miei preferiti sono Mirror e Vendetta X. Bella anche la copertina che ricorda un po' quella di "Love". Ancora una volta i Cult hanno confermato la loro classe, di band come questa purtroppo ce ne sono sempre meno. |
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6
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Sono molto legato a questo gruppo. Electric per me è stato all'epoca un disco fondamentale. Ma in generale nella loro discografia per me non c'è un passo falso. Anche questa volta hanno fatto un buon disco. Però due appunti: 35 minuti mi paiono pochini per un full leght e in secondo luogo potevano degnarsi di mettere un librettino con i testi nella versione digipack. |
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5
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Vabbè....non sarebbe un problema il tornare alle origini se solo ci fossero canzoni belle in sto album...non convince per nulla come non convinceva il penultimo e quello prima....per risalire a qualcosa di ispirato bisogna tornare al moderno beyond good and evil....davvero un peccato per una band così storica! |
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4
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Piacevolissima sorpresa. Era da un po' di tempo che non apprezzavo un disco dei Cult, questo invece mi ha subito colpito. Si tratta di un ritorno verso un sound più gothic fatto a regola d'arte. La voce di Ian qui risalta particolarmente e Billy tira fuori una prestazione di tutto valore. Ottimo. |
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3
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Aggiungo che la copertina a me piace un sacco, un sole dorato nel buio e che evidenzia una serpe. |
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2
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Grande grande album, i Cult tornano al gothic, brani bellissimi, tutti quanti. Una classe enorme. Certo, una durata striminzita... |
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1
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Copertina brutta? Si potrebbe disquisirne.
Album buono anzi qualcosa di più, sicuro mi Piace più di hidden City. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Mirror 2. A Cut Inside 3. Vendetta X 4. Give Me Mercy 5. Outer Heaven 6. Knife Through Butterfly Heart 7. Impermanence 8. Under the Midnight Sun
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Line Up
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Ian Astbury (Voce) Billy Duffy (Chitarra) Grant Fitzpatrick (Basso) John Tempesta (Batteria)
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RECENSIONI |
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