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Every Time I Die - New Junk Aesthetic
( 3869 letture )
Oltre l'hardcore, senza per questo tradirne l'essenza.

Da Buffalo, New York, ecco tornare quegli scalmanati degli Every Time I Die. Una band, lo dico da subito, che dovrebbe ascoltare chiunque abbia intenzione di prendersi una pausa dai canoni soliti dell'hardcore. Il gruppo di cui si parla ha una storia relativamente recente. Usciti col primo lavoro nel 2001, i cinque tornano ora col quinto album, e lo fanno in maniera deflagrante.

New Junk Aesthetic continua ed amplifica il messaggio di cui era portatore il precedente The Big Dirty, possibilmente indurendo ancora di più la proposta. Per chi non li conoscesse, gli Every Time I Die sono la risposta, e, per come la vedo, tra le band di peso l'unica continuazione vera dei seminali Refused. Questi ultimi avevano brillantemente introdotto nell'hardcore/punk elementi sludge e rock, in tal modo riuscendo a coniugare l'intransigenza alla varietà, l'impeto al raziocinio. Quel che realizza la band di Buffalo è l'ideale proseguimento di ciò, e scusate se è poco. Produrre musica in questi termini è cosa assai rischiosa, e se non ci si mette con impegno e talento, si rischia di "farla fuori dal vaso". Con sonorità di questo tipo si va avanti da circa venti anni, per cui se la proposta non viene contrassegnata da quel qualcosa in più, le possibilità di finire nel dimenticatoio già agli esordi sono davvero molte. Grazie al cielo non è questo il caso, e la band americana ripaga ancora una volta il proprio pubblico del successo fino ad ora avuto, in gran parte negli Stati Uniti.

Si diceva di quanto fosse impervio il confine tra lo scontato e l'originale, musicalmente parlando, ebbene è proprio in questo campo di azione che i cinque si muovono meglio. Si comincia con Roman Holiday, e da subito viene il sospetto che gli Every Time I Die abbiano optato per una scelta maggiormente devota al groove, all'incedere marziale. Non è così, e la band spiazza già alla seconda traccia. The Marvelous Slut è una bordata hardcore/punk, in pieno climax Refused, schizofrenica, pronta a trasformarsi in adrenalina e quindi a circolare assieme al sangue nel corpo dell'ascoltatore. Who Invited The Russian Soldier punta più sul mid tempo, anche se il sound è possibilmente ancora più indurito. Quando ormai si pensa che la band di Buffalo abbia intrapreso la strada dell'hardcore "tout court", eccoti la sorpresa. Wanderlust cambia la prospettiva attraverso cui scrutare questo disco. La quarta traccia si apre, infatti, con un riff sludge, la voce si fa più pulita, gli accordi più grassi e l'ascolto particolarmente orecchiabile. Non siamo nemmeno a metà album e questo New Junk Aesthetic già dimostra ampiamente quanto siano ampi i propri contenuti. For The Record torna sul mid tempo, ma lo fa in maniera più rocciosa, con dovizia di tecnica soprattutto nei numerosi break. La band con le tracce a seguire non fa altro che confermare con quanta naturalezza riesca a gestire il proprio modo di fare musica, alternando sempre bordate hardcore a giri più raffinati, screams isterici a lievi richiami melodici. Tutto questo però avviene con quel tocco di originalità che fa la differenza, quel quid che detto in parole povere, ti fa ricordare di loro e di quel che esprimono.

Ripetendomi, per quanto mi riguarda gli Every Time I Die sono i degni prosecutori di quanto abbiano fatto gli svedesi Refused, che col loro canto del cigno nel 1998, l'indimenticato The Shape Of Punk To Come, abbandonarono la scena. E' probabile che rispetto al capolavoro di quest'utimi, New Junk Aesthetic sia ancora qualche gradino sotto, ma è altrettanto possibile che di questo passo il gruppo di Buffalo possa eguagliare la grande band svedese, e segnalarsi quindi come nuovo punto di riferimento. Tutto questo perché gli Every Time I Die hanno dimostrato ancora una volta di essere una band dal sound policentrico in partenza, che poi prende più direzioni. Un sound che a volte fa perdere le coordinate di partenza e di arrivo, ma che per questo fa concentrare maggiormente sul cammino… e che cammino.



VOTO RECENSORE
80
VOTO LETTORI
34.05 su 20 voti [ VOTA]
jappy
Venerdì 2 Ottobre 2009, 12.48.24
2
Pregio: L'album Difetto: durata, le canzoni mi piacciono talmente che al termine dell'album non mi sento sazio eheheh
Taaut
Giovedì 1 Ottobre 2009, 17.11.17
1
Grande band, grandissimo album, e condivido perfettamente il voto del recensore.
INFORMAZIONI
2009
Epitaph Records/Self
Hardcore
Tracklist
01. Roman Holiday
02. The Marvelous Slut (feat. Greg Puciato)
03. Who Invited The Russian Soldier?
04. Wanderlust
05. For The Record
06. White Smoke
07. Turtles All The Way Down
08. Organ Grinder
09. Host Disorder
10. After One Quarter Of A Revolution
11. The Sweet Life (feat. Matt Caughthran)
Line Up
Keith Buckley – lead vocals
Jordan Buckley – guitars
Andy Williams – guitars
Josh Newton – bass
Ryan Leger – drums, percussion
 
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