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27/04/25
THE LUMINEERS
UNIPOL FORUM, VIA GIUSEPPE DI VITTORIO 6 - ASSAGO (MI)
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Green Carnation - A Blessing in Disguise
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30/09/2023
( 1051 letture )
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Light of Day, Day of Darkness è un disco epocale, un capolavoro intriso di tecnica, epicità ed emozione che può vantarsi di avere ben pochi eguali nel mondo metal. Dare seguito ad un’opera di siffatta caratura è un’impresa titanica, perlomeno se si ritiene di dover continuare a battere quel tipo di percorso. Ed è così che Tchort e i suoi Green Carnation decidono saggiamente di intraprendere una strada diversa, evitando le insidie che avrebbero avuto continuando con il progressive gotico del loro masterpiece. Ma evitando pure di snaturarsi troppo e riuscendo ed essere coerenti con loro stessi. Il risultato di tutto ciò si intitola A Blessing in Disguise, album edito nel 2003 per l’etichetta francese Season of Mist e prodotta dallo stesso Tchort, attesissima per chiunque abbia goduto della magnificenza di Light of Day, Day of Darkness. La formazione rimane praticamente la stessa, con il vocalist Kjetil Nordhus, Tchort e Bjørn Harstad alle chitarre, Stein Roger Sordal al basso e Anders Kobro alla batteria. L’unico innesto è rappresentato dal tastierista Bernt A. Moen, in passato collaboratore della band e il cui contributo si fa sentire in maniera notevole, soprattutto negli splendidi intro di piano di The Boy in the Attic e Two Seconds in Life nonché nell’organo retrò di Writings on the Wall.
In A Blessing in Disguise è il formato canzone a venire privilegiato, con nove tracce nelle quali il prog metal dei nostri viene fortemente contaminato da componenti hard rock, alternative, doom e psichedeliche. Le chitarre robuste di Crushed to Dust, se confrontate con l’anima del disco precedente, appaiono più stridenti e piatte di quanto in realtà siano. L’opening, probabilmente il pezzo più debole del lotto, rappresenta una sorta di rottura con il passato preannunciando il cambio di stile che attende l’ascoltatore nel corso dell’ora scarsa del platter (anche se ciò alla fine dei conti sarà vero fino a un certo punto). Con Lullaby in Winter siamo decisamente su altre coordinate: una litania epica di sublime fattura, un pezzo diviso in due parti che senza strafare, senza particolari arzigogoli strumentali ipnotizza nell’ascolto e sembra non bastare mai. Quasi otto minuti di semplice e suprema bellezza. Echi dei vecchi Green Carnation, con un minor grado di atmosfera, ma maggior nitidezza melodica, possono essere avvertiti nella magnifica Writings on the Wall, con il suo Hammond dai sentori autunnali, leggeri e deprimenti allo stesso tempo, e nella successiva Into Deep. The Boy in the Attic e Two Second in Life virano in direzione Pink Floyd, ma con una loro personalità malinconica che richiama nei suoi tratti di piano un certo Richard Wright ed eleva il disco su valori davvero importanti. Oltre al lavoro impeccabile dei musicisti, va sottolineato come una delle forze trainanti dell’album sia il cantante Kjetil Nordhus, dotato di vocalità ed espressività camaleontiche, tanto che ascoltando in sequenza Lullaby in Winter e Writings on the Wall sembra difficile credere che il cantante sia lo stesso. Un frontman impeccabile quindi (come già ampiamente dimostrato in Light of Day, Day of Darkness), capace di esprimere grande feeling e al tempo stesso ottima potenza. Myron & Cole e As Life Flows By sono due brani prog serrati e dai sentori hard rock, orecchiabili e di gran gusto, con delle linee compositive di prim’ordine. La lunga e conclusiva Rain, nella quale si avvertono più che altrove echi dell’ingombrante passato, è l’ennesima dimostrazione che classe melodica ed emozione vanno nella band norvegese assolutamente di pari passo.
A Blessing in Disguise è in definitiva un altro importante centro da parte dei Green Carnation, i quali riescono a distanziarsi quanto basta dal loro capolavoro assoluto e a rimanere efficaci, credibili ed estremamente interessanti, sia melodicamente che liricamente. A quest’ultimo proposito è particolarmente toccante soprattutto il testo di The Boy in the Attic (per inciso, pare che il bambino in copertina sia proprio il figlio di Tchort), ma è tutto il disco ad essere ottimamente curato anche da questo punto di vista, con storie oscure e introspettive, dense di sofferenza, spesso disperate. Dopo il doom gotico di Journey to the End of Night e la perfezione prog-epica di Light of Day, Day of Darkness, il riuscito mix di stili di A Blessing in Disguise appare come la giusta coronazione di un percorso musicale che definire di tutto rispetto sarebbe oltremodo riduttivo. Disco per nulla facile come ad un primo momento potrebbe sembrare e che sale perentoriamente con gli ascolti, il terzo lavoro dei Green Carnation è un gioiello da riassaporare per quel che merita, un’opera invecchiata benissimo che oggi si riscopre ancora migliore rispetto a vent’anni addietro.
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1
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Album Capolavoro nel vero senso della parola stessa...immenso. Voto 100 |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Crushed to Dust 2. Lullaby in Winter 3. Writings on the Wall 4. Into Deep 5. The Boy in the Attic 6. Two Seconds in Life 7. Myron & Cole 8. As Life Flows By 9. Rain
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Line Up
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Kjetil Nordhus (Voce) Tchort (Chitarra) Bjørn Harstad (Chitarra solista) Bernt A. Moen (Tastiera, Piano) Stein Roger Sordal (Basso, Chitarra, Arpa) Anders Kobro (Batteria)
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