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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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Sorcerer - Reign of the Reaper
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24/02/2024
( 1648 letture )
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Con sommo ritardo sulla heavy-tabella di marcia, inciampo nelle solidi radici epiche della combriccola svedese e, con un tonfo sordo, cado sul soffice terreno nordico, perdendomi ancora una volta nella magia del loro sound metallico. Dopo le svisate epic-doom del maestoso (ma un po’ prolisso) Lamenting of the Innocent , il quintetto ritorna a fine 2023 con una visione e un’arma precisa: il mietitore. La figura leggendaria si riprende il suo regno e lo fa con la forza di un macigno che rotola giù dalla collina esistenziale. Forza di inerzia e velocità incontrollata per raggiungere un’epica morte al calar delle tenebre. Ci mettiamo super comodi per immergerci nell’ascolto di quest’ultimo monolite dalle forti tinte notturne, consapevoli del fatto che, con un po’ di presunzione e tanta esperienza, non rimarremo di certo delusi dal nuovo regno del triste mietitore!
Il minutaggio passa dagli oltre 70 minuti di Lamenting of the Innocent ai tre quarti d’ora di Reign of the Reaper , accarezzando la nostra voglia di heavy metal grazie a una copertina non certo originale ma perfettamente a fuoco e coinvolgente quanto basta. Di grazia veniamo coinvolti nella marcia battagliera di Morning Star, opener incredibile graziata da una cavalcata in bilico tra mid e up-tempo e pennellata da riff epico-aggressivi a cura di Kristian Niemann e Peter Hallgren, comandati dalla voce eterna di Anders Engberg che qui si spinge veramente oltre, specialmente durante il grandissimo ritornello. Il suono pulito e moderno trasuda passione e una visione solo parzialmente retrò, mentre la sezione ritmica non solo fa il suo dovere, ma viene esaltata grazie alle innegabili abilità di Ricky Evensand e Justin Biggs, alfieri di un costante low-end. Di una corposità pazzesca -esattamente come un vino pregiato- anche il songwriting dei Nostri si evolve al meglio, sprigionando nuovi aromi senza “appesantire” l’ascolto, ma anzi andando a snellire alcuni passaggi. Ad angoli smussati corrispondono repentini passaggi in doppia-cassa, pregevoli assoli, carismatici lead e un bellissimo doppio-bridge, dominato da parentesi in growl ed epici contro-cori alla Manowar. Insomma, Morning Star diventa per diritto una delle composizioni migliori dei Sorcerer , adeguatamente bissata da Reign of the Reaper , title-track dal minutaggio simile che riprende le coordinate più doom e pachidermiche, senza per questo abbandonare classe e melodia. Ancora una volta l’interpretazione di Anders Engberg ci salta all’orecchio per qualità e magia. Notiamo un notevole progresso nei nuovi refrain che fanno spesso capolino in questo nuovo, esaltante album, proiettando i brani in direzioni epico-fruibili. Il riff circolare di Reign of the Reaper profuma di Solitude Aeternus , anche se viene spesso bissato da una sequenza di esaltanti lead e da una componente horror/tastieristica per un Dolby-effetto assicurato. Cinema in casa e battaglie al chiarore lunare anche durante il rifferama ottantiano di Thy Kingdom Will Come in odor di R. J. Dio grazie all’andamento deciso e ficcante. Bravissimo l’ormai dimissionario Ricky Evensand nell’alternare parentesi pacate e brevi accelerazioni in doppia-cassa, mentre ancora una volta ci esaltiamo al cospetto di un ritornello da pelle d’oca, più power che doom, ma assolutamente perfetto ed inserito nel contesto della canzone con l’anima più class-metal del lotto, condita dalla progressione solista che si evolve in puro shred da headbanging.
Nonostante l’innegabile corposità del Sorcerer - sound, notiamo subito una freschezza che supera in volata gli enigmi antichi del pur brillante passato recente. E così, chitarre cristalline aprono l’emozionale Eternal Sleep , dilatata e solenne fino al midollo sebbene più delicata e meno irruenta delle sue sorelle. Brano sospeso che ha in comune diversi punti con l’ultima fatica dei bravissimi Spirit Adrift, Eternal Sleep non disdegna accelerazioni più pesanti per poi ritornare alla melodia, mettendo temporaneamente in secondo piano il ruggito delle chitarre. La setlist contenuta e il minutaggio leggermente più imbrigliato giovano al nuovo cammino dei Sorcerer , che si calano perfettamente nei panni di antichi eroi dannati: Curse of Medusa è più breve e concisa, e il suo incipit d’assalto fa sfogare il comparto ritmico e, neanche a dirlo, il lato prettamente heavy di Niemann e Hallgren. Engberg ci stupisce ancora una volta con la sua portentosa ugola, mentre contro-cori si sprecano sotto l’ennesimo inno di perdizione metallica. Si poteva fare meglio? Difficile, e la bontà strumentale di Curse of Medusa (lo scambio di assoli è un picco assoluto!) viene controbilanciata dalle altrettanto belle Unveiling Blasphemy e The Underworld. Notte fonda, campane distanti e il mietitore che si avvicina con il suo destriero color nero pece. L’andamento e il mood corazzato di Unveiling Blasphemy riprendono il gusto di Lamenting of the Innocent , deliziandoci con potenza melodica e riff marziali. Un leggero contorno sinfonico ci proietta sul campo di battaglia senza rovinare il contenuto, mentre la marcia di morte e spade duellanti prosegue sul sentiero di sangue tracciato dalla breve The Underworld. Pesante e diretta, la penultima traccia è pura esaltazione metal. Se fossi a corto di parola scriverei semplicemente di ascoltarla e alzare pugni e corna al cielo, perché la sensazione è proprio quella… Un omaggio al cuore pulsante della band e al nostro genere preferito. C’era bisogno di un altro brano con le stesse intenzioni bellicose di Morning Star, laddove modernità e tradizione si sposano a meraviglia, chiamando in causa i Candlemass sul bridge oscuro.
Brividi sul finale elettrico di Break of Dawn, che supera ancora una volta i 6 minuti senza nulla aggiungere alla qualità compositiva di Reign of the Reaper , insistendo sulla qualità estesa dei refrain cantabili, i tocchi doom, e i contrappunti ottantiani. Ancora un plauso e un inchino per Anders Engberg e soci perché -a fine battaglia e per distacco- sono loro i vincitori. Indecisi? Ascoltate l’attacco solista che spezza in due Break of Dawn donando profondità progressiva a un brano che non avrebbe bisogno di alcun ritocco. I Sorcerer sono questi e sono a loro modo invincibili e Reign of the Reaper è “solamente” l’ennesima conferma.
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10
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Anche Lizard anche, non ricordavo bel riferimento |
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9
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@Fabio: a me ricorda il classico Death Dealer di Frank Frazetta, utilizzato anche dai Molly Hatchet... ma ci sta il tuo riferimento! |
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8
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Ho inserito l\'album nella mia personale top ten di fine anno, ottimo sin dalle copertina che riprende il primo Grim Reaper guarda caso |
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7
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Ricordo Niemann nei Therion un mostro.
Ho ordinato il disco e voglio ascoltarlo bene |
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6
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Confermo giudizi lusinghieri, album che non sfigura accanto ai capolavori dei tempi d\'oro del genere |
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5
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Uno degli album più belli degli ultimi mesi. Cantante stupendo. |
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Davvero ottimi e io non sono un grandissimo amante del genere. Ma qui mi tolgo il simbolico cappello 😉 |
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3
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....d\'accordo con i commenti precedenti.......disco notevole..... |
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2
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4 mesi che è uscito. E gli altri lo hanno recensito per tempo. Troppo impegnati a chiacchierare sulla feccia black metal che gira. |
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1
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Sicuramente fra i dischi migliori dell\' anno passato. Epic Doom di gran classe e si gran gusto melodico. praticamente la risposta ai black sabbath di tyr nel 2023 |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Morning Star 2. Reign of the Reaper 3. Thy Kingdom Will Come 4. Eternal Sleep 5. Curse of Medusa 6. Unveiling Blasphemy 7. The Underworld 8. Break of Dawn
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Line Up
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Anders Engberg (Voce) Kristian Niemann (Chitarra) Peter Hallgren (Chitarra) Justin Biggs (Basso) Richard Evensand (Batteria)
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RECENSIONI |
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