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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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Perfect Plan - Brace for Impact
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19/11/2022
( 1288 letture )
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È sempre bello ritrovare band che sono diventate una sicurezza senza contare su una lunghissima discografia. I Perfect Plan appartengono alla categoria legata a questa realtà, indiscutibilmente. Storie che si intrecciano, destini improvvisi e grandi lavori partoriti da questa band di ragazzi maturi, percorsi da un gusto per le melodie, a dir poco sopraffino. Esordio arrivato tardi, il vocalist Kent Hilli, di grandissimo talento, prima faceva il calciatore, una band compatta e di grande perizia e sagacia a sette note anche se non più in verdissima età. Giungono da una piccola cittadina svedese, Örnsköldsvik, e sin dal debutto titolato All Rise, datato 2018, il combo ha saputo sorprendere per la miscellanea altamente melodica, assemblata alla perfezione con tecnica: il singer poi è reduce dalla performance sul disco di reunion dei grandi Giant: come back discografico non eccezionale, a dirla tutta. Questo Brace for Impact rappresenta il loro terzo capitolo da studio, più un EP, e tiene accesa la carbonella ardente dei brillanti, precedenti episodi, edificati su un hard rock deciso, carico, pomposo, con tante tastiere, ma ricche di soluzioni tutt’altro che risibili, legate a classici clichè.
Copertina affascinantissima, poi si parte subito con la serrata Surrender dove si scopre una vena dura che ricorda alcune cose del grande Ronnie James Dio, soprattutto nella voce, con le key che si smazzano un grande lavoro, chitarra in cavalcata pura e chorus solido e appuntito che sferra un attacco senza compromessi, smussato dall’ugola di Kent che sa quando raschiare, aprire il gas o addolcire, brano che a metà timing scende su un arpeggio, facendo calare la tensione alta, ma mantenendo viva attenzione e qualità; ottimo il guitar solo. If Love Walks In è più Aoristica con tante tastiere e strizza l’occhio a certe composizioni storiche tipiche degli States, belli i coretti, il ritornello appare efficace e il fraseggio della sei corde pesca in una memoria vanhaleniana. Can’t Let You Win mostra bicipiti gonfi alla Whitesnake, struttura matura del pezzo con un inciso dai toni epici che ricorda un certo tipo di metal anni ottanta da classifica, bella la prestazione vocale, ma tutta la band spinge sull’acceleratore e sa costruire benissimo le scansioni melodiche e i tratti più potenti. Va detto chiaramente che il quintetto ha indurito il proprio sound rispetto ai due precedenti lavori, cosa che non può dispiacere certamente a chi è più integralista in fatto di gusti, anche se la componente melodica è sempre presente e spiccata, con il compianto Dio che avrebbe dato la sua benedizione. Gotta Slow Me Down va nella direzione appena indicata: metallica, massiccia e granulosa, con un bellissimo assolo di tastiere che viene inseguito dalla sei corde. Stop the Bleed colpisce per splendore sin dal primo vagito, mandando in circolo un DNA Europe che spara filamenti luccicanti che planano sulla struttura di un brano che si esalta sul ritornello, supportato da una base musicale di prim’ordine; ottima la riuscita, in bilico tra armonie e densità corposa. Maiuscolo il bel assolo da parte di Rolf Nordström che fa crepitare la sua ascia. My Angel è una ballad melanconica e stupenda nella stesura, da brividi veri, l’interpretazione vocale è di livello superiore in parecchi punti, i cori sono stellati, tutto gira come un orologio atomico, rendendo la band come una delle realtà più fulgide del panorama odierno; pezzo da 10 in pagella condito da un solo-guitar emozionante. Devil’s Got the Blues e Still Undefeated sfoggiano artigli e duplicano il groove alla , sia nelle linee vocali che nell’inciso. Bring Me a Doctor aggredisce subito per poi distillare melodie scandinave che abbiamo imparato a conoscere molto bene, possente il refrain e squisite le coralità variegate. Emelie è più soft ma la qualità è ancora una volta eccelsa, e ricorda tratti dei due precedenti prodotti discografici, l’amore per l’AOR della band non morirà mai e la loro penna compositiva brilla di luce abbagliante, come lo splendido ritornello qui raffigurato. Walk Through Fire chiude i giochi, e va ancora nella direzione della tradizione americana del genere, sciorinando tutto ciò che si aspetta dai crismi tipici.
Ciò che più colpisce in questo Brace for Impact è certamente la naturalezza che possiede la band nel passare da brani fortemente hard a lingotti AOR senza perdere, mai, spontaneità e precisione. Kent Hilli, ancora una volta risulta l’assoluto mattatore e valore aggiunto dei Perfect Plan, formazione dove si trova perfettamente a proprio agio, un po’ meno in altre realtà parallele, se devo dirla tutta, ma l’intera line-up svolge magnificamente il proprio compito, aggiungendo tessere ad un puzzle che si compone da solo, senza mai peccare in armonia o egocentrismi, sfoggiando un equilibrio invidiabile. Altro grande album di questi svedesi che si saranno affacciati tardi sulla grande scena, ma si stanno togliendo immense soddisfazioni: avanti così ragazzi!
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2
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...ottimo lavoro....band che non ha mai deluso...le aspettative... |
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1
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Terzo album terzo centro per il gruppo svedese. Guidati dalla bellissima voce di Kent Hill qui il gruppo si sposta su territori più americani, ricordando in più di una canzone i Whitesnake da 1987 in poi. Il disco è compatto nel suo offrire canzoni sempre ad alto livello ma se devo scegliere Can't let you win è di un livello ancora maggiore, stupenda. Tra i top a fine anno. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Surrender 2. If Love Walks In 3. Can’t Let You Win 4. Gotta Slow Me Down 5. Stop the Bleed 6. My Angel 7. Devil’s Got the Blues 8. Bring Me a Doctor 9. Still Undefeated 10. Emelie 11. Walk Through Fire
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Line Up
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Kent Hilli (Voce) Rolf Nordström (Chitarra) Leif Ehlin (Tastiere) Mats Byström (Basso) Fredrik Forsberg (Batteria)
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RECENSIONI |
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