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Pagan Altar - Lords of Hypocrisy
30/11/2024
( 610 letture )
Altra band di culto che non ha raccolto gli allori che avrebbe meritato, i Pagan Altar hanno una storia molto travagliata da raccontare. Nati a Londra nel 1978 - Brockley, per la precisione - per merito di Terry e Alan Jones (padre e figlio) e accostabili in qualche modo ai primi Witchfinder General per appartenenza di genere – un doom metal molto settantiano, specialmente nel caso del gruppo in analisi – non sono riusciti ad arrivare all'esordio discografico negli anni Ottanta. Il loro primo album data infatti 1998 ed è sostanzialmente la ristampa del loro demo d'esordio The Time Lord.

Il presente Lords of Hypocrisy che lo segue è dal 2004 e raccoglie materiale scritto all'inizio dell'attività del gruppo, mai prima pubblicato ufficialmente. Un periodo in cui questi ragazzi calcavano i palchi allestendo un set molto curato dal punto di vista scenico, che sviluppava una storia durante il suo svolgimento, da Pagan Altar alla fine. Tutte le composizioni riportano in prima battuta ai Black Sabbath voce compresa (una specie di Ozzy-style, ma molto più nasale, da amare o odiare senza vie di mezzo), aggiornate stilisticamente a quanto andava di moda nel periodo di composizione. Per la cronaca, Terry Jones, la cui carriera era cominciata nel 1973 coi Liquid Gas e si era sviluppata con gli Hydra prima dei Pagan Altar, ci ha lasciati nel 2015. Dicevamo della forte componente anni Settanta presente nella musica dei quattro inglesi, ma quella NWOBHM lo è altrettanto. E diversamente non avrebbe potuto essere, dato il periodo in cui queste canzoni furono concepite, ossia tra il 1976 e il 1983. Arrangiamenti evocativi, largo ricorso a tempi medi, ripetute aperture melodiche e ricorso agli arpeggi sono caratteristiche peculiari del gruppo e di questo album. Così, accanto a canzoni più decise quali Lords of Hypocrisy, ne troviamo altre più solenni quali Satan’s Henchmen e Sentinels Of Hate, a volte coi Manilla Road sullo sfondo. Come abbiamo detto, sono però i Black Sabbath a fornire gli spunti compositivi maggiori, che spiccano sopra tutto in The Aftermath o The Interlude. Interessanti gli accenti “popolari” di The Masquerade, fino ad arrivare alla “muscolarità” di March Of The Dead. Da rilevare come Armageddon, la più strutturata del lotto coi suoi oltre dieci minuti di durata, era il pezzo che concludeva gli show dal vivo del gruppo durante i primi anni. Quelli cui si accennava prima.

Ristampato nel 2012 dalla Cruz del Sur, Lords of Hypocrisy è un disco che ripropone stilemi consolidati da decenni, riproponendo quell'aria a cavallo tra la decade dell'hard rock e quella dell'heavy metal, che ha plasmato i gusti e a volte le vite di chi oggi ha oltre cinquant'anni. E lo fa bene. Poco fortunati nella loro carriera, ma sufficientemente caparbi da insistere per anni e anni, i Pagan Altar sono riusciti a costruirsi una fan base per lo più postuma e molto affezionata, meritandosi lo status di cult band. Se amate i suoni e le canzoni del tipo sopra descritto, Lords of Hypocrisy può essere un lavoro da riscoprire. Altro cenno di cronaca in chiusura: pur con il solo Alan Jones quale membro originale, il gruppo è ancora oggi attivo. The Masquerade continues.



VOTO RECENSORE
80
VOTO LETTORI
84.66 su 3 voti [ VOTA]
INFORMAZIONI
2004
Oracle Records
Heavy/Doom
Tracklist
1. The Lords of Hypocrisy
2. Satan's Henchmen
3. Sentinels of Hate
4. Armageddon
5. The Interlude
6. The Aftermath
7. The Masquerade
8. The Devil Came Down to Brockley
9. March of the Dead
Line Up
Terry Jones (Voce)
Alan Jones (Chitarre, banjo)
Trevor Portch (Basso)
Mark Elliot (Batteria)
 
RECENSIONI
s.v.
80
84
 
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