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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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The Sullen Route - Madness Of My Own Design
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( 2433 letture )
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Se iniziassi dicendovi che la cosa più interessante dei The Sullen Route è la biondissima bassista, quanti di voi continuerebbero a leggere queste righe e quanti altri andrebbero sulla rete in cerca di foto? Nonostante la femminea beltà di Alena, la band russa tenta di farsi apprezzare anche per le proprie doti sonore, le quali rientrano ampiamente entro gli schemi classici del melodic death/doom di scuola Draconian e soprattutto Mourning Beloveth.
E' bene chiarire immediatamente che questo è il debutto assoluto della band - avvenuto dopo appena due anni dalla loro nascita - progettato senza aver fatto nessuna gavetta e senza aver dovuto buttare il meritato sangue nella scena underground: è così che ci troviamo tra le mani un disco dal dubbio valore. La musica proposta su questo Madness Of My Own Design, come dicevamo in apertura, è un doom/death abbastanza melodico ma purtroppo decisamente arido di idee, statico e monotono. La musica scorre via senza che l'ascoltatore possa avere il ben che minimo sbalzo umorale, senza trasmettere emozioni vere e dilungandosi in lunghe tediose composizioni che si fatica ad ascoltare fino in fondo. I fan più sfegatati delle succitate bands forse potranno trovare interessanti alcuni passaggi dei The Sullen Route, ma è chiaro che siamo al cospetto di una band ancora troppo giovane ed inesperta.
Ad aggravare la situazione il livello tecnico dei musicisti risulta medio/basso; in particolar modo l’esecuzione delle sei corde, ma anche per quanto riguarda certi passaggi di batteria che avrei sicuramente rivisto, e le parti vocali che non mi hanno affatto convinto. Il tutto è sottolineato da una produzione molto sporca e piatta, che spicca immediatamente per il pessimo suono delle chitarre acustiche, poco nitide ed impastate, per dei poco vigorosi suoni della batteria, e per un basso che scompare tra le note delle chitarre senza mai riemergere. Anche il growling di Djaspam non gode di alcuna profondità, situazione che si ripropone nelle parti pulite, le quali risultano praticamente giustapposte sulle canzoni senza amalgamarsi e compromettendo irreversibilmente l'atmosfera dei brani. Glissare sul track by track mi pare quanto mai opportuno, ma posso descrivere l'ascolto di questo album paragonandolo ad un grafico in cui, dopo l'iniziale impennata d'umore dei primi due brani - spudoratamente Mourning Beloveth-oriented - inizia una lenta discesa che con la sesta traccia raggiunge inesorabilmente il suo punto più basso. L'andamento del grafico - dopo lo scivolone all’altezza della title track - precipita in picchiata libera con la successiva No Memories, No Matter, irrispettosa oltre che delle mie orecchie anche del metronomo, sancendo definitivamente la bocciatura di questo lavoro ancora troppo acerbo per raggiungere il grande pubblico.
Mi meraviglio di come l'attenta Solitude Prod. abbia potuto produrre un lavoro che, paragonato alle attuali produzioni del genere, non raggiunge che la mediocrità e che trovo qualitativamente inferiore addirittura a molti demos in circolazione. Sfortunatamente per loro il giudizio è decisamente negativo: mi auguro che si mettano a lavorare sodo prima di tornare in studio per un nuovo album. Io nel frattempo vado a cercare in rete qualche foto della bassista, forse è meglio!
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1 - Dagon 2 - Gates 3 - I Come With The Rain 4 - My Autumn Call 5 - Sullen Route 6 - Madness Of My Own Design 7 - No Memories, No Matter 8 - One Way For Burning
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Line Up
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Djaspam (guitar, vocals) Sergey (guitar) Alena (bass) Aleksey (drums)
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RECENSIONI |
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