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27/04/25
THE LUMINEERS
UNIPOL FORUM, VIA GIUSEPPE DI VITTORIO 6 - ASSAGO (MI)
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Majestic Downfall - Temple Of Guilt
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( 1581 letture )
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Vi è mai capitato di trovarvi in un luogo nuovo e di dover chiedere un informazione? Puntualmente la prima persona interrogata è il pazzo del paese; a questo punto si ripiega su qualche altro passante che, dopo un giro di parole interminabile, non è in grado di dirvi che vi trovate sul marciapiede opposto alla vostra destinazione. Vi è mai successo? Che opinione vi siete fatti del vostro Cicerone? Probabilmente la stessa che ho formulato nei confronti di chi ha scritto le note di presentazione di questo nuovo Temple Of Guilt!
La premessa descrive infatti una band intenzionata a catturare il feeling delle band doom europee dei primi ’90, mescolando mournful doom, depressive black ed addirittura funeral doom, ragion per cui mi è subito saltata alla mente una certa nicchia di bands da cui aspettarmi richiami precisi; fantasticavo .insomma- un ideale punto d’unione tra Skepticism, Cathedral, Unholy e Asphyx salvo poi non trovarne riscontro alcuno: già nella bio vengono indicati -quali principali influenze- nomi quali Katatonia, Saturnus, Celestial Season e Forgotten Tomb, tutti acts decisamente celebri ma ben differenti da ciò che immaginavo; a questo punto l’unica cosa che mi rimane è inserire il dischetto, premere play e costruirmi senza alcun preconcetto un’idea sulla band ed il proprio prodotto.
Il risultato è subito scritto: i Majestic Downfall, progetto one-man-band del musicista messicano Jacobo Córdova, già impegnato con Antiqua, Project Firestart e Ticket To Hell, battono quel famigerato miscuglio che molti etichettano come gothic metal, ma che io definirei semplicemente melodic doom, magari rivisto in chiave moderna, magari pure con qualche slancio di originalità ed una più che discreta cura per gli arrangiamenti, ma pur sempre sul limite del già sentito e del noioso.
Analizziamo nel dettaglio Temple Of Guilt. Il disco inizia con i quasi 9 minuti della title track che, introdotta da un morbido arpeggio di chitarra acustica, ben presto si allinea placidamente alle bands succitate, prediligendo suoni cari ai Katatonia, con ritmiche ancorate a mansueti mid-tempos e le chitarre a sciorinare riff triti e ritriti. Col ripetersi degli ascolti si delineano sempre più nitide le fonti d’ispirazione dalle quali il caro Jacobo ha attinto (alle volte senza nemmeno troppa remore) che vedono anche i fondamentali Anathema e My Dying Bride assieme alla miriade di gothic bands per le quali eviterei inutili parole aggiuntive. I brani sono tutti decisamente lunghi (su una media di 10 minuti abbondanti) ma la buona perizia tecnica, specialmente per quanto riguarda il drumming, riesce a renderli facilmente assimilabili, come nel caso di Swallow: Pride che nella sua kilometrica estensione spazia da parti relativamente lente, ma mai opprimenti, a zone robuste dai connotati simil death metal, grazie anche ad un riffing schiacciasassi che, mio malgrado, dura relativamente poco. Failure, nonostante un altro inizio in mid-tempos, si rivela uno dei brani più pesanti del disco ed anche quello che gode delle melodie più valide, con un cantato che sconfina rovinosamente nel depressive. Con Bleeding Sun, terminale del disco, il buon Jacobo -come si suol dire- spara tutte le cartucce, sfornando il brano più lento e pesante nel quale, per l’occasione, egli abbassa l’accordatura vocale in un growling molto profondo e dall’impatto molto efficace. La traccia, alla lunga, strappa però qualche sbadiglio, esasperata anche dall’immensa durata (15’ e 40”), all’interno della quale è possibile godere di diversi umori e di parecchi cambi stilistici, senza potersi però liberare da un risultato finale piuttosto modesto e stancante.
Tirando le conclusioni ed ammettendo una sufficienza poco più che stiracchiata, bisogna tenere conto che i Majestic Downfall sono, di fatto, una realtà al debutto -avendo fin d’ora pubblicato solo un demo ed uno split con i nostrani Ansia- e per di più residente in Messico, paese poco avvezzo al doom-metal; fatte queste considerazioni penso dunque che un 63 possa apparire più che adeguato. Solo il tempo dirà se e quanto ho sbagliato! Ed in quale direzione, naturalmente…
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3
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E comunque, per completare il discorso, ci abbiamo pensato parecchio al voto: ad una prima analisi si era proprio sul tuo range, Dan, ma poi nel continuum si è deciso di scendere di qualche punto. ma siamo li, insomma... |
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2
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... se parlavo della grafica il voto scendeva ancora! ehehe |
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1
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Recensione ineccepibile Furio. Quanto al disco io avrei puntato su un 68-70, ma comunque sono decisamente d'accordo con la tua analisi; ottima cura e arrangiamenti ma novità zero. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Temple of guilt 2. Unexpected 3. Swallow: Pride 4. Failure 5. Bleeding Sun
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Line Up
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Jacobo Córdova – all instruments
Session: Porncho - drums Pastas - keyboards and mix Migueliro - guitar solos
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RECENSIONI |
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