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Ghost Brigade - Isolation Songs
( 5648 letture )
Correva l’anno 2005, quando i Sentenced, con il loro funereo ultimo album, annichilivano l’universo metal per la tanto preventiva quanto inaspettata dipartita. La Finlandia perdeva così una delle maggiori personalità del cosiddetto “suicide”, corrente musicale tutta giocata su umori tristi e malinconici. Da allora abbiamo avuto pochi connazionali di grosso calibro, e tra questi mi permetto di citare -degni di tale raffronto- solo i più sperimentali e meno inquieti Amorphis. Fortunatamente, a distanza di pochi, ha iniziato a brillare di luce propria una nuova e oscura stella, finnica per tradizione, e quindi per certi versi riconducibili alle band sopracitate, ma attenta alle influenze estere. Mi riferisco ovviamente ai Ghost Brigade, una delle realtà più interessanti che la scena metal abbia sfornato nell’ultimo periodo.
Fatta eccezione per l’artwork -molto simile a quello di The Funeral Album- i nostri, nel bene o nel male, non si limitano ad emulare le gesta dai cugini Sentencede Amorphis. Certo, non mancano diversi punti di contatto, ma francamente non sono questi dettagli a fare la differenza. Concentriamo la nostra attenzione su questo aspetto: il fulcro di Isolation Songs, e più in generale del loro sound, è un originale e sufficientemente fruibile melodic death, impreziosito da una serie di elementi tutt’altro che di immediata assimilazione. Le melodie sono avvincenti e ben studiate (Architect Of New Beginning), eppure non mancano episodi nei quali si resta con il fiato sospeso grazie ad un lento incedere strumentale (22:22 – Nihil). Particelle che evidentemente gravitano nella dimensione sludge, a dimostrazione di quanto tale flessione sia ben radicata nella struttura del disco. Se ciò non bastasse, scorgiamo attacchi dal sapore nu-metal (My Heart Is A Tomb), il tutto condito da quel retrogusto malinconico ed indiscreto, che solamente chi ha classe può proporre con tanta maestria e facilità. Citavamo lo sludge: è bene sottolineare come questo non sia un mero contorno, ma piuttosto una componente attiva, pronta ad emergere con insistenza alla prima occorrenza. Birth, da ascoltare in rigoroso silenzio e con la massima concentrazione, è probabilmente la somma espressione del potere musicale e comunicativo del sestetto. Nemmeno a dirlo, l’album si completa con un lotto di canzoni all’altezza della situazione, chiuse in un freddo abbraccio di melodie e riffs rocciosi che disegnano un infinito calmo e silenzioso, quale il solo lento ed inesorabile imbrunire nordico può essere.
Il comparto sonoro è certamente la seconda forza del lavoro, dopo l’ispirato songwriting. Questo consiste in passaggi tecnici non molto complicati e votati al completo servizio del genere, senza però risultare mai inappropriati o noiosi. Le chitarre, massicce nel sound e mai troppo repentine per velocità, lavorano all’unisono in un connubio vincente quale nucleo dell’ensemble. Non da meno la sezione ritmica, con Suihkonen sugli scudi, figlia di battute mai velocissime o eccessivamente cadenzate. Un plauso in definitiva va fatto anche a Julin e Munter che con i loro tocchi vellutati ammorbidiscono ed incantano una struttura corposa fino a renderla inverosimilmente magica nei suoi variegati passaggi. Il tutto arricchito da una produzione incantevole, soprattutto per quel che concerne le atmosfere, sempre accattivanti e magicamente oscure, atte dunque a plasmare una sorta di mantra invisibile.

Purtroppo non è tutto oro ciò che luccica, per cui mi riservo di portare all’attenzione una sbavatura non trascurabile. In particolare, la voce di Ikonen, seppur migliorata rispetto al precedente lavoro e quindi ora discreta tanto in cleaning quanto in growl, a conti fatti consegue ancora piatta e monocorde, soprattutto sulla lunga distanza, risultando l’anello debole della band.

In definitiva Isolation Songs è un lavoro entusiasmante ma non ancora eccezionale. E’ certamente più particolare ed elaborato del debut Guided By Fire, ma forse ancora un po’ grezzo. Oserei dire che manca quel colpo di reni artistico che renda unici i Ghost Brigade, anche se ritengo la strada intrapresa, con estrema sicurezza, buona ed interessante. Con un pizzico di intraprendenza in più nel songwriting, un cantato più variegato ed una vena progressiva più stimolante dal punto di vista tecnico i nostri potrebbero non solo spiccare il volo ma anche…



VOTO RECENSORE
80
VOTO LETTORI
55.64 su 31 voti [ VOTA]
Flavio
Martedì 22 Settembre 2009, 10.44.35
5
il fnale di -Into the black light - e' una delle cose piu' belle ed emozionanti che ho ascoltato negli ultimi anni .
opeth
Venerdì 18 Settembre 2009, 18.13.21
4
bell'album consigliatissimo!!!
master444
Mercoledì 16 Settembre 2009, 23.09.11
3
Ottimo. Sono contento che ti abbia incuriosito...fidati hanno delle ottime potenzialità!!!
born_too_late
Mercoledì 16 Settembre 2009, 20.31.13
2
Mi hai incuriosito molto, mi ascolterò quest'album..tra l'altro la band non la conoscevo proprio. Ottima recensione complimenti
enry
Mercoledì 16 Settembre 2009, 19.33.21
1
Si, buon lavoro e rece soddisfacente. Considerato il battage mediatico e le news altisonanti mi sarei aspettato anche qualcosa in più ma il disco merita sicuramente tutte le attenzioni del caso. 75/100
INFORMAZIONI
2009
Season Of Mist
Melodic / Techno / Death
Tracklist
01. Suffocated
02. My Heart Is A Tomb
03. Into The Black Light
04. Lost In A Loop
05. 22:22 – Nihil
06. Architect Of New Beginning
07. Birth
08. Concealed Revulsions
09. Secrets Of The Earth
10. A Storm Inside
11. Liar (bonus track)
Line Up
Manne Ikonen – vocals
Tommi Kiviniemi – guitar
Wille Naukkarinen – guitar
Veli-Matti Suihkonen – drums
Janne Julin – bass
Aleksi Munter – keyboards
 
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