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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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( 4536 letture )
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Cercare di essere ciò che non si è, oltre a rappresentare l’incarnazione del concetto di ipocrisia, è un atto grottesco ed indegno. Dico ciò perché da un lato conosco (e rammento) bene la falsità di certi atteggiamenti, l’inconcepibile desiderio di taluni nel mostrarsi per ciò che non si può essere o divenire ed ancora lo squallido impaccio nel momento dell’intervenuta verità, dall’altro sono stufo di trovarmi tra le mani prodotti che prendono la via della Slow Blackness grazie all’incomprensibile etichettatura che fanno le case discografiche e/o le band firmatarie. E -guarda caso- mi capita sempre quando di mezzo c’è quello stramaledetto aggettivo: gothic. Gothic metal, gothic doom, gothic rock, gothic qua… gothic la… Sempre lui. Sempre il gothic!!!
Con gli Elis ci risiamo, per l’n-esima volta! Una copertina zeppa di simbologia spiccia, un titolo spirituale/evocativo, una conturbante vocalist nella line-up ed il gothic è presto fatto: peccato che in Chatartis (e soprattutto nelle sue note) di quelle insopportabili ed abusate 6 lettere non ci sia proprio nulla o quasi. L’album si dipana infatti in un metal dalle fortissime tinte power, tale anche nell’approccio tecnico-esecutivo, assimilato dalla vicina tradizione germanica (i nostri sono di Vaduz) e concentrato sull’implementazione di linee primarie tanto melodiche da divenire difficilmente catalogabili in un unico vocabolo, qualunque esso sia. Non spettatevi dunque un disco strettamente power, heavy-metal, epic, né tantomeno di gothic. Che poi agli Elis questo “cappello” di formazione dedita a sonorità post-dark è sempre stato affibbiato con crescente convinzione (ma solo con parziale ragione) tanto da spingere i nostri nel bill dei festival a tema più importanti, tra i quali -ad esempio- il Wave Gotik Treffen ed il M’Era Luna di quest’anno. In realtà, preso atto di una certa confusione in materia e con la totale certezza che certi fattacci tragici (di cui farò solo rapida nota) abbiano contribuito a consolidare l’immagine noire, va fatto notare che Catharsis è privo della maggior parte delle peculiarità che rendono un prodotto realmente associabile al gothic di stampo metallico. Innanzitutto la dinamicità nel songwriting è tale da evitare il consueto (e cercato) effetto “tedio”, la velocità media è poi troppo spedita e la base ritmica a tratti esageratamente energica, aspetto che evidenzia un certo piacere nello sconfinare anche verso il death melodico più kitsch (Twinkling Shadow, Morning Star). In seconda battuta è facile censire una rinuncia bella e buona nell’uso delle tastiere quale strumento fulcro dei leitmotiv: le keyboards sono infatti relegate a perno tra il corpo chitarra/basso/batteria e la solista, con risicati compiti armonici e pochissimi interventi orizzontali degni di reale interesse. La verità, anche se ciò potrebbe sembrarvi un controsenso, è che l’uso discreto delle programmazioni è una carta vincente che ho visto calare da tantissime band, non ultimi gli esaminandi Elis che si dimostrano dunque saggi nel non esasperare, tanto per farlo, un contributo importante ma potenzialmente decontestualizzato nell’amalgama non originale, tuttavia genuino, fornito dalla propria arte; reputo la scelta centrata, soddisfacente e foriera di qualche punticino a medicazione di una sintesi altrimenti esageratamente ingenerosa. Discorso inverso per l’atteggiamento chitarristico, che non condivido, ereditato anacronisticamente da una tradizione “polverosa” che innalza un muro impenetrabile tra le partiture della 6 corde d’accompagno e quelle della solista: gli interventi in single-notes degli axemen Streit e Gruber sono molto frequenti e spesso intrecciati al solo vocalism in una forma fugata che privilegia ora lo strumento ora l’ugola; d’altro canto il ringhio della ritmica resta costantemente ancorato ad un riffing minimale, povero d’idee ma ben nutrito dalla distorsione, dai volumi imposti dall’ingegneria, nonché sostenuto da un drumming che si eleva spesso a vero strumento cardine. Anche dal punto di vista strettamente sentimentale le arie degli Elis di questo Catharsis sono poco criptiche ed oppressive, per nulla malinconiche e solo vagamente romantiche (Rainbow); per contro ritroviamo strofe e ritornelli pregni di una certa solennità orientaleggiante che tuttavia poco quagliano con le vesti che stampa (non) qualificata, fan, e Napalm Records intenderebbero fargli indossare. Tra l’altro l’accasarsi degli Elis all’interno delle calde braccia della nota label austriaca, specializzata in tutto ciò che proviene dal substrato epic del middle european heavy metal, non fa che avvalorare la mia tesi iniziale (dimostrazione finale?). Nemmeno gli sporadici pizzichi di decadenza in Das Kleine Ungeheuer possono contribuire fattivamente alla causa che dunque dichiarerei persa in partenza.
Qualcuno, infastidito dalla disamina, obietterà: 1 - che molte tracce sono decorate dal vigoroso respiro del bassista Saxer, impegnato a contrastare con interventi piuttosto discutibili del suo growling baritonale e supereffettato lo squillante cinguettio dell’esordiente (in studio) Sandra Schleret in un iper-consueto scambio beauty & beast; 2 - che le tematiche approfondite dalle lyrics si indirizzano allo sconsolato grigiore di una vita tempestata di sventura (alla quale la band ha certamente partecipato con la tragica scomparsa della storica vocalist Sabine Dünser). Vero, ma sono tutte condizioni al contorno che non fanno altro che mostrare una band eclettica nelle tante influenze che i membri del combo riversano nelle nuove 11 tracce; tornando poi sul forzatissimo duetto vocale, fossi in loro, lascerei il testimone alla sola e virtuosa Schleret: il resto è noia e banalità.
Il disco insomma non mi ha certamente soddisfatto, ma nemmeno annoiato e/o sconfortato nonostante debba registrare una fantasia compositiva ai limiti della sufficienza che esibisce melodie trite, ritrite e sentite migliaia di volte: i brani, esclusa la subito positiva Twinkling Shadow, scorrono senza colpo ferire fino alla coppia I Come Undone, il cui inaspettato basso flangerato -immediatamente smarrito- non è altro che un misero specchietto per le allodole per il gothster sin qui giunto, e (soprattutto) Firefly, traccia dalla carica inaspettata e migliore item del lotto; il proseguo è costruito su autocitazionismi la cui efficacia, massima in Das Kleine Ungeheuer, si spegne con il passare del tempo fino ad esaurirsi nella melensa e stucchevole Rainbow. Altro episodio ostico la “tedesca” Des Lebens Traum – Des Traumes Leben completamente spoglia di ogni qualsivoglia attrattiva, a prescindere dal genere di musica prediletto.
Riassumendo e completando il giudizio su Catharsis: poco (niente) pathos, sufficiente dignità metallica, uno stile ridondante e lontanissimo dalle aspettative di un vero gothic-fan, una buona produzione ed un’altrettanto valida capacità realizzativa dei membri, Nascher su tutti. Una buona colonna sonora per fare qualche evoluzione di air-guitarism ed un paio di “mosse” alla Hansi Kursch. Nulla di più. La bocciatura è presto fatta… … come il gothic, naturalmente.
p.s.: e non è un caso che nell’etichetta abbia genericamente lasciato “heavy”, sia chiaro.
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5
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caro Lontano, non sai quanto t'invidio! soprattutto per elis e leaves'eys, visto che gli ultimi sirenia sono l'ombra di loro stessi e gli stream of passion dopo un discone hanno fatto un dischetto (per me almeno)! se può consolarti ho letto di problemi tecnici dovuti al sound durante ran parte del tour, e per tutti i gruppi (dannazione!); inoltre reflections of darkness riporta la notizia di un'influenza per due cantanti, credo liv kristine e marcela bovio. se t'interessa sul sito sopra nominato (non mi è possibile postare link) trovi un report di due date del tour, scartabellando indietro tra gli aggiornamenti del sito trovi un'intervista alla "vecchia" liv kristine. |
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4
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Il concerto era viziato da una pessima acustica (piccola sala + primi a suonare), ma l'impressione è che i due chitarristi ed il bassista siano molto dotati tecnicamente, forse anche l'età aiuta (così ad occhio darei loro 30/35 anni), ma certamente danno l'impressione di saperci fare, eccome. Sulla batteria non saprei proprio dire, il suono era viziato da un volume troppo alto delle percussioni, che davano quasi fastidio, praticamente coprendo la voce di Sandra. Proprio quest'ultima mi ha colpito particolarmente: grande estensione vocale ed ottima presenza scenica; non è bellissima, ma sa tenere il palco come si deve. Più tardi nella serata s'è pure concessa un duetto con Alexander Krull degli Atrocity cantando "Sun always Shines on TV" e "Shout" insieme a loro. Insomma, il live me lo sono goduto appieno, dall'inizio alla fine. PS: compreso pure un autografo di Morten dei Sirenia ed una birra insieme a Johan dei Stream of Passion  |
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3
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Ciao Lontano. testimonianza preziosa: l'impressione che mi sono fatto è che con gli strumenti ci sappiano fare. Tu che li hai visti onstage che dici? |
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2
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Non ho ancora avuto modo di sentire l'album, ma proprio lunedì sera li ho visti in concerto (insieme a Stream of Passion, Atrocity, Sirenia e Leaves' Eyes) e francamente di "gothic" hanno molto poco, forse le tematiche e la line-up (la ragazza caruccia ed i bruti che suonano), ma null'altro. Credo ci sia molta confusione e un po' di abuso del termine gothic. Elis non lo sono, sono semplicemente un gruppo di heavy metal con una cantante, tutto qui. Io darei loro in 65 sulla fiducia, ora cercherò di ascoltare l'album, eventualmente acquistarlo se ne vale la pena e mettere un voto successivamente |
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1
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mah, devo ancora sentirlo questo loro nuovo cd. non posso dire che siano il mio gruppo preferito ma il secondo Dark Clouds... ce l'ho e mi piace parecchio. sono d'accordo sul fatto che non facciano gothic metal "puro", stile gathering, anathema o theatre of tragedy che vuoi. E' che la napalm è stata ed è tuttora una label che punta molto sul genere, oltre al folk, su cui ultimamente si concentra parecchio. c'è anche da dire che due membri degli Elis (nochè tre ex membri, considerando anche la cantante morta) facevano parte degli Erben der Schöpfung, band electro-metal concittadina... nemmeno la Schleret è un'esordiente: cantava nei Dreams of Sanity, canta tuttora nei Siegfried (nuovo album proprio su napalm!) e su non so che altro progetto. comunque, apprezzo il loro approccio chitarristico almeno un po'diverso da altri e mi fa piacere sia stato notato in questa recensione! |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Core Of Live 2. Twinkling Shadow 3. Warrior's Tale 4. Des Lebens Traum – Des Traumes Leben 5. I Come Undone 6. Firefly 7. Morning Star 8. Das Kleine Ungeheuer 9. Mother's Fire 10. Rainbow 11. The Dark Bridge
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Line Up
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Sandra Schleret – Vocals Pete Streit – Guitars Christian Gruber – Guitars Tom Saxer – Bass, additional vocals Max Nascher – Drums
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