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17/10/24
1349 + KAMPFAR + AFSKY
SLAUGHTER CLUB, VIA ANGELO TAGLIABUE 4 - PADERNO DUGNANO (MI)
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Vision Divine - Blood and Angels` Tears
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23/09/2024
( 2422 letture )
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Era il 1999 quando, nell’epoca d’oro per il power metal mondiale e specialmente europeo, la scena italiana raggiunse probabilmente il picco quando i Vision Divine si aggiunsero agli ormai affermati Rhapsody e Labyrinth. La band nacque proprio da una costola dei Labyrinth e vide il carismatico Olaf Thorsen riunirsi dopo alcuni anni a Fabio Lione, con il supporto strumentale di altri fedeli membri della band quali Andrea De Paoli alle tastiere, Mattia Stanciuiu alla batteria e l’allora new entry Andrea “Tower” Torricini al basso. L’omonimo album di esordio fu un vero e proprio blast, che portò la band subito nel radar dei tanti fan del genere e divenne in seguito la principale attenzione del talentuoso chitarrista toscano, oltre a divenire uno dei punti di riferimento della scena power-prog mondiale, capace di sfornare lavori di notevole spessore, pur centellinando le uscite negli anni e dovendo affrontare non pochi cambi di formazione. Olaf Thorsen è sempre stato ed è oggi più che mai la mente e il perno dei Vision Divine, giunti con questo Blood and Angels’ Tears al traguardo del nono album in studio a distanza di cinque anni dal precedente When All the Heroes Are Dead e che vedono in formazione proprio Thorsen unico membro della line-up originaria assieme a Torricini, con Ivan Giannini alla voce a proseguire il lavoro arduo iniziato nel precedente album dopo le alternanze tra due grandi singer come Fabio Lione e Michele Luppi. Completano la line-up attuale Federico Puleri alla seconda chitarra, Alessio Lucatti alle tastiere e Matt Peruzzi alla batteria. Blood and Angels’ Tears è un lavoro ambizioso e che miscela gli elementi power degli esordi con diverse spruzzate di progressive che la band ha saputo dosare con misure differenti nel corso della carriera, con una componente lirica ricercata e ricca di spunti. Si tratta infatti della prima parte di un concept, la cui narrazione è incentrata sui tre angeli allontanati dal Paradiso in seguito alla propria indecisione nel corso di una guerra tra l’Arcangelo Michele e Lucifero, aperta dall’intro War in Heaven che funge da cornice allo sviluppo lirico dell’opera, con voce narrante e versi estratti dal Libro dell’Apocalisse. The Ballet of Blood and Angels è un brano che ci mostra una band in gran spolvero, capace di alternare sfuriate di power speed guidate dall’ottima sezione ritmica Torricini-Peruzzi a momenti più atmosferici e sinfonici che faranno la gioia dei fan dei primi Rhapsody e Kamelot, il tutto ben condotto da un Giannini apparso ben calato nella parte e bravo ad alternare vari registri vocali. Once Invincible è un brano al 100% Vision Divine e Labyrinth, power ancorato ai riff di Thorsen con linee vocali ora aggressive ora melodiche all’altezza del refrain, che continuano la tradizione e confermano il songwriting del chitarrista massese. Drink Our Blood inizia come mid tempo sostenuto in cui gli inserti di tastiera di Lucatti ben si intrecciano ai riff delle due chitarre e alle voci incrociate e infoltite dall’aggressività di AC Wild come guest, per poi accelerare e stupire con inserti ora progressive ora neoclassici, con assoli fulminanti e ancora una volta un refrain coinvolgente, il tutto amplificato da una produzione ineccepibile da parte di Mularoni che ben bilancia il contributo degli ottimi strumentisti. Il lavoro prosegue mantenendo l’attenzione dell’ascoltatore altissima con When Darkness Comes, in cui la vocalità ariosa di Giannini ci porta a cavalcare sonorità sinfoniche e cinematografiche con un nuovo inserto di narrazione in italiano da un passo tratto dal Libro III delle Metamorfosi di Ovidio, in un connubio di melodie che hanno il pregio di non suonare come già sentite né sfociare nel kitch. Si torna a pestare veloce in Preys, un brano a cavallo tra power, speed e prog in cui ancora tutto è al posto giusto, dalla voce di Giannini, questa volta impegnato in trame tormentate a narrare un passo dall’Amleto di Shakespeare, in un vortice di potenza e melodia che pesca ad alcune influenze Angra e agli stessi Vision Divine del periodo Stream of Consciousness. Con A Man on a Mission arriva un intermezzo per piano e voce, un respiro arioso in cui Giannini conferma lo stato di maturità e profondità raggiunto con questo album, ottimo bridge per Go East che suona in maniera maggiormente lineare e in cui il power prog della band trova ancora una volta nelle chitarre il punto di forza, con riff su cui si appoggia un refrain di facile presa. Il punto più alto del lavoro si raggiunge con la successiva The Broken Past, brano di puro power melodico che entra di diritto tra i classicissimi dei Vision Divine e che merita da solo l’acquisto dell’album, grazie a linee vocali perfette interpretate nientemeno che da Ray Alder e Alessandro Conti, alternati a Giannini in un’interpretazione che per pathos e carica rappresenta la quintessenza del lavoro, rappresentando i tre angeli. Senza dubbio il brano più tirato mai interpretato nella carriera di Alder, una vera bomba in cui Labyrinth, Angra, Kamelot e Avantasia si mescolano alla perfezione. Dice and Dancers con il suo andamento power prog metal e la teatrale Lost, con citazioni dantesche nel finale, completano adeguatamente un’opera ambiziosa e ricercata in ogni suo particolare, pur senza suonare come prolissa o stucchevole.
Now you see The end is drawing near We're not going to fall alone, in fear Now it's time to rewind the broken past Facing what the future casts this time yeah Side by side.
Blood and Angels’ Tears è un disco che dopo anni ci restituisce i Vision Divine in grandissimo spolvero, tanto a livello musicale quanto in relazione alla profondità e alla minuziosa preparazione delle liriche da parte di Thorsen. Un concept che farà la gioia dei fan della band e in grado di accontentare sia chi ha prediletto le fasi più power (con Lione) sia quelle più prog (con Luppi) della band. Un lavoro che vedrete senz’altro e meritevolmente molto in alto nelle classifiche di fine anno.
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Non so, non posso dire che non mi sia piaciuto perché ci sono grandi pezzi, tipo \"The Ballet of Blood and Angels’ Tears\", \"Once Invicible\", \"Prey\" o \"The Broken Past (molto bello anche il finale con la citazione dantesca), però ci sono anche vari pezzi che seppur ben fatti, ben cantati e ben tutto non riesco ad apprezzare del tutto. Quindi mi sembra che l\'album scorra e vada tutto liscio, ma c\'è qualcosa che non riesce a far breccia |
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22
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Da fan della band dalla prima ora posso solo dire che questo e\' il miglior disco di sempe dei VD.
Invece di gustarvi le canzoni siamo ancora qui a postare opinioni su Luppi/Lione
basta per carità, se mi permettete, senza nulla togliere al talento dei precedenti citati, Giannini e\' il cantante dei VD ed ha una qualità che manca all 80% dei cantanti italiani, interpreta il metal da vero frontman così come dovrebbe essere...
W Ivan Giannini. |
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Voilà, ho l\'impressione, anche ascoltando l\'ultimo dei Nightwish che ci sia un problema di songwriting, nel senso di scrivere belle canzoni e lo si risolva con chitarroni, orchestroni, tastieroni, mapazzoni e minestroni. Forse è il genere perché anche l\'ultimo dei Sonata Artica e degli Angra non avevano belle canzoni. Concordo anche con chi sottolinea che il cantante è monocorde e non piacevole. Mi sto preoccupando, perché su questo disco ho letto ottime recensioni su vari siti ma proprio non mi ha preso per niente. Au revoir. |
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20
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Gran bel disco che conferma la voce di Giannini dopo la trascinante prova del 2019 sul precedente studio album. Ben prodotto e suonato, testi di livello specie se si amano le Lettere. Ascolto poco power ormai, con loro non mi annoio mai, da oltre vent`anni. |
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19
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Veramente un gran bel disco, scorre bene ed ha diversii picchi qualitativi. Bravissimi tutti . |
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18
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discreto e nulla di più |
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Certo, l\'inglese di Giannini lascia a desiderare, ma quello di Lione (tutti a osannarlo) non che fosse migliore dai |
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Li ho rivisti all\'MfE dopo anni e devo dire che, per i miei gusti, il Giannini è stato all\'altezza della situazione, l\'ho addirittura preferito al Lione (che era uno degli ospiti della serata, insieme al Morby, che è veramente un mostro) |
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15
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Ho preferito il precedente(recensitelo)ma sempre ottimi livelli.
Inizialmente anche a me Giannini non mi convinceva(visto anche i suoi due predecessori) ma col tempo mi ha convinto...voce particolare.Cmq questo merita 80. |
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Lo sto ascoltando ora e devo dire che ci siamo e come….reoputo Giannini bravissimo ma credo anch’io che con Luppi e Lione eravamo su un altro pianeta…
Ma mi rimetto a fine ascolto per darvi un giudizio più accurato! |
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Cantante anonimo, bravo tecnicamente ma veramente inespressivo, soprattutto nei momenti lenti. Sta di fatto che nella stessa canzone quando inizia a cantare Ray Alder SPARISCE TUTTO. |
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Bel disco, belle composizioni e (ma qua non avevo dubbi) suonato magistralmente. Non trovo così scarsa la voce di Giannini come nei commenti sotto...l\'unico suo problema è confrontarsi con Lione e Luppi. Il disco dosa bene elementi power e prog. Forse alcuni brani non rimangono in mente e colpiscono più per l\'arrangiamento e per la tecnica che per il songwriting, e questo su alcune tracce potrebbe risultare un po\' noioso, ma tutto sommato: gran bell\'album; non il migliore dei Vision Divine, ma comunque degno di nota e...cosa importante, viene voglia di riascoltarlo. Voto: 78 |
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11
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Da Anni sempre la solita minestra riscaldata..dire \"che palle \"è da maleducato....Uffa si può dire |
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10
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Giannini è veramente un cantante di serie C. E le composizioni non arrivano alla sufficienza |
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9
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Non immediatissimo ma bravi a mescolare powerone degli esordi e certo progressive. Thorsten ispirato nei testi per niente banali con citazioni da persona di cultura. Disco che calza bene con il tasso qualitativo della discografia della band. Giannini non e’ Lione e non e’ Luppi ma chissenefrega. Nemmeno Kiske e’ Placido Domingo. |
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8
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Per me finiscono con Destination Set to Nowhere. Purtroppo, a parte la bellissima \"Angel of Revenge\" non riesco più ad apprezzare i brani del nuovo corso. Restano una band che adoro. The Perfect Machine lo ritengo tutt\'ora uno degli album più belli che abbia mai ascoltato. |
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7
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Disco che non mi ha fatto impazzire, a partire dal songwriting. Non mi piace per nulla il cantato, sia a livello di espressività che di dizione.
Come scrivevo in un altro post, sembra quasi giapponese. Mi fa tornare alla mente le sigle dei cartoni animati dei robot dei tempi che furono. |
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6
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quoto Cico75, mi spiace ma il cantante non convince, alcune linee vocali inoltre sono troppo forzate. Destination Set rimane il top. |
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5
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Con Lione dietro al microfono era tutta un\'altra musica. Il cantato poco espressivo è l\'unica nota dolente dell\'album. |
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4
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Disco stupendo! Piccola curiosità, il passaggio apocalittico dell\'intro è lo stesso usato dai Cradle of Filth in Damnation and a day, molto bello fare un parallelo tra come nelle due versioni sia stato inquadrato in un mood estremamente differente. Per me 90 |
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3
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Ascoltato nel weekend album italiano dell anno
Voto 85 |
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2
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Ascoltato su Bandcamp.
Non il mio genere, ma che dire, sono italiani e sono bravi.
Vanno elogiati e sostenuti. |
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1
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....band garanzia di alta qualità.....🤟 |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. War in Heaven 2. The Ballet of Blood and Angels’ Tears 3. Once Invincible 4. Drink Our Blood 5. When Darkness Comes 6. Preys 7. A Man on a Mission 8. Go East 9. The Broken Past 10. Dice and Dancers 11. Lost
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Line Up
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Ivan Giannini (Voce) Olaf Thorsen (Chitarra) Federico Puleri (Chitarra) Alessio Lucatti (Tastiere, Piano) Andrea “Tower” Torricini (Basso) Matt Peruzzi (Batteria)
Musicisti Ospiti:
AC Wild (Voce nella traccia 4) Ray Alder (Voce nella traccia 9) Alessandro Conti (Voce nella traccia 9)
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