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26/04/25
HEAVY LUNGS + LA CRISI + IRMA
BLOOM- MEZZAGO (MB)
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11/04/2025
( 447 letture )
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Stiamo vivendo il periodo più inflazionato della storia per quanto riguarda le uscite discografiche, bombardati da nuove releases che di minuto in minuto si introducono nelle nostre orecchie. Non c’è nulla che non sia stato ascoltato precedentemente e, se andiamo ad approfondire per genere, la situazione diviene stucchevole. Il marasma di uscite stoner è fuori da ogni controllo tra autoproduzioni ed etichette che si affidano a nomi noti e relativi cloni. La palude americana è difficile da seguire, da questa parte dell’emisfero la situazione sul fronte qualitativo fortunatamente (o sfortunatamente) si riduce, permettendo di filtrare ciò che è buono da uscite di basso livello. Varie sono le categorie a cui viene data rilevanza, alcune label spingono su nomi difficilmente etichettabili che escono fuori dai canoni del genere; un’altra categoria viene alimentata da un processo di emancipazione musicale delle etichette, che spingono su progetti che posseggono delle analogie, radicati ai precursori, ma con innovazioni significative; l’ultima categoria già menzionata è quella del clone ad ogni costo, il sostituto che in parecchi casi ha un nome noto come membro e che porta avanti lo stesso sound da decenni. Formula vincente non si cambia, si dice… ma si può rispondere in due modi: “basta con questo bombardamento musicale tutto similare” o con un “ma che due c….” .
Gli svedesi Caboose oscillano tra la seconda e la terza categoria, giovanissimi, vantaggio non indifferente se si considera il margine di crescita che possono avere in futuro ed esordiscono a marzo 2025 con questo Left for dust, disco che dalla copertina stigmatizza già il genere proposto. Si legano in parte ad uno scandinavian stoner sound che gli Slomosa avevano già canonizzato attraverso il loro ultimo disco, Tundra Rock.
Il richiamo alla terza categoria nel caso del quartetto svedese, invece, non è necessariamente un male. L’emulazione dei Fu Manchu permette loro di smussare alcuni angoli imperfetti, permettendo di colmare quel vuoto che emerge a causa della mancanza di esperienza. Vi sono brani più centrati nella tracklist e altri che nonostante l’ottimo riffing risultano monocordi e spenti e un plauso va fatto alla produzione: con una differente incisione è incerto se i Caboose sarebbero stati in grado di uscire dalla massa.
High on You in apertura, con un intro fuzzosa di chitarra si rifà in parte a quel sound scandinavo di cui abbiamo trattato, sono di certo evidenti gli elementi stoner rock, tra cui la voce di Dante Lindström, molto impostata, a cui viene dato un rafforzamento attraverso i cori dell’altro chitarrista, Olle Leppäniemi. L’opener è un brano molto elementare, ma nonostante la sua semplicità è un pezzo davvero piacevole. Ciò che rileva sono le sonorità delle chitarre che, come vedremo, si distingueranno durante tutto il disco per le loro linee, sia solistiche che ritmiche, definendosi come un elemento cardine del sound dei Caboose. Il wah wah di Shiner e la relativa parte strumentale sottolineano l’abilità chitarristica, il riff è massiccio così come le parti di basso e di batteria. Evidente è il richiamo ai californiani Fu Manchu, ma ad un certo punto il drumming diventa galoppante e cambia sul finale, introducendo delle coinvolgenti parti di tastiere su un solo pregno di acidità. Il malinconico arpeggio acustico di For So Long ci introduce un ottimo brano che si diversifica pur mantenendo la stessa matrice californiana della precedente traccia. Crimzon Haze rimane in territorio desert stomp e l’innesto blueseggiante dà identità al brano, facendolo risultare godibile. Echeggi peyote e Sophie’s Sushi Wok incede nei suoi 2 minuti e mezzo con l’ottimo basso di Herman Serning che si contraddistingue anche per dei pregevoli fraseggi; la parte chitarristica è di influenza Zeppeliniana e ciò si estende anche a Fuzzed Out of Mind, della stessa durata e anche dalle medesime suggestioni settantiane. I due brani sono similari nelle dinamiche e, nonostante l’abilità del quartetto, vi è l’impressione che siano state inserite come un riempitivo, non emergendo dalla tracklist per alcuna peculiarità.
Cement Surfer, benché manieristica, è un’ottima traccia, notevoli sono la prova batteristica di Oskar Bergman e quella chitarristica: l’ottimo solo, infatti, conferma le potenzialità del duo di axemen. Feedback City ci trascina in un lento headbanging, ma lascia l’amaro in bocca sul finale, perché le vibes desertiche in cui ci avevano fatto sprofondare ad un certo punto virano in un riffing diverso, di ispirazione blues, chiudendosi sul più bello. In conclusione, troviamo Spacerod, il brano più lungo del lotto. Siamo ancora tra le dune della tundra con un dune buggy, rimembrando il sole desertico californiano, tra polverose sonorità; e il manierismo già citato per Cement Surfer risulta di qualità.
Ma la qualità in questo caso non basta.
Il minutaggio della tracklist facilita l’ascolto, non rendendo Left for Dust pesante, ma ci troviamo di fronte ad un prodotto che ha difficoltà a spiccare. Conosciamo bene l’attitudine stoner rock, i canoni del genere, le influenze di riferimento e tutto ciò che è legato all’immaginario, ma tutto questo lo si sta esasperando ed oramai anche i fedelissimi del genere stanno lentamente gettando la spugna verso le nuove proposte. Si sente nei Caboose la volontà di proporre qualcosa di valore, c’è sostanza nelle composizioni, ma è necessario che venga ascoltata l’anima più veritiera del progetto.
High On You, la conclusione di Shiner, la prima parte di Sophie’s Sushi Wok e For So Long sono punti di partenza da cui si può costruire un sound personale. Durante l’ascolto si ha la sensazione che la band sia sul punto di esplodere, che la voce voglia urlare e scatenare il progetto definitivamente permettendogli di abbandonare le caratteristiche dell’etichetta affibbiata, poi si tira il freno a mano e scendiamo da questo pick up spaziale con l’impressione di avere sprecato un viaggio. Ne arriva un altro con le stesse sonorità, ci saliamo sopra e quella musica diventa più profonda e sincera, portandoci su un altro pianeta. Vogliamo davvero succeda questo?
Le potenzialità ci sono, bisogna tentare di rimanere con il pick-up in Svezia e dare identità al proprio sound… ci sono già troppe band che tentano di partecipare ad un rally nel deserto di Palm Springs.
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Una delle migliori band mai apparse sulla faccia della terra... gli inimitabili, gli incorreggibili, per sempre unici Camadoon... voto 97 |
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Una recensione degli irreprensibili Caboose...che meraviglia |
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INFORMAZIONI |
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Majestic Mountain Records
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Tracklist
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1. High On You 2. Shiner 3. For So Long 4. Crimson Haze 5. Sophie’s Sushi Wok 6. Fuzzed Out Mind 7. Cement Surfer 8. Feedback City 9. Spacerod
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Line Up
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Dante Lindström (Chitarra, Voce) Olle Leppäniemi (Chitarra, Voce addizionale) Herman Serning (Basso) Oskar Bergman (Batteria)
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RECENSIONI |
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