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LEGEND CLUB, VIALE ENRICO FERMI 98 - MILANO

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Ponte del Diavolo - Fire Blades From the Tomb
04/05/2024
( 2329 letture )
Sprofondando negli abissi radiofonici dell’underground italico, si era incappati già nei Ponte del Diavolo, nel periodo di Sancta Menstruis, che ci aveva rivelato le sonorità del progetto torinese e di come cogliesse dall’hardcore, dal black, dal doom e, per quanto riguarda una tipologia di cantato, dalla dark wave.

E’ anche la tradizione esoterica della penisola a influenzare il quintetto torinese, tra suggestioni folkloristiche e reminescenze del dark sound italico, il cui retaggio si alimenta di anno in anno in maniera sorprendente e del quale la band diviene oracolo. Tali richiami persistono per quanto riguarda le atmosfere create che, seppur presenti, rivelano una differente natura. Il progetto, infatti, sviluppa un sound personalissimo, talmente originale e innovativo da osteggiare l’identificazione delle singole influenze e del genere. Fire Blades From the Tomb è la summa di tutto questo, di una dottrina musicale che aveva fatto saggiare le proprie potenzialità con tre lavori usciti a ridosso della pandemia, sfruttando la formula dell’extended play che ci aveva dato modo di assistere ad un progressivo divenire.

Dal singolo Demone in apertura del disco si viene investiti da una chitarra black metal nella sua forma più primordiale, a cui la voce mefistofelica di Erba del Diavolo associa un cantato in italiano. La profondità di suono viene data dalla presenza di due bassi, intuizione vincente della band, suonati da Khrura Abro (già negli Inchiuvatu e nei Lum) e da Kratom. La sezione batteristica di Segale Cornuta è possente, specialmente nei bridge doommeggianti del brano in cui il cantato viene enfatizzato, come se la metrica, più veloce durante la strofa, ora diventasse più ferma e volesse esprimere un presagio. Ad aprire la seconda traccia Covenant troviamo un basso pulsante sul tappeto di chitarre di Nerium, coadiuvato dal sintetizzatore di Andrea L’Abbate; approdiamo in territori post-punk dove il cantato si rivela influenzato da Siouxsie Sioux, e che in alcuni tratti diviene più ferino. La differenza non si riflette sull’unitarietà di sound, reso spettrale nel suo finale dal theremin di Lucynine. Red as the Sex of She Who Lives in Death è nelle sue sonorità un doom ibridato ai lavori più cupi di PJ Harvey, in cui il cantato di Erba del Diavolo diviene suadente, supportato da una sezione ritmica solida su cui spiccano nella fase più lenta la scelta delle note suonate dalla chitarra. Sinistra e malinconica si fa strada La Razza, rivelando un incedere furioso ma in cui traspare melodia e su cui il cantato in italiano diviene quasi una nenia. Si rivela particolare Nocturnal Veil che sul “blackish” della strumentale, associa in maniera perfetta il clarinetto di Vittorio Sabelli. Il brano assume un’atmosfera gotica in cui la definizione degli strumenti e dalla voce, come i colori di un quadro per la pittura, creano un tetro amalgama. Un manifesto blackened doom della Golden Dawn, è così che ci appare Zero, un’invocazione in una lingua arcana che alterna il cantato in italiano, divenendo impetuosa nel suo finale.
Un canto esoterico che ci guida alla ricerca della verità, come se per il raggiungimento della vera conoscenza l’iniziato debba ricordarsi di essere il nulla.

Sono lo zero
nulla è di me
posso ogni cosa
nulla è di me


Se non si conoscesse Nick Cave, si ignorerebbe che l’ultima traccia The Weeping Song è una cover. Ponte del Diavolo rende il brano proprio, collaborando con Davide Straccione degli Shores of Null che alternando il cantato a quello di Erba del Diavolo la caricano di emozione senza snaturarla, gli strumentisti la stravolgono musicalmente riassemblandola in maniera rispettosa e coerente.
Il brano potrebbe andare nel manuale “come interpretare una cover”, chiedete ai torinesi per altri consigli.

Il ruolo di ogni membro della band è fondamentale per le sonorità del progetto, completo dalle liriche enfatiche della nera cantrice Erba del Diavolo alle oscure linee dei bassi elettrici, dalla chitarra di Nerium collante imprescindibile del perfido timbro dei torinesi alla solida e veemente ritmica di Segale Cornuta, senza trascurare il considerevole apporto concesso dagli ospiti del disco. La produzione svolge un ottimo lavoro in fase di mix e mastering, gestendo ottimamente i suoni, cosa alquanto complessa dato il particolarissimo cantato e l’utilizzo di strumenti atipici nell’ambito del metal estremo. Peculiare il fatto che non si sia optato per una produzione troppo “pulita” lasciando quella naturalezza che traspariva dai precedenti dischi del combo torinese. Un esordio che non lascia dubbi sulla capacità del Ponte del Diavolo già considerata tra le band metal rivelazione dell’underground italico, necessitava solo di un full lenght per consacrarsi definitivamente.



VOTO RECENSORE
80
VOTO LETTORI
78.57 su 14 voti [ VOTA]
ldn
Mercoledì 8 Maggio 2024, 18.34.11
10
Ascoltato sul tubo due giorni fa oggi mi arrivato il cd con Amazon. Sono sicuro che i prossimi ascolti confermeranno le ottime impressioni avute al primo ascolto. Seguiranno successivi aggiornamenti. P.S.: aiutiamo la \"nostra musica\" con l\'acquisto di materiale originale in questo caso a maggior ragione dato che si tratta di band italiana.
Hella
Mercoledì 8 Maggio 2024, 7.45.32
9
Bellissimo disco,quando entra il clarinetto è magia
Vittorio
Lunedì 6 Maggio 2024, 9.38.42
8
Uno dei migliori album del 2024 fino ad ora.
DaveHC
Domenica 5 Maggio 2024, 2.16.09
7
I tre EP pubblicati erano già ottimi, questo disco è da 90 pieno: qualità, originalità, personalità... C\'è tutto.
Matteo
Sabato 4 Maggio 2024, 19.24.49
6
Grande disco e anche dal vivo sono molto bravi oltre che molto simpatici
Barfly
Sabato 4 Maggio 2024, 18.17.02
5
Davvero un bell\'album,vario, sorprendente per il suo essere brutale e malinconico, potente ed evocativo. Covenant è una meraviglia, arricchita nel finale dallo stridio horror del theremin. Li ho visti live a Torino un paio di mesi fa confermare quanto di buono fatto su disco . 80 anche per me
Graziano
Sabato 4 Maggio 2024, 14.38.15
4
Disco meraviglioso con qualche piccola innovazione che lo rende unico.
Ragazzo Boro
Sabato 4 Maggio 2024, 13.00.56
3
Certo che bisogna essere proprio dei bei bagiani per scegliersi come nome d\'arte Segale Cornuta... Sti qua mi sa che si fanno davvero di funghi
Galilee
Sabato 4 Maggio 2024, 12.22.11
2
Disco che prima o poi prenderò. Davvero bravi.
Epic
Sabato 4 Maggio 2024, 11.49.30
1
Band originalissima. Musica dall\'effetto straniante, all\'inizio, per via del connubio black e doom, ma anche per via di linee vocali insolite che lasciano spiazzati. Bravissimi e grande album. 80
INFORMAZIONI
2024
Season of Mist
Inclassificabile
Tracklist
1. Demone
2. Covenant
3. Red as the Sex of She Who Lives in Death
4. La Razza
5. Nocturnal Veil
6. Zero
7. The Weeping Song
Line Up
Erba del Diavolo (Voce)
Nerium (Chitarra)
Krhura Abro (Basso)
Kratom (Basso)
Segale Cornuta (Batteria)

Musicisti Ospiti:
Andrea L’Abbate (Sintetizzatore su traccia 2)
Lucynine (Theremin su traccia 2)
Vittorio Sabelli (Clarinetto su tracce 2, 3, 5)
Davide Straccione (Voce su traccia 7)
 
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