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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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Mekong Delta - Wanderer on the Edge of Time
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( 4380 letture )
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Accostare generi quali il thrash e il progressive può sembrare azzardato a chi riconosce il primo come filone minimale e furioso ed il secondo come virtuoso e fortemente melodico; eppure nell'immenso calderone dell'hard'n'heavy c'è anche chi prova a mescolare la pregiata dimensione tecnica dei progster alla velocità d'esecuzione dei thrashers, e tra questi sperimentatori ci sono certamente i Mekong Delta, tedeschi di Velbert attivi dal 1985 e giunti con Wanderer on the Edge of Time al nono studio album di una carriera ricca e soddisfacente. L'ultimo Lurking Fear (2007) era stato atteso per dieci anni, ma stavolta i Nostri fanno passare appena tre stagioni prima di tornare sul mercato con la loro ambiziosa proposta progressiva.
Va immediatamente chiarito, però, che nel platter che andiamo ad esaminare, le sfumature thrash metal rivestono un ruolo abbastanza marginale che arricchisce un suono progressive già definito e non lo personalizzano in maniera dominante, così come potrebbe lasciar supporre la classificazione di 'progressive thrash' a chi non conosce approfonditamente la band mitteleuropea. L'ultima fatica dei Nostri è un mosaico di pezzi intersecati in maniera omogenea e scorrevole: un'intro ed un breve pezzo strumentale aprono la strada alla lenta e solenne A Certain Fool (Le Fou)/Movement 1, che fatica a lievitare; serve passare a Interlude 1-Group per passare finalmente a ritmiche più accelerate e ad un riffing più duro, completato da una sezione ritmica aggressiva, e a intricati passaggi strumentali che iniziano a gettare sale sulla portata del full length; tuttavia le composizioni sono troppo molli nell'approccio vocale di Martin LeMar, poco dinamiche e accattivanti. I pezzi sono ricchi di intricati parti strumentali non sempre velocissime, fattore che potrebbe deludere chi si aspetta il prevalere dell'elemento 'thrash' nel sound della band; non sono canzoni semplici da comprendere e assimilare, in quanto parecchio elaborate e distanti dalla classica struttura fatta di strofe e ritornelli. Il drumwork emerge in modo particolare nella parte finale dell'opera, soprattutto nei deliziosi pezzi esclusivamente strumentali, la vera chicca del disco: splendidi passaggi melodici si incrociano a riff e bordate in un tecnicismo notevole che va a costituire un'orchestra compatta che esplode potenza e sinfonia. Le vocals restano probabilmente il punto debole del lavoro, e non me ne voglia mister LeMar, che non a caso è il quinto singer della band dalle origini ad oggi (è arrivato nel 2008 ed è al primo studio album), segno di una difficoltà latente a trovare una voce capace di sposare in maniera perfetta un filone sonoro tanto difficile, sia da suonare che da ascoltare.
Siamo di fronte ad una tracklist fatta di mini-opere di caratura strumentale notevole, talvolta spruzzate di qualche sfumatura orientaleggiante e talvolta improntate verso una maggior esplosione di potenza, molto più spesso concentrate in cristalline e folgoranti digressioni chitarristiche per palati fini. Manca però il quid decisivo, il riff o il pezzo capace di stamparsi in testa, la calamita che costringe l'ascoltatore a riaccendere lo stereo. In definitiva, un capitolo da ascoltare parecchie volte prima di poterlo giudicare adeguatamente.
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19
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Disco bellissimo come al solito di non facile assimilazione. Decisamente superiore al precedente, dal quale prende le distanze anche in sede di produzione.Come sempre un’opera che richiede grand attenzione per essere apprezzata, nelle sue complesse architetture sonore, che rivelano man mano sfumature inaspettate. |
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18
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@Aceshigh concordo, il disco migliore dei Mekong Delta dal loro ritorno sulle scene. Avrebbero dovuto assegnare la recensione probabilmente ad uno più prettamente appassionato di progressive metal in senso lato, anziché ad un thrasher. Forse il giudizio sarebbe stato differente. |
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17
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Riascoltato stamattina, per me un grandissimo album, superiore sia al precedente che al successivo. Ad altissimi livelli dall’inizio alla fine, l’apice si raggiunge però nella parte centrale: da The Apocalypt fino ad Affection non so quante volte mi sono tirato giù il cappello. Voto 85 |
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16
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Album fantastico...non pensavo mi sarebbe piaciuto così tanto, pezzi che si ricordano e un LeMar che esagera. Belli bello bello. |
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15
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Con fatica e agonia un album praticamente irrecuperabile ( ho faticato non poco per trovarlo), ma mai ho speso meglio 15 in un CD. Disco fenomenale ... conosco la biografia di un gruppo avvolto nel mistero , ma questo è il primo album fisico che ho nelle mie mani ed qualcosa di trascendentale, le sensazioni che trasmette le ho percepite solo in alcuni album dei Voivod (non a caso la AARRRG record ha distribuito l'album in questione). Non ho parlato del disco perchè una volta ascoltato si rimane ammutoliti da tanta bellezza e ricercatezza compositiva, molti storcerenno il naso altri godranno in silenzio |
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14
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Disco che punta decisamente meno sull'impatto se paragonato all'ottimo "Lurking fear" del 2007. La forza di "Wanderer..." sta proprio nelle parti progressive, sia quelle più soft che in quelle propriamente progressive-thrash, nonche nell'intera struttura dell'album. Concordo con chi lo reputa uno dei migliori album dell'anno (non che li abbia ascoltati tutti, ma mi sono dato da fare per quanto ho potuto!). |
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13
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Disco eccellente. Peccato che in vari punti ricordi i Savatage (la voce di Lemar assomiglia molto a quella di Stevens). Per il resto ottimo, grandi perle, grandi emozioni. Uno dei dischi dell'anno. |
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12
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Qualche precisazione. Thrash Metal è solo uno stile con determinate caratteristiche che riguardano i riffs, la velocità e l'impatto (nonché alcune tematiche); dunque il concetto di semplicità e minimalità, applicato al thrash, non solo è falso, ma denota anche ignoranza. Il (vero) Progressive Metal è nato proprio da band (oltre che dai Rush) thrash (e power USA) che sperimentavano sulla forma canzone e/o si rifacevano ai classici dei '70 e/o si focalizzavano su una sempre maggiore complessità tecnica. I Mekong Delta sono una band assolutamente progressive su base thrash. Questo disco, poi, è una lunga composizione omogenea divisa in parti, basata sulla forma classica del rondò, ovvero di temi e motivi che continuamente ritornano e si ripresentano all'ascoltatore: è il girare su se stesso del tempo. L'opera è abbastanza complessa (comunque, le varie-parti canzoni hanno eccome strofe/ritornelli) non tanto per le singole parti, quanto per l'insieme dove è esso che conta, essendo le singole parti prive di un valore unico poiché, avulse dal contesto, perdono la loro efficacia. Necessita di molti e attenti ascolti, nonché della prova del tempo. All'inizio io stesso ero dell'idea che mancasse un quid, proprio perché ci vuole del tempo per digerire e memorizzare l'opera. Non so ancora se si possa parlare di capolavoro, forse manca proprio qualcosa in tal senso certamente trattasi di gran bel disco. Personalmente, trovo la voce di LeMar molto consona alla musica proposta. |
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11
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Solito commento da frustrato. L'assenza di argomentazione ne esprime in toto l'incapacità di recepire un giudizio diverso. |
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10
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altra recensione da incompetente. Il voto lettore sta già esprimendo il suo giudizio forbito... |
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9
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IL CD non e' male,sicuramente questi MD sono piu' accessibili rispetto ai primi lavori che avevano anche una produzione non all'altezza della musica proposta.Secondo me le mini opere alle quali si riferisce il buon Rino aumentano l'interesse dell'ascolto e tutto sommato la rece e' centrata. |
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8
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secondo me e un bel disco o gia sentito qualche pezzo , poi non bisogna ad dare retta sempre le reensioni sono propio loro che distruggono i gruppi. |
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7
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Sentito qualcosa, ordinato subito. Spero di non aver fatto male! |
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6
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Lo considero uno dei migliori dischi dell'anno in assoluto. Iper consigliato! |
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5
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dice bene filippo: come detto nella rece, è più prog che thrash... non piacerà x forza a chi ascolta thrash.. è più consigliato agli amanti del prog |
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4
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Guarda, penso che il "genere" emerga dalla recensione, e che siano espressi i motivi per cui è più progressive che thrash, pur restando progressive E thrash. Sui Watchtower non ti saprei dire, non l'ho ancora ascoltato questo  |
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3
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In fin dei conti penso possa soddisfare abbastanza sia chi ascolta Prog che chi ascolta Thrash...Come dire, una sorta di Thrash Progressivo...Sai che per certi versi mi ricorda tanto i Watchtower...Pippe mentali mie, o realtà??? |
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2
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Osservazione corretta, Nightblast. Diciamo che le etichette spesso sono limitative, ma in realtà servono ad orientare verso un certo tipo di ascoltatore: questo disco, detto in altre parole, è più indirizzato a chi ascolta prog o a chi ascolta thrash? |
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1
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Bel disco, secondo me superiore a Lurking Fear...Però io non lo chiamerei Progressive...Penso sia più corretto inquadrarlo sempre nel Techno Thrash, anche se anche questa definizione non rende proprio al massimo... |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Intro - Concert Guitar 2. Ouverture 3. A Certain Fool (Le Fou)/Movement 1 4. Interlude 1 – Group 5. The 5th Element (Le Bateleur)/Movement 2 6. Interlude 2 – Group 7. The Apocalypt - World in Shards (La Maison Dieu)/Movement 3 8. Interlude 3 - Concert Guitar 9. King with Broken Crown (Le Diable)/Movement 4 10. Intermezzo (Instrumental)/Movement 5 11. Interlude 4 – Group 12. Affection (L'Amoureux)/Movement 6 13. Interlude 5 – Group 14. Mistaken Truth (Le Hérétique)/Movement 7 15. Finale
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Line Up
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Martin Lemar (Voce) Benedikt Zimniak (Chitarra) Erik Adam H (Chitarra) Ralph Hubert (Basso) Alex Landenburg (Batteria)
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RECENSIONI |
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