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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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( 1885 letture )
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Non si può certo dire che ai Warnerve non piaccia fare le cose in grande, almeno nelle intenzioni: un disco intotolato al "viso di Dio" (Face of God), al suo interno un mini-concept ispirato niente meno che a 2001: Odissea Nello Spazio (grande successo letterario di Clarke prima, enorme successo cinematografico di Kubrick poi), e una roboante auto-definizione che porta il nome di "Ultra Heavy Stoner Rock". "Niente male davvero" è stato il mio primo pensiero a riguardo, "davvero niente male" l'ultimo. La sensazione di trovarsi qualcosa di buono tra le mani si concretizza alla fine dell'ascolto in quel senso di appagamento e soddisfazione che qualunque scribacchino si auspica all'atto di inserire il cd nel lettore, e fortunatamente questo è il caso. Ma procediamo con ordine: Face of God è il secondo cd autoprodotto dal combo valdostano e segue a quattro anni di distanza No One Survives, lavoro nato dopo anni di tribolazioni, cambiamenti di line-up e di idee musicali. La prima incarnazione della band è chiamata infatti Thrash Or Die (vi lascio immaginare la sua proposta musicale) e il lungo processo di crescita e mutamento porta i 4 dalle spiagge della Bay Area ai deserti Texani, lasciando alla nuova creatura Warnerve il retaggio di una forma espressiva dura e pesante. Cos'è questo Ultra Heavy Stoner Rock allora? Beh, stando a quanto sentito in Face of God, si tratta di una sorta di heavy-stoner rock metallizzato all'ennesima potenza. Pensate ad un incrocio tra i seminali Kyuss, i primi Queens of the Stone Age e gli Slough Feg più epici, con l'aggiunta di una manciata di Pantera ed un pizzico di Hawkwind e ci siete vicini: chitarre grasse, grassissime, una buona varietà ritmica (che tuttavia non diventa mai troppo lenta o troppo veloce, tranne che nel caso di Monolith) una voce roca al punto giusto e un insieme di atmosfere che tra questo mondo e l'altro suggeriscono contemplazione. Alla vastità del deserto si aggiunge l'immensità cosmica, alle rocce arroventate dal sole fanno eco meteore ed asteroidi, alla sabbia si mescola la polvere di stelle. Il tutto prende vita in un corpo musicale fragoroso e quanto mai multiforme, capace di palesarsi in fogge che spaziano dall'aggressività metallara alla lisergia stoner senza soluzione di continuità. I dieci pezzi che compongono il disco si presentano quanto mai variegati, ispirati e consistenti e creano un ascolto coeso e capace di rivelare nuovi particolari ad ogni iterazione. Tra i migliori segnaliamo Itaca, Failed e Beyond the Infinite, strumentale quest'ultima che tradisce un'esuberanza compositiva che a tratti la band stenta a controllare: peccato veniale che sommato ad una produzione non proprio perfetta (ma ricordiamo che si tratta pur sempre di un'autoproduzione) costituisce il prinicpale difetto del platter. Ma è davvero poca cosa se paragonato alla soddisfazione di cui parlavo in apertura, indi per cui l'ascolto è consigliato praticamente a tutti, chissà che l'Ultra Heavy Stoner Rock non diventi il vostro nuovo genere preferito...
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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The Coming Of Enki The Face Of God Itaca Doubt Failed The Dawn Of Man Monolith Jupiter Beyond The Infinite All Right Now (Bonus Track)
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