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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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Vision Divine - Send Me an Angel
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20/03/2021
( 1683 letture )
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Formatisi nel 1998, i Vision Divine rappresentano uno dei gruppi italiani più celebrati anche all’estero nella scena power/progressive metal. Nati da membri di Labyrinth, Rhapsody e Wonderland, sotto l’egida di Olaf Thörsen (il quale inizialmente pareva avesse dato vita ad un progetto solista) nel 1999 hanno rilasciato il debut album Vision Divine riscuotendo molti consensi. Nel 2002 è il turno di Send Me An Angel, disco maturo dalle atmosfere al confine tra heavy, power e progressive. Il platter trasuda potenza e conflitto, esemplificati dalla serrata chitarra ritmica che trasmette particolarmente il senso di contrattura che deriva dai brani.
La titletrack Send Me An Angel, introdotta dall’opening Incipit atta a predisporre l’ascolto introducendo pian piano in una narrazione epica e drammatica al contempo, sospesa grazie alle singole note scandite dalle tastiere che presagiscono inquietudine, si colloca perfettamente in questa realtà. La voce di Fabio Lione è molto acre, soprattutto nelle strofe, portando in vita il contenuto dei versi dal sapore quasi evangelico:
Oh, God where have you gone? Why did you leave me all alone? I'm slowly dying...
La pressione può sfiatare nell’arioso ritornello, comunque sostenuto dalla batteria ma decompresso. Il brano in generale presenta aspetti contrastanti e complementari, come la secchezza nel proporre gli accordi e la densità melodica degli assoli. In essi vi sono infatti dei virtuosismi, e ciò si lega perfettamente con le componenti meno mediate e più vicine al power delle origini senza creare contraddizione. Un altro pezzo in cui questo è manifesto è Away From You. Durante il refrain la doppia cassa incede sui suoi binari insieme alla sezione ritmica, nella maniera compatta tipica del power che dà l’idea di totale movimento, di accelerazione cieca di fronte all’orizzonte in una prospettiva di evasione. La voce femminile come backing vocal contribuisce alla creazione del topos proprio del genere. I riff sono in altri punti, però, ricchissimi di shred e di divagazioni non sempre lineari. Le tastiere reggono organicamente l’impalcatura, donando un tocco quasi progressive al brano. A proposito di progressive, non si può non citare all’interno di Send Me An Angel The Call. Si pone in assoluta continuità col resto del disco, però sviluppa maggiormente alcuni elementi richiamanti il prog metal -come si può percepire dall’intro o dai passaggi tra i versi della strofa. Le parti non distorte della chitarra solista aumentano la sensazione di segreta amenità che spesso conferisce quel genere. Ciò non intacca in alcun modo la fluidità del pezzo o la sua orecchiabilità, caratteristica in questo caso che non credo vada da intendersi negativamente, in quanto è motrice dell’immedesimazione che avviene nel power metal dell’ascoltatore con ciò di cui sente narrare e che causa effervescenza e riconoscimento nell’eroica impresa. La facile assimilazione dei brani, la quale non corrisponde assolutamente ad arrangiamenti poveri o esecuzioni sommarie, consente un ascolto che suona come una reminiscenza, e non perché il brano sia realmente un già sentito (o, quantomeno, questo non è ciò che accade coi Vision Divine): ci si ricorda della propria storia collettiva, ci si ritrova. In merito all’originalità degli arrangiamenti si prenda come esempio Nemesis: la traccia è un intermezzo interamente strumentale che intraprende non di rado percorsi peculiari. Forse in alcuni punti risulta meccanica (le tastiere soliste rischiano di suonare piatte), ma al di là di questo ci sono dei cambi certamente interessanti. Costituisce un’ottima preparazione all’ultimo brano Flame of Hate, senza contare la bonus track, ossia la cover di Take On Me degli a-ha, il quale viene plasmato inizialmente in un crescendo che probabilmente non trova un vero e proprio culmine, ma che non delude nella sua classicità.
La carriera dei Vision Divine è stata molto prolifica e ha vissuto molteplici cambi di formazione. Send Me An Angel è un mattone fondamentale all’interno della discografia del gruppo (“mattone” cui guardare soprattutto nella sua autonomia, non come mezzo per giungere alla costruzione dei lavori futuri), realizzato in un momento in cui ancora non era ben chiaro lo status dei Vision Divine rispetto alle altre band cui si dedicavano i membri, come i Labyrinth. Rappresenta quindi il punto di partenza per diverse svolte che si sono succedute immediatamente dopo il suo rilascio, ed è quindi iconico nella storia del gruppo e dei generi che portano sapientemente avanti.
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6
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Apocalypse Coming e\' un pezzo power da 200 all\'ora, dimenticato dalla band e dai fan...
Pain canzone da brividi.
non e\' il peggiore, ha un songwriting un po oscuro che lo rende difficile, da ascoltare con attenzione |
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5
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Se non fossero usciti i due album con Giannini, probabilmente il peggiore dei VD, ma con alcune frecce al suo arco. |
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4
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Io lo definisco \"un album mancato\": non lo trovo un pessimo album, anzi è fatto bene e suonato da musicisti eccelsi che non si abbandonano a comporre musica mediocre.
Però lo avrei preferito più graffiante nel sound generale e più d\'impatto, specie nella chitarra che dovrebbe mostrare di più il suo lato \"metal\". Nel complesso un album gradevole che però si colloca nel gradino più basso della discografia. |
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3
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Quanti ricordi! un buon disco secondo me. vale un 70. il precedente è sicuramente meglio però questo non mi dispiace |
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2
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Gran bel disco. La voce di Luppi degli album successivi, per quanto strepitosa, alla lunga diventa stucchevole |
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1
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secondo me rimane il punto piu basso della loro discografia. Album con pochi punti di luce e tanta confusione. Perde nettamente nel confronto con il primo per non stare a parlare poi dei tre successivi |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Incipit 2. Send Me an Angel 3. Pain 4. Away from You 5. Black & White 6. The Call 7. Taste of a Goodbye 8. Apocalypse Coming 9. Nemesis 10. Flame of Hate
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Line Up
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Fabio Lione (Voce) Olaf Thörsen (Chitarra) Andrew McPauls (Tastiere) Andrea "Tower" Torricini (Basso) Mat Stancioiu (Batteria)
Musicisti ospiti Ale Gatti (Voce nelle tracce 4 e 5) Stephanie Jackson (Voce nella traccia 10) Steve "LooseUnit" Scott (Voce nella traccia 10) Stefano "Brando" Brandoni (Chitarra nella traccia 7)
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