|
27/04/25
THE LUMINEERS
UNIPOL FORUM, VIA GIUSEPPE DI VITTORIO 6 - ASSAGO (MI)
|
|
Black Widow - Black Widow
|
( 6708 letture )
|
I Black Widow sono considerati dalla maggior parte della critica come i padrini della nascita del Doom più o meno assieme ai Black Sabbath, (sull’argomento ci sarebbe molto da aggiungere, ma non è una recensione la sede adatta), ma nonostante ciò, personalmente considero Black Widow un album quasi esclusivamente prog, dato che le atmosfere e la teatralità estrema dei tempi del precedente Sacrifice erano state in larghissima parte abbandonate. In questa ottica va detto che in origine i Black Widow erano, al contrario dei Black Sabbath, sinceramente attratti dalle tematiche occulte e della magia nera, e studiarono la materia approfondendola nella sua ritualità che poi portarono massicciamente sul palco nel periodo relativo al primo album, con corredo di una ragazza-demone, (Astaroth), seminuda. Anche la presunta rivalità con Ozzy e gli altri fu più un fatto mediatico ingigantito da una corsa folle (e goliardica) tra i pulmini delle due band in occasione di un festival poi conclusasi con un piccolo scontro ed una finta rissa ad uso e consumo dei media. In ogni caso se un gruppo doom esisteva, era quello dei Black Widow.
Dopo l’uscita di Sacrifice però la band venne sottoposta ad una pressione mediatica incredibile volta a tutelare le menti deboli dei giovani inglesi, (ma non solo, visto il tour italiano di supporto agli Yes durante il quale riscossero più successo degli headliner), che produsse una netta frattura nella band. Da un lato il duo Kip Trevor/Jim Gannon, le menti lirico/musical/teatrali del gruppo, dall’altro il resto dei musicisti spalleggiati ed istigati dal management ad ammorbidire musica, testi e soprattutto spettacoli live. Il tutto portò ad un secondo album di compromesso, bello inteso come album prog, ma lontano dal nero pathos di quello d’esordio anche a causa di un riassetto della line-up.
In Black Widow vengono fuori in maniera più chiara gli elementi costituenti della musica della band di Leicester, ossia elementi Jazz, classici, ed ovviamente marcatamente prog. Aperto da Tears and Wine, un buon brano sorretto dal flauto e dal sax di Clive Jones, l’album prosegue con The Gipsy, anche questo accettabile, ma privo della oscura verve cui eravamo abituati in precedenza, sensazione ulteriormente ingigantita da Bridge Passage , un breve brano piuttosto piatto. Il colpo di coda giunge però quasi in chiusura della prima facciata con When My Mind Was Young, un pezzo prog con la “P” maiuscola, musicisti in palla ed atmosfere ispirate. Peccato che la chiusura vera e propria dalla facciata “A” del disco sia affidato ancora ad un brano insipido come The Journey. La qualità complessiva della facciata “B” è per fortuna superiore, con Poser che presenta un solo di flauto da brividi e più ancora con la storia della prostituta Mary Clark nel pezzo omonimo, forse uno dei più riusciti della storia della band. Più HR la seguente Waiting Until Tomorrow e spiccatamente prog il prologo al finale di An Afterthought. Finale affidato ad un brano come Legend of Creation che cerca un equilibrio difficile –e riuscito- tra certe architetture prog ed una leggerezza visionaria che lo ammanta.
Dopo questo (solamente buon) disco i Black Widow si prepararono ad immettere sul mercato un live che avrebbe dovuto restituire in pieno le loro atmosfere più oscure unitamente ad una dose di potenza che gli studi dell’epoca non erano in grado di catturare, ma sfortunatamente registrarono il tutto –compreso un filmato di un concerto- in quel di Montreaux , ma il tutto andò a fuoco nel famoso incendio descritto dai Deep Purple in Smoke on the Water. Quell’album non fu mai pubblicato ed il terzo fu invece un pastrocchio da studio con la band ormai senza una direzione e senza Gannon. Un vero peccato, perché la demoniaca teatralità dei Black Widow degli esordi sarebbe solo raramente avvicinata dai gruppi che sarebbero venuti in seguito ed omaggiata ripetutamente da Mercyful Fate e Death SS tra gli altri.
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
8
|
I Black Widow nell\'arco delle loro (poche) uscite discografiche sono andati progressivamente calando, pur rimanendo su livelli più che discreti. Questo è probabilmente il miglior lavoro dopo \"Sacrifice\", che risulta tuttavia superiore. Purtroppo, al di là dell\'abbandono delle tematiche occulte nei testi, sono cambiate proprio le atmosferse, qui divenute più classicamente prog.
Si tratta comunque di un buon lavoro, con alcuni ottimi brani come \"Tears and Wine\", \"Mary Clark\" e \"Legend of Creation\". |
|
|
|
|
|
|
7
|
gran bel disco,ma inferiore a sacrifice. |
|
|
|
|
|
|
6
|
Mary Clark è un CAPOLAVORO! |
|
|
|
|
|
|
5
|
Ottimo album secondo solo a Sacrifice |
|
|
|
|
|
|
4
|
Questo disco purtrippo non ce l'ho, però ho un live uscito nel 2008 con allegato DVD di un loro concerto dove si può vedere tutta la loro teatralità (compresa la ragazza di cui nella recensione). Semplicemente favolosi. Concordo con Raven sul fatto che avrebbero potuto fare molto di più. |
|
|
|
|
|
|
3
|
A posteriori un gruppo che avrebbe potuto fare molto, ma molto di più. |
|
|
|
|
|
|
2
|
Concordo pienamente con il recensore anche sull'entità del voto. |
|
|
|
|
|
|
1
|
recensione ottima anche se questo disco come dici tu è il frutto di mediazioni e compromessi. Sacrifice per me è uno dei dischi più belli del periodo. DOOM))) |
|
|
|
|
|
INFORMAZIONI |
 |
 |
|
|
|
Tracklist
|
Tears and wine The gypsy Bridge passage When my mind was young The journey Poser Mary Clark Wait until tomorrow An afterthought Legend of creation
|
|
Line Up
|
Jim Gannon - Lead guitar, acoustic guitar, 12 string guitar and vocal harmonies Zoot Taylor - Organ, piano Kip Trevor - Vocalist, tabourine, maracas and vocal harmonies Clive Jones - Flute and sax Jeff Griffith - Bass guitar and vocals Romeo Challenger - Drums, Bongos and Congas
|
|
|
|
RECENSIONI |
 |
|
|
|
|
|