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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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27/02/2023
( 1190 letture )
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I Rancid avevano inciso un brano che si chiamava Blood Clot; era il primo singolo estratto dall’album cui avevano dato il nome di Life Won’t Wait datato 1998. Il pezzo era stato accompagnato da una clip carina condita di creste e mazze da baseball sfoderate in maniera provocatoria. I nostri Bloodclot, al terzo appuntamento in sala prove (dopo Burn Babylon Burn! e Up in Arms), sono assai più feroci dei Rancid; suonano un hardcore furioso che non può essere qualificato come semplice NYHC. Sono artisti che non hanno paura di andare a scomodare talvolta il death metal (palesi i rimandi ad alcune cose dei Kreator soprattutto nell’esecuzione del brano War Castles), così accontentando sia i malati di punk-hardcore sia i patiti del heavy più estremo.
A sentire i sette pezzi che compongono Souls si stenta a credere che sia la stessa band a proporre suoni così articolati. Il dato empirico lo tastiamo snocciolando già i primi tre brani che scorrono veloci come schegge di granata. La prima traccia demolisce ogni confine e ci fa apprezzare la band mentre esegue in maniera magistrale un miscuglio magico fatto di Slayer e Rage Against the Machine. Credetemi, Souls è un pezzo fuori di testa! Il cantato è metal, così come il costrutto dell’intera partitura, ma quello che lo rende materia pregiata è la contaminazione punk in stile newyorkese che infesta la canzone negli anfratti più nascosti. Per l’appunto è da New York che provengono i Bloodclot, e se è vero che quella è a capitale del “melting pot”, la circostanza è assai più credibile a sentire la musica che ci propongono. L’album è dedicato a Todd Youth, amico di vecchia data e compagno di band, scomparso a soli 47 anni il 27 ottobre 2018. Todd è stata la storica chitarra dei Danzing e della horror punk band Samhaim.
Il titolo Souls è probabilmente non casuale perché fanno storia le tante “anime” che la band possiede. Quella punk, quella metal, quella hardcore, quella crossover nonché quella più semplicemente rock che è la base su cui si costruiscono le dinamiche sonore così frastagliate ed alternative. Ma il titolo è anche il frutto delle “anime” tanto diverse dei quattro musicisti che compongono la band. Gente con trascorsi importanti che si è fatta valere in gruppi di successo assoluto e che adesso pare essersi accasata in questo progetto tanto articolato. In tema di professionalità dei membri del gruppo, sia sufficiente ricordare i trascorsi del vocalist John Joseph, già nei Cro-Mags degli inizi anni ‘80 quando erano di spalla ai Bad Brains, facendogli da roadies ed apripista durante le serate sudate nei club a stelle e strisce. Tornando all’ascolto, a meritare un commento c’è anche Infectious, brano nel quale il combo si cimenta nelle sonorità più vicine al rock che fece la fortuna degli Alice in Chains dove i suoni si fanno gotici e gli arpeggi in chiave minore. Prayer invece torna a far brillare l’argento vivo del punk della Grande Mela con la chitarra di Tom Capone (ex Quicksand) che miete riff a mitraglia, supportato dal basso acido di Craig Setari (ex Agnostic Front, Sick of it All e Youth of Today). Cazzutissima, Relentless -che sembra avere l’assolo centrale rubato ai Motorhead- si fa spazio nella memoria e torna ad interagire con i neuroni anche ad ascolto ultimato. E poi, in ultimo, la simpatica How low can a Punk get?, cover dei Bad Brains. La velocità di esecuzione è assai più lenta rispetto all’originale. Quella dei Bad Brains resta inimitabile perché è un coacervo contorto di suoni e strepiti, i Bloodclot la rendono meno punk e più hardcore metal. Ma vabbene così, ci è piaciuta anche in questa versione rivisitata e poco fedele al prodotto primigenio.
La Upstate Records è etichetta regina tra quelle che danno dignità all’hardcore e sui Bloodclot certamente si è puntato con un progetto ambizioso. La label ama definirsi “la casa dell’underground” eppure i quattro newyorkesi nel sottoscala non hanno titolo a restarci a lungo perché questo è un disco di sicuro successo.
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Souls 2. Unhinged 3. War Castles 4. Save the Robots 5. Infectious 6. Relentless 7. How long can a Punk get?
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Line Up
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John Joseph (Voce) Tom Capone (Chitarra) Craig Setari (Basso) Darren Morgenthaler (Batteria)
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RECENSIONI |
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