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27/04/25
THE LUMINEERS
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Eternal Tears of Sorrow - Sinner's Serenade
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17/06/2023
( 1061 letture )
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A fine marzo 2021 venne pubblicata la riedizione di questo primo lavoro dei finlandesi Eternal Tears of Sorrow sotto l'etichetta The Oath. Senza di fatto cambiamenti sostanziali o aggiunte, soltanto con una nuova copertina rispetto a quella originale che risultava piuttosto scarna, forse poco accattivante nei suoi disegni rupestri su roccia, mentre la nuova risulta molto più moderna, romantica e pittoresca, ed effettivamente si addice molto di più alla proposta musicale dei finlandesi. Sinners Serenade uscì nel 1997, ed è di fatto un mix molto particolare di death melodico, black e folk con tematiche romantiche e strettamente legate alla natura e al paganesimo.
Rispetto alla strada proseguita poi dagli Eternal Tears of Sorrow, fatta di un death melodico sinfonico e talvolta con la presenza di voci femminili, che sembra più costruito ad hoc e meno spontaneo, e soprattutto con troppi richiami a band quali, ad esempio, i connazionali Children of Bodom, qui siamo di fronte a un concentrato di irruenza, immediatezza e genuinità.
Un concentrato che fin da subito ci viene sbattuto a livello uditivo, e dopo l'iniziale intro tastieristico e sinfonico, che quasi forse -neanche a farlo apposta- è lì ad anticiparci già quale futuro avrebbe poi intrapreso la band, veniamo investiti fin da un tessuto sonoro intrecciato perfettamente, costituito da un telaio o, se vogliamo dirlo meglio, una cornice, di stampo black su cui man mano le varie suggestioni, frammenti sonori e ricami andranno piano piano ad intrecciarsi ed amalgamarsi. Fin da Another One Falls Asleep possiamo sentire le tipiche chitarre in tremolo del black, che fino alla metà dell'album non ci lasceranno immergendoci in un'atmosfera cupa, romantica, tipicamente nordica. Il pezzo alterna momenti serrati in chiave black a momenti melodici che sfociano in un assolo, con un inserimento acustico. La voce di Veteläinen è più vicina al growl che allo scream, ma riesce comunque a risultare insolitamente gelida:
The old witch hears the silence She sees the village enchanted By the power of her magic Gathered from the mists of the dark The everlasting winter is Draining the power of the people She feels it in her veins... And another one falls asleep
Un intreccio particolarmente riuscito di chitarra e basso apre la successiva The Law of the Flames, e nuovamente tutti gli elementi musicali si intrecciano alternando black, death melodico e folk acustico. Arriviamo a Dirge in cui il black si fa un po' da parte, pur non perdendosi l'atmosfera gelida e le chitarre si lasciano andare a più melodia, è fra i momenti più ricchi di stimoli sonori, ha un andamento vagamente progressivo, fino al clou finale un dolce momento acustico che ci lascia un po' a metà fra l'amaro in bocca e il sollievo.
As I howl at night, the wind join my song Helpless crying of the wild Am I soulless, forever gone? After a while I hear a voice From the dark fields of the fall It puts me the same question: Shall I ever see the dawn?
La breve Into the Deepest Waters invece è un breve intermezzo di stampo quasi doom con le chitarre ribassate e rallentate dall'andamento solenne, che pare quasi uno spartiacque nell'album. La title track posta esattamente alla metà del disco è il momento da cui il black viene messo da parte per fare spazio a momenti prettamente melodici, in questo brano particolarmente riusciti, che da metà brano in poi prendono il sopravvento portandoci fino alla fine. My God, The Evil Wind risulta ipnotica nel suo mix fra percussioni folkloristiche, e un riff di chitarra particolarmente azzeccato, a cui si aggiungerà il basso ad incalzare un momento molto ispirato decisamente pagano:
I'm standing on the sea shore Palms full of black shallow water A big stone behind me A pagan statue is all I see The statue carries a symbol The symbol of my own god I travelled so far I did this all in vein
La (purtroppo) brevissima Bard's Burial, che pare quasi una breve celebrazione funebre si avvicina decisamente a tematiche viking e il basso di Veteläinen imbastisce una linea azzeccatissima.
Here we are at bard's burial To celebrate our friend's Last journey to Walhalla Come my friend, drink this wine Eat all food and sing all night
Dopo una Maeìrch intrisa di chitarre e melodie, ci avviciniamo alla fine con The Son of the Forest da segnalare che si presenta epica con le sue cavalcate chitarristiche e cambi di tempo, mentre la conclusiva Empty Eyes è rallentata e risulta ripetitiva con qualche guizzo nel finale.
Questo primo album degli Eternal Tears Of Sorrow è un diamante grezzo, di cui magari a un primo ascolto potrebbe non venire colto subito l'effettivo valore, ma merita di essere riscoperto. Non presenta una proposta musicale pomposa o accattivante, a cui la band sarebbe approdata in seguito, ma risulta meno derivativo e decisamente più originale, nonostante la qualità della registrazione non sia eccelsa e la mancanza di un vero e proprio batterista renda il tutto piuttosto statico.
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Dawn 2. Another One Falls Asleep 3. The Law of the Flames 4. Dirge 5. Into the Deepest Waters 6. Sinner's Serenade 7. My God, The Evil Wind 8. March 9. Bard's Burial 10. The Son of the Forest 11. Empty Eyes
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Line Up
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Allti Veteläinen (Voce, Basso) Jarmo Puolakanaho (Chitarra, Tastiera, Programmazione) Olli-Pekka Törrö (Chitarra,Tastiera, Programmazione)
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RECENSIONI |
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